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Obama

In un mondo impazzito, nel giorno dello sciagurato insediamento di Donald Trump, mi sono ricordato della cosa che scrisse Luca Sofri la notte della prima elezione di Obama.

Ragazzi, complimenti a tutti. È la cosa più bella capitata a questo mondo dal 1989. E buonanotte.

Barack Obama non ha fatto tutto quello che speravamo avrebbe fatto.
Non ha chiuso Guantanamo, ad esempio.
Restano certamente le sue grandi doti, il suo carisma, la sua autorevolezza.

Io lo rimpiangerò moltissimo.

Foto | Pete Souza

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diritti umani

L’abisso della tortura

Ci sono stati momenti molto bui nel periodo post 11 Settembre, nei quali gli Stati Uniti hanno creduto di poter sconfiggere il terrorismo internazionale tramite l’utilizzo della tortura.
La CIA le chiama tecniche di interrogatorio rafforzate, ma sono torture a tutti gli effetti.
Tanto per avere un’idea, il Post racconta 10 episodi.
Internazionale ha tradotto un video del New York Times che riassume tutta la vicenda.

Obama aveva promesso che queste tecniche non sarebbero più state utilizzate ed il rapporto che una commissione del Senato americano ha reso pubblico ieri è certamente un passo importante per il ripristino dei diritti umani anche in tempo di guerra.
Ovviamente, nessuno qui è fesso, ed è impossibile credere che l’allora presidente USA, George Bush non fosse a conoscenza del fatto che la CIA torturava i prigionieri per ottenere informazioni.
Sappiamo come funzionano queste cose. Il Presidente non deve sapere, ma lo sa.

Nonostante ciò, quanto fatto da Obama è importante, ed è un passo avanti significativo.

Sappiamo bene che la tortura non finisce oggi, ma gli USA hanno avuto il coraggio di guardare dentro l’abisso che loro stessi avevano percorso ed hanno raccontato come sono andate le cose.

Cosi Dianne Feinstein, direttrice della Commissione Intelligence del Senato USA, ha presentato il rapporto:

La storia ci giudicherà dal nostro impegno verso una società giusta e governata dalla legge e dal coraggio di fronteggiare una verità sgradevole e dire: “Mai più”.

D’altra parte, una parte dell’opinione pubblica americana aveva da tempo manifestato imbarazzo sul tema della tortura, e molti pensatori liberal si erano espressi nel condannarla.

Resta indimenticabile l’articolo pubblicato anni fa su Vanity Fair da Christopher Hitchens, che provò su di sé il waterboarding, una tecnica di annegamento simulato utilizzata dalla CIA.
L’articolo di Hitchens si intitolava Credetemi, è tortura e raccontò come, dopo pochi secondi dall’inizio della tortura, non riuscì nemmeno a ricordarsi e a pronunciare la parola segreta che avevano concordato per porre termine al waterboarding.

Una piccola postilla. L’Italia risulta tra i paesi europei che hanno collaborato con la CIA.
Sarebbe bello che qualcuno ci raccontasse in che modo ed in che termini.
Ma sulla capacità di indagare sulle nostre nefandezze, abbiamo ancora molto da imparare dagli americani.

Luca

Foto | Amnesty International

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politica

Le armi spuntate dell’occidente contro Putin

Christian Rocca ha scritto una cosa che a me sembra molto interessante sul perché Europa e Stati Uniti non possano far altro che stare a guardare le scorribande di Putin.

Che fare con Putin
Non possiamo fare niente, è la risposta breve. La colpa è nostra, dell’Occidente, dell’Europa e dell’America di Obama.
La risposta lunga è più articolata. Tutto nasce da un errore geopolitico americano, quasi integralmente attribuibile a Obama, ma anche dal pessimismo dietrologico della leadership russa.
Nel 2008, pochi mesi prima delle elezioni americane, successe la stessa cosa, e sempre a cavallo delle Olimpiadi (a Pechino, in quel caso): Putin invase la Georgia che si voleva occidentalizzare. Bush era in uscita e ai minimi termini, Obama rappresentava il nuovo e il suo sfidante John McCain fu sbertucciato da stampa e tv per aver promesso supporto ai leader democratici georgiani. Vinse Obama, la Georgia perse l’Ossetia e Putin capì che avrebbe potuto fare quello che voleva.

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Luca

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politica

Storie americane

Come fa notare stamani Francesco Costa, stanotte ad assistere al Discorso sullo stato dell’Unione di Obama, erano presenti anche questi due uomini della foto.
Sono Carlos Arredondo e Jeff Bauman.
Bauman è il famoso ragazzo con una gamba spappolata dalla bomba esplosa durante la maratona di Boston, Arredondo è il tipo con il cappello da cowboy che lo soccorse.

bauman arredondo

Se non la conoscete, la storia di Arredondo e Bauman è incredibile.
Una storia molto americana, molto bella, perfetta per uno di quei film in cui ti commuovi come un bambino.
La raccontò il Post.

Poco prima di finire ritratto in una delle fotografie più viste al mondo degli ultimi mesi, Jeff Bauman stava aspettando la sua fidanzata.
[…]
Bauman si ritrovò sdraiato a terra sul marciapiede, stordito. Si tirò su, c’erano puzza e fumo. Vide a terra anche una delle coinquiline della sua fidanzata: lei fece come per muoversi verso di lui ma le sue gambe erano messe malissimo e non rispondevano. Si guardarono, dall’alto verso il basso e poi di nuovo verso l’alto, e inorridirono, tutti e due. Dalle ginocchia in giù le gambe di Bauman non esistevano più: c’erano brandelli sfilacciati di muscoli, tessuti e ossa. Si gettò indietro, contorcendosi, e poco dopo fu trovato da Allan Panter, un medico che era tra il pubblico della maratona ed era rimasto illeso. Panter tirò su Bauman, gli rimise dentro le gambe quello che era finito fuori, gli strinse un pezzo di stoffa attorno alla gamba destra, che era quella messa peggio, e gli diede una giacca. Poi scappò verso un’altra ragazza, le cui condizioni gli sembravano ancora più gravi: era immobile, con gli occhi aperti e vuoti. Bauman resto lì e pensò: sto morendo.
Poi arrivò Carlos Arredondo. Lo sollevò, lo mise su una carrozzina e lo spinse verso un’ambulanza: è l’uomo col cappello da cowboy nella foto che ha fatto il giro del mondo.

Luca

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informazione internet

Se il New York Times si schiera con Snowden

Il più importante ed autorevole quotidiano del mondo, il New York Times, ha pubblicato un editoriale non firmato con il quale si schiera a favore di Snowden, chiedendo ad Obama di farlo rientrare in patria.

Quando qualcuno rivela che il governo ha regolarmente e deliberatamente violato la legge, quel qualcuno non dovrebbe temere di passare il resto della sua vita in prigione per decisione del medesimo governo.

Mi pare una presa di posizione ragionevole.
Anche considerando che Snowden espresse le sue preoccupazioni sull’operato della NSA ai suoi superiori, senza ottenere nulla.

Luca

Via | Il Post

Immagine | Wikipedia