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Il M5S finisce per avere torto anche quando ha ragione

Il Movimento 5 Stelle ieri aveva ragione.
(Questa segnatevela che non succederà più).

Mettere in discussione un decreto che contiene l’abolizione della seconda rata dell’IMU insieme alla riforma della Banca d’Italia è ovviamente una mossa politicamente scorretta.
Niente di irregolare, niente che non sia già successo altre mille volte in passato, ma sicuramente una pratica per la quale un partito politico ha tutte le ragioni di protestare e di fare anche ostruzionismo.
E’ la democrazia, è che Dio la benedica.

La scelta dei capigruppo (e non soltanto della Boldrini) di adoperare la famosa tagliola per chiudere la discussione e portare il provvedimento in votazione è stata una forzatura che, se l’avesse fatta il centro-destra qualche anno fa, oggi Repubblica uscirebbe in edizione straordinaria, con la fascetta a lutto dichiarando la morte dello stato democratico.

Quindi, fin qui il Movimento 5 Stelle aveva ragione.
Ma qui finisce il loro aver ragione.

Tutto quello che viene dopo, le urla, le spinte, il lancio di monetine, l’occupazione dei banchi del governo e poi di due commissioni parlamentari, le offese rivolte alle parlamentari del PD, sono comportamenti fascistelli del tutto inaccettabili e non giustificabili.
La lotta politica si fa in parlamento e la si fa con gli strumenti che la costituzione prevede.

I parlamentari devono rispettare la democrazia e le sue regole.
Ieri la maggioranza ha fatto un’operazione politicamente discutibile, ma l’ha fatto nel rispetto delle regole parlamentari.
I cittadini a cinque stelle, se in quel parlamento vogliono continuare a portare avanti le loro battaglie politiche, devono agire nel rispetto delle regole.
Altrimenti rischiano di passare soltanto per provocatori.
E di quelli, grazie, ma non ce ne facciamo di niente.

Luca

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I tempi sono cambiati

Carl Bernstein e Robert Woodward

Ieri Jeff Bezos ha acquistato il Washington Post per 250 milioni di dollari.
Parliamo di uno dei più importanti e celebri quotidiani del mondo.

Il gruppo RCS nei primi sei mesi del 2013 ha avuto un passivo di 125 milioni di euro (che erano più di 600 nel primo semestre 2012).
Repubblica e La Stampa non se la passano molto meglio ed hanno recentemente aumentato il prezzo del giornale.
Il Sole 24 Ore si è fuso con la società che gestisce Radio24 e speriamo che non finisca come sempre, con la parte sana che muore per salvare la parte malata.
Tutto questo in un paese in cui i giornali sono scritti dai giornalisti per i giornalisti.
E infatti se li leggono quasi soltanto loro.

Intanto, poco più di un anno fa Facebook acquisiva Instagram con i suoi 13 dipendenti (tredici) per 1 miliardo di dollari.
Quattro volte il valore pagato dal patron di Amazon per comprarsi il Washington Post.

Luca

Foto | AP

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Odifreddi e Repubblica si dicono addio

Odifreddi ha pubblicato un paio di giorni fa un post antisemita nel suo blog ospitato su Repubblica.it.

Lo trovate ancora nella cache di Google.

Il titolo del post era “10 volte peggio dei nazisti” ed il succo era questo:

In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyau sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore!

Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine.

Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyau e i suoi generali?

Repubblica ha rimosso il post e oggi Odifreddi dichiara di voler interrompere la sua collaborazione con il giornale in nome della libertà.

Non ne sentiremo la mancanza.

Luca

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E adesso?

Ieri Matteo Renzi ha lanciato la sua campagna elettorale per le primarie del centro-sinistra che ora Bersani sarà costretto a convocare, visto che ufficialmente nemmeno si sa se ci saranno.

Renzi lo seguo da tempo, lo apprezzo da molto, lo ritengo un’arma eccezionale per il PD.
Perché la forza di Renzi è quella di aver scelto di restare nel suo partito, non di fondarne uno nuovo.

Gli argomenti di Renzi sono forti e credibili.
La sua battaglia l’ha già vinta, pur se è probabile che le primarie le perda.

Sarà dura, perché combatte contro tutto un sistema di pensiero che, per fare un esempio, si è scandalizzato quando lui ha chiesto agli ex-elettori di Berlusconi di votare per lui. Perché nel PD, ma anche nella redazione di Repubblica (che avrà un’influenza non secondaria sul risultato delle primarie), qualcuno ritiene possibile che il centro-sinistra riesca a vincere senza prendere voti dall’elettorato di centro-destra.

C’è persino qualcuno che pensa di riesumare Diliberto e Ferrero e di riuscire a costruire con loro un’alleanza elettorale.

Vedrete che i vari Michele Serra, Gad Lerner e Concita De Gregorio sosterranno la Puppato (la outsider) alle primarie.
Tanto per non sporcarsi le mani, e per far capire che la cosa che veramente tiene unito il centro-sinistra, è la consapevole scelta di voler perdere.

Renzi probabilmente perderà, ma la sua candidatura spacca il fronte politico.
E questo non può che essere positivo.

Luca

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E ogni anno il pensiero torna a Giovanni Falcone

Nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci, ci riempiamo tutti la bocca con il ricordo di Giovanni Falcone.

Tanti, tra quelli che lo ricordano, furono quelli che lo lasciarono solo, lo infangarono, lo delegittimarono.
Da Leoluca Orlando, che quasi lo accusò di essersi messo da solo la bomba del fallito attentato all’Addaura, fino a Repubblica e L’Unità, giornali per i quali il giudice è in seguito diventato un simbolo.
Guardatevi questa intervista che Corrado Augias gli fece pochi mesi prima della sua morte, nella quale in pratica lo accusa di essersi accomodato al Ministero e di averlo deluso.

Per non lavarsi le coscienze troppo velocemente, vi consiglio di leggere la cosa che ha scritto oggi Filippo Facci che ricorda quanti in quegli anni erano avversari di Falcone.

I vicini di casa, i colleghi magistrati, persino gli amici, poi i giornalisti, persino i mafiosi. Parrà strano, ma dopo tutto questo, e prima della strage di Capaci, Giovanni Falcone era ancora vivo.

Del resto, sempre Facci ricorda cosa scrive Giovanni Brusca di Falcone:

Sono responsabile della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, ho strangolato parecchie persone, ho sciolto i cadaveri nell’acido muriatico, e, prima di farlo, molti li ho carbonizzati su graticole costruite apposta… Il mio risentimento nei confronti di Falcone era identico a quello di tutti gli affiliati a Cosa Nostra: era il primo magistrato, dopo Rocco Chinnici, che era riuscito a metterci seriamente in difficoltà. Era riuscito a entrare dentro Cosa Nostra, sia perché ne capiva le logiche, sia perché aveva trovato le chiavi giuste. Lo odiavamo, lo abbiamo sempre odiato… Prendemmo la decisione iniziale di ucciderlo, per la prima volta, alla fine del 1982.

E, come dice Facci, prima di Capaci, Falcone era ancora vivo.
E tutti, certamente in modo involontario, fecero in modo che Brusca quel tritolo sotto l’autostrada potesse metterlo davvero e quel detonatore potesse farlo esploderlo davvero.
E quando successe, Falcone era ancora vivo.

E dopo le lacrime furono vere, ma tardive.
Giovanni Falcone morì da solo.
Val la pena ricordarlo.

Luca