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Come bisogna rispondere a Grillo?

Ferrara sostiene che è inutile rispondere a Grillo con il linguaggio triste e sobrio della politica, ma bisognerebbe cercare di essere più brillanti di lui, accordandosi alla sua tonalità.
Detto da uno che ha scritto per tanto tempo i discorsi di Berlusconi, con i risultati che conosciamo, forse varrebbe la pena farci una riflessione.

Non dico di usare il vaffanculo, ma una rinfrescata ai linguaggi forse farebbe bene a tutti.

Luca

Via | David Allegranti

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Giorgio Bocca

Il più bel ritratto di Giorgio Bocca, scomparso il giorno di Natale a 91 anni, lo fa, come succede spesso, uno da molti visto dall’altra parte della barricata rispetto a lui: Giuliano Ferrara.
Ovviamente le barricate esistono soltanto nelle nostre teste, e Bocca e Ferrara hanno molte cose in comune.
Il ricordo del direttore del Foglio inizia così:

Non starò a raccontare come e perché ce le siamo date di santa ragione tutta la vita, da quando ero un cucciolo e lui già un adulto cattivo con l’età dei miei genitori, e ce le siamo date da fegatosi, da irascibili, da fieri nemici assoluti su tutto, la politica, il terrorismo, la storia, il Partito comunista, gli azionisti, il fascismo, l’antifascismo, le rispettive ossessioni come Berlusconi, come Craxi, come la corruzione e la questione dell’etica, ma anche il giornalismo, la sua incerta e un po’ sozza morale, la corrività, l’indulgenza e la condiscendenza inguaribili della sua lobby editoriale di Repubblica e dell’Espresso.

E finisce così:

Da moralista, pamphlettista e autobiografo lo spunto superficiale era spesso brillante, la via sinuosa e traditrice degli argomenti e delle storie si faceva leggere, non era mai pomposo, mai altezzoso, e la sua era una cultura dell’anima piena di errori, di distrazioni, Bocca aveva sempre qualcosa di imperdonabile che riscattava con una vena di perfidia generosissima, con una specie di appassionata indifferenza, roba da contrafforte gesuitico della stimabile e tutta d’un pezzo città di Cuneo. Ora che a questo eccezionale imperdonabile dobbiamo perdonargli tutto perché è morto stecchito, esposto alle bolsaggini che s’immaginano frammiste a qualche segno di vera amicizia, ora è spiacevole non averlo vivo con tutte le sue caccole psicologiche, con tutti i suoi morbi professionali, con tutte le sue bevute e le sue sparate, per continuare a leggerlo e farci a botte.

Il ritratto più rituale, lo fa invece Frabrizio Ravelli su Repubblica.

Luca

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Del Berlusconismo

Dopo le sbornie post elettorali, se vi piace la politica, ed avete voglia di capire come si potrebbe uscire dal berlusconimo (e dal suo contrario), vi consiglio di leggere lo scambio epistolare che c’è stato tra Giuliano Ferrara, Luca Sofri e Christian Rocca.

Cito qui un passaggio di Luca Sofri.
E non è colpa mia se dice molto spesso cose che condivido.

Ecco che quindi la chiarezza di ricostruzione delle cose che chiedi ha bisogno innanzitutto di una cosa: che voi, persone che sono intelligenti e conoscono l’Italia, persone che furono di sinistra o comunque non di destra, persone che spesso sono come te mie amiche, spieghino per prime le ragioni di quella “indulgenza” e ne ammettano l’errore. Non per nessun autodafé – e ci mancherebbe – ma perché se si capiscono i meccanismi e si condividono le letture si arriva al risultato che chiedi, altrimenti no. E la mia lettura è quella che segue.
Io credo che molti di voi – persone garantiste e democratiche – siano rimasti molto scottati dagli eccessi di una parte della sinistra che eravate abituati a frequentare, che trasformò le simpatie per i comunismi in simpatie per i giustizialismi, e nascose le contraddizioni e il fallimento di tutto questo sotto una coltre di ipocrisie e presunzioni. Credo che in quella parte di sinistra stessero uomini allora potenti e anche uomini che vi erano vicini, familiari, a volte amici, e questi due elementi – alla pari – vi abbiano reso inevitabile un desiderio di sconfiggerli. Perché pensavate avessero torto e perché davate loro credito e statura intellettuale. Ancora oggi tu nomini le stesse persone, persone anziane inevitabilmente estranee al tempo presente e al futuro, alla comprensione del mondo, aiutate invece nella loro comprensione dell’Italia dal fatto che l’Italia è invecchiata con loro, immobile. Per fermare l’egemonia di quel pensiero (o di quei pensieri, che voi avete deciso di definire “la sinistra”), io credo, avreste potuto tentare di combatterlo da dove vi trovavate, provando a evitare che la sinistra ne divenisse ostaggio. Invece avete deciso di darla per perduta, di non farvi voi stessi portavoce delle vostre idee e di trovare un’altra squadra con cui giocare una partita nuova, e quella squadra lì la costruì Berlusconi.

Questo paese ha bisogno di ripartire.
E per farlo dobbiamo andare oltre Berlusconi.
Senza rivendicazioni infinite, ma anche con una necessaria assunzione di responsabilità.

Luca

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Ferrara ed il livello del dibattito

Io, come altri, non condivido molte delle cose dette ieri da Ferrara al TG1.
Condivido l’assunto secondo il quale il gruppo Espresso sarebbe diventata una lobby che vuole far cadere Berlusconi.
Non capisco nemmeno perché a Repubblica si siano offesi.
Mi pare un dato di fatto.

Detto questo, se il TG1 domani ospitasse Scalfari, e poi magari il giorno dopo Ferruccio de Bortoli, e poi ancora qualcun altro, ecco, magari il livello del dibattito si alzerebbe.
Perché Ferrara ha fatto una riflessione che, se togliete il nome di Berlusconi e provate ad andare oltre i pregiudizi che abbiamo sull’Elefantino, non è che sia proprio del tutto campata in aria.

Luca

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Squadristi contro spioni?

unità squadristi

Mi pare che nella lite di ieri sera tra Giuliano Ferrara e Claudia Fusani (gionalista dell’Unità) in pochi abbiano chiarito il significato della frase di Ferrara:

Adesso basta, perchè non chiedete a lei come mai è passata da Repubblica all’Unità in condizioni ancora da chiarire?

Si dice infatti che Claudia Fusani sia stata cacciata da Repubblica dopo che vennero scoperte alcune sue telefonate con Pio Pompa, il braccio destro di Niccolò Pollari, l’agente del SISMI che faceva spiare D’Avanzo e Bonini e che pedinava i giudici di milano che indagavano sul SISMI.

A fine maggio Pompa rivolge la stessa richiesta a Claudia Fusani di Repubblica. La cronista segue per lavoro il Sismi a Roma: Pompa per lei era una possibile fonte, per cui lo informa che «domani andrà a un convegno a Firenze dove c’è Spataro», che secondo lei «ha promesso qualcosa» a due giornalisti del Corriere. Pompa le risponde che «sicuramente Spataro sta facendo qualcosa di concreto», ma «non ci sono indiscrezioni». Quindi la giornalista «insiste sul passo successivo di incriminare il giudice». Ma «Pompa risponde di no, che sono molto lontani», e ribadisce che «nel caso, il tutto viene portato a Brescia».

In quell’inchiesta fu indagato soltanto Renato Farina ed un suo redattore, la Fusani e gli altri giornalisti furono soltanto delle pedine utilizzate per ottenere informazioni.
A Repubblica evidentemente non gradirono il comportamento della giornalista.

Così, tanto per chiarire.

Luca