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Essere contro Renzi, ma non avere idee

A me pare abbastanza strano che la classe politica si preoccupi dell’astensionismo registrato nelle ultime elezioni regionali.
Veniamo da anni in cui abbiamo parlato delle regioni soltanto per commentare scandali, ruberie o corruzioni.
Il messaggio gli elettori lo hanno mandato ai politici regionali, più che al governo.

Poi c’è il renzismo, certo, che ha indubitabilmente messo molti italiani nello stato mentale di pensare: “Va beh, vediamo che cosa riesce a fare, tanto gli altri finora hanno solo rubato”.
Perfino una buona parte di chi aveva votato il Movimento 5 Stelle alle ultime politiche se ne è stato a casa, perché ha capito che Grillo non ha nessuna intenzione di fare alcunché.

Così, gli oppositori di Renzi, che sono soprattutto interni al PD, lanciano allarmi sull’astensionismo, come se questo fosse la fine della democrazia e non piuttosto una precisa scelta dell’elettorato.
Politici come Rosy Bindi, che addirittura cavalcano l’ossessione scissionista di Pippo Civati, dimenticano di fare una semplice riflessione.
Che è questa.

Se il centro-sinistra (non l’Ulivo invocato dalla Bindi che è durato un anno e mezzo) si fosse ripresentato alle ultime elezioni, avremmo probabilmente avuto una astensione minore.
Perché in molti di più sarebbero andati a votare contro il centro-sinistra.

A me pare incredibile che, dopo elezioni che hanno praticamente cancellato i partiti di sinistra dal parlamento, si continui a perseguire un fantomatico spostamento a sinistra dell’asse politico.
Che non vuol dire niente, se non adagiarsi sulle posizioni ottocentesche della CGIL.

Il sindacato del resto ha la caratteristica di rappresentare soltanto i suoi iscritti, che sono una minoranza del paese, tra l’altro molto circoscritta per età e per fascia di reddito.
Un recente sondaggio di Ipsos ha chiarito come il 51% degli italiani si senta rappresentato da Matteo Renzi, mentre soltanto il 28% si senta rappresentato dai sindacati (percentuale curiosamente simile al risultato migliore ottenuto dal PD nell’era post veltroniana).

Insomma, di cosa stiamo parlando?
Carissimi Pippo Civati e Rosy Bindi, siete proprio sicuri di voler uscire dal PD per fare un partito di sinistra?
Siete sicuri che ci sia ancora qualcuno in Italia che abbia voglia di seguirvi lungo una strada che si è dimostrata perdente e che ha permesso a Berlusconi di far finta di governare l’Italia per 20 anni?

Se ne siete sicuri, perseguite quella via.
Però smettete di menarcela ogni giorno con questa litania della morte della democrazia.
E’ dal 1994 che non sentiamo dire altro.

Luca

Foto | Foto Roberto Monaldo / LaPresse

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Rosy Bindi, Mario Monti e Berlusconi

monti e berlusconi sul time

Rosy Bindi ha rilasciato una dichiarazione molto dura sul modo con il quale è stato presentato in parlamento il DEF (Documento di programmazione economica finanziaria) nel quale si farebbe riferimento all’opera di risanamento messa in atto dai governi Monti e Berlusconi.

Come si può parlare di efficace azione di risanamento svolta negli anni della crisi dai governi Berlusconi e Monti? Se non ricordo male Monti venne chiamato in servizio per far fronte al mancato risanamento dei conti pubblici provocato dall’azione del governo Berlusconi. Se sostenere insieme al Pdl il governo Letta significa riscrivere la storia per assolvere Berlusconi dalle sue responsabilità politiche sarà l’ultima volta che mi adeguerò alle indicazioni del gruppo.

Pure a me era sembrato che Mario Monti fosse stato chiamato a salvare una paese distrutto dalle politiche demagogiche di Berlusconi.
Fortuna che ci sono le copertine del Time a testimoniarcelo.

Luca

Via | Ivan Scalfarotto; Immagine| Veja.it

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Quand’è che Rosy Bindi è diventata baluardo contro il rinnovamento

Rosy Bindi ha sempre avuto la tendenza a spararle grosse, ad usare sempre un tono aggressivo, come se fosse sempre in guerra.
Una caratteristica territoriale, temo.

Negli corso degli anni in tanti l’hanno criticata per i suoi atteggiamenti e l’hanno irrisa per il suo aspetto fisico.
Fino ad allora la Bindi ha mantenuto una sua collocazione politica che è stata di riferimento per molti cattolici progressisti (ammesso che siano mai esistiti).

C’è stato però un momento di svolta, che secondo me è quello del celebre alterco con Berlusconi, nel quale l’allora Presidente del Consiglio la etichettò come brutta e cretina (“più bella che intelligente”) e lei reagì in maniera molto decisa e dignitosa.
Ecco, da quel momento la Bindi è diventa l’idolo delle donne del “Se non ora quando” e di un certo antiberlusconismo rampante che le ha fatto credere di avere un seguito politico ed un “peso” nel partito che in realtà non ha mai avuto.

Ce la ritroviamo oggi come uno dei principali baluardi al rinnovamento del PD.
Forte della sua posizione, pretenderebbe di decidere chi è più o meno degno di partecipare alle primarie, fin quando non arrivi addirittura a negare la possibilità di farle (le primarie).

Rosy Bindi, la cattolica prestata al centro-sinistra ed ormai trasformatasi in un baluardo contro chi il centro-sinistra lo vorrebbe rinnovare

E la colpa, come sempre, è di Berlusconi e dei suoi alleati, gli antiberlusconiani di professione.

Luca

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Frase del giorno

L’ha detta ieri Rosy Bindi.
La riporta oggi Claudio Cerasa in un post che ha titolato Forse è proprio così.

“Chiedere che nessun ministro dei governi Prodi, D’Alema e Amato entri nel prossimo esecutivo accredita l’immagine di un Pd complice dei fallimenti dell’era berlusconiana”
Rosy Bindi, 4 settembre 2012

Luca