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Non era possibile che non rispondesse

Il 2 Gennaio del 2006 Patrizia Moretti aprì un blog su Kataweb e scrisse un post che in molti leggemmo.
In molti abbiamo provato a fare da cassa di risonanza al grido di questa mamma a cui avevano ammazzato di botte il figlio diciottenne.
Patrizia pubblicò la foto di Aldro nel lettino dell’obitorio per dimostrare come fosse difficile pensare che suo figlio non fosse morto per le violenze subite.

La verità è sempre una sola, non ce ne sono altre.
Non c’è sindacato di polizia che possa negarla.

E poi non so cosa sia successo esattamente. A quell’ora mi sono svegliata, forse non del tutto, chiedendomi se Federico fosse rientrato. Avevo una stanchezza invincibile non riuscivo a muovermi. Poi ho sentito un rumore nella sua stanza ed ero sicura che fosse lì…
Mi sono risvegliata che erano quasi le otto.
Ho cominciato a chiamarlo e ad inviare messaggi. Nulla…
Non era possibile che non rispondesse. Se tardava mi avvisava sempre. Diceva che lo stressavo ma non voleva farmi stare in pensiero. Mi aggrappavo all’idea che avesse solo perso il cellulare…
Poi l’ha chiamato anche suo padre. Sul cellulare di Federico il padre è memorizzato col solo nome, Lino.
Una voce ha risposto.
Ha imperiosamente chiesto chi fosse al telefono, ed ha chiesto di descrivere Federico.
Poi si è qualificato come agente di polizia, ed alle nostre domande ha risposto che avevano trovato il cellulare su una panchina dalle parti dell’ippodromo e che stavano facendo accertamenti. Ed ha riattaccato.
Immediatamente ho cercato in Questura, e ho cercato anche ripetutamente un amico che ci lavora.
Nulla.
Il centralinista rispondeva: c’è il cambio di turno… non sono informato…, appena avremo notizie chiameremo noi…
Niente per altre tre ore!!!! Passate nell’angoscia e nelle telefonate frenetiche agli ospedali, ai suoi amici e di nuovo ripetutamente alla questura.
Nel frattempo Stefano è accorso in bicicletta alla ricerca del fratello. Ringrazio il cielo che non sia andato nel posto giusto.
La polizia è venuta ad avvisarci solo verso le 11. dopo che lo avevano portato via.
Il suo corpo è rimasto sulla strada dalle 6 alle 11.
E non mi hanno chiamata. Era mio figlio. Nessuno ha il diritto di tenere una mamma lontana da suo figlio!
E mi hanno detto che lo hanno fatto per me… perché era meglio che non vedessi.
In quel momento gli ho creduto.
…

Luca

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cinema diritti umani

Aldro ha vinto il David di Donatello

“È stato morto un ragazzo”, il documentario di Filippo Vendemmiati su Aldro ha vinto il David di Donatello.

Tutti noi che abbiamo seguito fin dal primo giorno il blog di Patrizia, la mamma di Aldro, cercando di amplificare nella rete la sua voce, siamo felici di questo riconoscimento.

Sono commossa, grata, piango e rido perchè Federico vive.

Grazie a Filippo, a Marino, a Simone, a Donata, a Marcello e Valentino Corvino e tutta Promomusic e a tutte le persone che ci hanno accompagnato fin qui, dal blog in poi. Grazie…

Il Libro+DVD lo trovate a buon prezzo su Amazon.

Luca

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cinema diritti umani

E’ stato morto un ragazzo

Filippo Vendemmiati ha realizzato un documentario sulla vicenda di Aldro.
Sarà presentato al prossimo Festival del Cinema di Venezia.

Luca

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diritti umani

Attenzione voi che pesate 42 chili

Carlo Giovanardi ha spiegato perché Stefano Cucchi sia morto:

Stefano Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto è morto, e la verità verrà fuori come, soprattutto perché era 42 chili.

Se pesi poco e sei uno spacciatore, muori così, senza una ragione.
Succede.
Succede anche che ti si gonfino gli occhi e che ti si spezzino le vertebre.

La stessa cosa che successe per Aldro.
Provano a discolparsi perché il morto era drogato.
Se ti droghi, allora la tua morte ha, per così dire, meno importanza.
Tanto saresti morto comunque prima o poi.

Brividi.

Luca

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diritti umani

Stefano come Aldro e come chissà quanti altri

Un altra persona è morta in circostanze misteriose, che misteriose poi non sono proprio.
Stefano Cucchi è stato arrestato dai carabinieri per spaccio di droga.

E’ stato interrogato e poi è stato portato in carcere.
Dopo qualche giorno è morto.

Sembra che gli abbiano spezzato la schiena.

Il sabato sera, l’indomani, i carabinieri arrivano a casa Cucchi per comunicare il ricovero al Pronto soccorso dell’Isola Tiberina. Si scoprirà, invece, che era stato portato al Pertini. Motivo ufficiale: dolori alla schiena dovuti a una caduta precedente all’arresto di cui in casa nessuno sa nulla. Ma una lastra dirà che aveva due vertebre rotte, una sacrale e una lombare, due vertebre basse.
[…]
Dopo un braccio di ferro col posto di polizia, finalmente il pm autorizza i familiari a vedere la salma. Dietro il vetro divisorio, Stefano rivela il viso deformato, nero, «come bruciato». Un occhio pesto, l’altro fuori dalle orbite, le ossa della mascella spostate.

Ad assistere la famiglia di Stefano sarà lo stesso avvocato della famiglia Aldrovandi.
Auguriamoci che sia fatta giustizia anche questa volta.

Luca