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Ferrara e la Bignardi

Chi segue questo blog sa quanto io diffidi della crociata di Ferrara contro l’aborto.
Devo però dire che nel confronto di Venerdì scorso con Daria Bignardi, a me pare che ne sia uscito assolutamente vincitore.

La Bignardi è brava, è brillante ed intelligente, ma tende ad essere un po’ banale e piaciona.
Il confronto con Ferrara l’ha perso, soprattutto quando lui l’ha accusata di vedere il mondo come lo vede una milanese con i tacchi alti.
Lei ha confermato in pieno questo giudizio quando ha detto che le giovani donne immigrate abortiscono perché vogliono far carriera ed sviluppare le loro potenzialità di donne.
Non lo so, ma temo che non sia così.

Quello tra Ferrara e la Bignardi è un confronto che abbiamo visto ripetersi mille volte ed è un confronto che non ha soluzione per un motivo semplice: le due persone che si confrontano partono da un presupposto diverso.
Ferrara parte dal presupposto che un embrione sia un essere vivente (anche se dal punto di vista scientifico non lo è) ed in quanto essere umano deve veder riconosciuti i suoi diritti, a partire da quello alla vita.
La Bignardi ritiene che un essere umano sia tale soltanto dopo la nascita.

Il grande confronto ideologico è tutto qui.
E’ una questione filosofica, non scientifica.
Ed è un confronto che non ha prospettive di soluzione.

Nessuna legge, che sia la 194 o la 40, riuscirà mai a dipanare questa frattura.

A me, a volte, viene il dubbio che forse varrebbe la pena starsene più zitti.

Luca

Se vi siete persi l’intervista di Ferrara, eccola qui:

19 risposte su “Ferrara e la Bignardi”

Condivido pienamente la tua proposta, di fare un po’ di silenzio sull’argomento…

a me la Bignardi, che comunque piace abbastanza, sa un po’ di maestrina… e gli anni scorsi era più piacevole, forse perchè era meno osannata dalla critica.

comunque pochi sono quelli che le hanno saputo tenere testa. e di questo le va dato merito…

@lucacicca: l’embrione (qualunque embrione, anche di topo) è un essere vivente, non è una cosa! Spero che almeno questo sia condiviso. Non è un sasso o una caccola, cavolo! E se l’embrione di topo diventerà un topo, l’embrione umano diventerà un uomo. Questo ce lo dice la scienza, non Ferrara. E qui sfido chiunque ad opinare. La filosofia o la fede entrano in gioco dopo, quando si parla di persona soggetto di diritti. Possiamo almeno partire da qui?
Per quanto riguarda la Bignardi e le immigrate, la vorrei portare con me ad assistere a certi colloqui che facciamo, così forse capirebbe…

confermo che in realta’ in quell’intervista la Bignardi ha toppato non poco. Sembrava non pensasse quello che diceva come se dovesse necessariamente vincere uno .
La parte della scelta dell’aborto per le immigrate in carriera sembravano i deliri di un folle.

Concordo con Luca quando dice che e’ una discussione filosofica. I presupposti sono totalmente ai poli opposti.

Paolo tu ok mi dici che e’ un essere vivente. Io ti rispondo che e’ un ammasso di cellule pluripotenti che forse (non con tutta questa grande frequenza) dara’ vita ad un uomo. Ci sarebbe da fare poi tutta un altra discussione sul feto.. ma anche li siamo su divisioni temporali che partono da considerazioni filosofiche mica scientifiche.
C’e’ un quid a cui tu credi e io no, che non ci portera’ mai ad arrivare ad un punto comune. Soprattutto se entrambi i tesisti si rifiutano anche per un solo momento di prendere in carico la premessa dell’altro.

Per una discussione che possa portare a qualcosa si dovrebbe partire almeno da una base comune. E questa base per questo argomento non esiste.

Elena: scusa, un germoglio di soia piantato per terra che cresce è vita, no? Vegetale, ma sempre vita. E perchè se per un germoglio di soia si può parlare di vita, per un embrione non si può?

Ripeto: la filosofia non c’entra nulla fin qui, sto utilizzando un mero dato osservazionale, empirico. Lascia perdere l’uomo e il feto, se puoi…

@p Delprà: ribadisco che per me l’embrione deve essere difeso perché è in potenza un essere umano. Non lo è ancora a tutti gli effetti, perché separato dalla madre non potrebbe vivere. Non è un organismo vivente sviluppato ed autonomo, ma è, appunto, un embrione.
Ma, e questa è la mia opinione, è sbagliato cercare di combattere l’aborto su un piano scientifico.
La questione è filosofica, etica, religiosa, assolutamente non scientifica.

Francamente mi sono rotto anch’io di queste discussioni sterili. Cerco di parlare di un fatto e cioè che l’embrione è una forma di vita e puntualmente mi ritirate fuore l’aborto e la filosofia. Comincio quasi a sospettare che il semplice fatto di dire che un embrione è una vita dia noia…

pDelprà: quando non sai più come rispondere, vai giù di congetture. Ma sei fatto così e ormai ti conosciamo…

tutti: Per me l’embrione è vita e lo è dal momento del concepimento. La cosa che mi fa paura dell’aborto è proprio nel fatto che il feto è un potenziale e non riesco e scindere fra quella che è l’esperienza di un figlio in casa. Non so se mi spiego, non è facile.
La mia esperienza e quella di mia moglie è stata quella di essere disposti ad accogliere nostro figlio comunque e quando ci siamo presentati troppo tardi per eseguire il triplo test, non ce ne siamo dispiaciuti.
Ma questa è la mia esperiena e a 25anni(anni che avevo al periodo della gravidanza) è tutto un pò più semplice.

Capisco però situazioni limite, in cui gravi malattie, le violenze e altre cose non possono essere lasciate da parte nel ragionamento. e per questo non giudico e non condanno, ma compatisco nel signifiacto più cristiano possibile.

Quello che credo infine è che sono talmente fortunato che insistere troppo mi sembra uno spregio.

@p Delprà: la discussione è sterile perché non ha una soluzione. La scienza non può decidere quando un individuo sia da considerare tale; non rientra tra i suoi compiti.
La scelta di combattere la battaglia della bioetica su un piano scientifico è persa in partenza. Secondo me, ovviamente.
Per il resto, quoto quanto dice Marco Cicca.

@pDelprà: nessuno nega che l’embrione sia un potenziale essere umano (DIVENTERA’ uomo, come tu stesso dici); io sono molto d’accordo con lucacicca (che è definitivamente al primo posto nella classifica dei miei eroi dei fumetti preferiti…) quando dice che “Non lo è ancora a tutti gli effetti, perché separato dalla madre non potrebbe vivere. Non è un organismo vivente sviluppato ed autonomo, ma è, appunto, un embrione.”

a mio parere, bisogna pesare con precisione le parole. Esiste una netta differenza tra “essere vivente” ed individuo, per cui la scienza può e deve dire quando qualcosa è vivente (ancorchè vegetativo)… non può dire quando è pensante, e dunque individuo.

si può decidere che quell’ammasso di cellule viventi non sia individuo e quindi possa essere sacrificato, come si sacrificano regolarmente tanti esseri viventi (chiedo scusa se le parole possono sembrare pietistiche o offensive, cerco di essere asettico ma è sempre un discorso piuttosto “sensibile”), ma non si può negare che a un tratto quell’ammasso di cellule ha una vita propria (alcuni zoologi, mi pare, lo identificano con la formazione dei gangli neuronali. ma io ho preso la laurea con i punti dell’ipermercato… e quindi posso sbagliarmi!)

@Dema + @Luca:Anche un neonato non è completamente autonomo, ma per molto tempo dipende dai genitori. Io sono abbastanza ignorante e quindi più portato ad avere paura su molti argomenti. Ma un feto è già un bambino a tutti gli effetti già da molto tempo prima del parto: ciò è dimostrato da quanto siano relativamente poco preoccupanti parti precoci anche a 25 settimane.
Il mio terrore è quello di identificare il momneto preciso in cui un feto incomincia ad essere “bambino”, visto che la natura si comporta in modi simili ma mai identici e quindi un feto a tot settimane non è detto che sia sviluppato nel medesimo modo di un altro. Tale rischio e tale limite mi fanno paura e mi inducono a ritenere che il potenziale bambino va trattato come tale dal suo concepimento. Se poi ci metto anche l’idea che il soffio di vita di DIO non ha una data precisa, la mia paura non trova consolazione(ma questo va al di làdella logica)…
Queste sono cose che volevo scrivere nel post precedente, ma che per la fretta ho tralasciato
sfuggite

Luca ha detto una cosa molto coraggiosa. Cioè che l’embrione non è un essere umano. E’ un punto di forza degli abortisti dire che il feto non è un essere umano e hanno dalla loro parte la terminologia medica. E troppo spesso rimaniamo sgomenti da questa terminologia. E questo ci fa perdere un po’ di smalto, ci fa apparire come se volessimo negare delle verità scientifiche.

Tuttavia cambiare il nome di qualcosa non sposta la questione etico/politica.

Anche se l’embrione non è un essere umano, è qualcosa di cui un uomo ha bisogno.
Non posso prendere il cervello o il cuore di un uomo per fare un esperimento, e quindi non posso prendere nemmeno suo embrione.
Devo rispettare e curare il fegato e i polmoni e anche il feto di un uomo.

@Marco Cicca: per un cattolico l’embrione, fin dal concepimento (quando è soltanto uno zigote), deve essere rispettato ed amato. L’istinto di protezione che proviamo per un bambino prima che nasca è sacrosanto.
Ciò non toglie che un embrione non sia, secondo la scienza, un individuo.
Qui si critica chi vorrebbe additare motivazioni scientifiche contro l’aborto.
Ripeto, la questione è etica, la scienza non c’entra.
Comunque sia, non preoccupatevi, la mia opinione conta poco più di niente.

@Marco Cicca: l’autonomia del feto si gioca su tante cose: innanzitutto respiro e battito cardiaco autonomi, poi andando più sul sottile, uno sviluppo fisiologico e psichico futuro paragonabile a quello di un nato a 40 settimane; io non ho le idee molto chiare sulla questione, ma forse rianimare un feto troppo giovane in certi casi può davvero sfiorare l’accanimento terapeutico (condannato anche, per fortuna, dalla Chiesa). La legge cosa può fare in tal senso: valutare caso per caso? fissare un limite più o meno discutibile? per le droghe ad esempio la strategia scelta dal legislatore è la seconda…

(chiedo scusa a chi ne sa più di me se ho scritto boiate)

@Dema: l’accanimento terapeutico mai…
Io ti racconto di una mia paura, quella di non saper veder bene il limite di quando sia “possibile” e “non possibile”. Hai ragione, lo sviluppo completo degli organi interni si ha fino alla 34° settimana( se non ricordo male), dopo è tutta ciccia.
Ma ora si ha la possibilità di far sopravvivere neonati di 25 settimane e nessun medico lo giudica come accaniamento… Comunque si sta davvero divagando da quello che è il punto che Luca vuol far presente: non chiamare scienza quella che invece è etica.

ok concordo con te, io non mi riferivo alle 25 settimane (tra l’altro ho una cara amica nata di 27 nel lontano 1978, quindi so bene che se po’ fa’…)

la mia domanda finale però può rimanere inerente: cosa dovrebbe fare una legge su questo argomento?

@Dema: ’78.. Grande Annata ;-)!!!
Credo che dove la legge non arriva( e le leggi non possono prevedere tutto), dopo che è stata ben applicata, debba subentrare il buonsenso e lasciare agli individui, nel loro rispetto e nella loro dignità, la scelta.

Marco e DEma: il 1972 è molto meglio… in ogni caso, temo che si ritorni al punto di partenza: fino a quando si può statuire scientificamente o legalmente il momento del “fiato” vitale, o del “mortal sospiro”?…

(ovviamente, siamo ancora lì: parere personale)

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