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Fini, Casini e la paura di morire

fini_casini

Sul montismo di Fini e Casini, due povere verginelle che si sono accorte tardi di aver accompagnato per mano il peggior presidente del consiglio della nostra giovane repubblica, dice benissimo Stefano Menichini:

Monti” più che una persona, un leader o un’agenda politica è la parola magica per traghettare se stessi e le proprie ambizioni, personali o di gruppo, dentro la prossima legislatura.
Pare ovvio che il presidente del consiglio non gradisca di farsi trattare così. E ieri non ha ritirato la propria disponibilità a rendersi utile al paese: semplicemente, si è dimesso anticipatamente dall’indesiderato incarico di passepartout.

Il risultato sarà, come nota Claudio Cerasa, il disgregarsi della coalizione che ha sostenuto Monti.

…in un solo giorno sono riusciti a trasformare Mario Monti, cioè il premier appoggiato dalla più ampia maggioranza mai vista nella storia della nostra Repubblica, in un candidato di una piccola minoranza

Fini e Casini, dopo essere saltati sul cavallo vincente che li ha portati dove sono oggi, non ne hanno più azzeccata una.
Bisognerebbe che ne prendessero atto.

Luca

Foto | Corriere.it

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Fini è un quaquaraquà

Dimentico per un attimo la mia buona educazione ed il rispetto per le opinioni altrui per rimarcare come i Finiani di Futuro e Libertà abbiano votato in modo compatto a favore della retroattività del Lodo Alfano.

Luca

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Cervelli deviati

Mi unisco a Francesco Costa nel chiedere che Fini ci permetta finalmente di girare pagina e di tornare a parlare d’altro.

Aspettarsi maturità e responsabilità istituzionale dai berlusconiani è perdere tempo: hanno notoriamente un metro di pelo sullo stomaco e calpestano le leggi come fossero foglie secche. Ma i finiani, che tengono la sbarra dritta sulla legalità e la trasparenza, possono farci sapere chi ha comprato quella casa così la chiudiamo qui, facciamo fare questa gran figuraccia ai dossieratori e torniamo una volta per tutte a occuparci dell’Italia?

Luca

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Noi del PD siamo di applauso facile

Se avete tempo, guardatevi il video di Di Pietro e Marini alla Festa del PD di Torino.
E’ istruttivo.
Capirete perché il PD non può allearsi con l’Italia dei Valori di Di Pietro.

Non ho tempo per spiegarvi perché.
Non ho nemmeno voglia di spiegare perché mi fanno venire la nausea quegli applausi scroscianti ad uno che auspica che ad un condannato venga proibito di parlare in pubblico.

I casi sono due.
O il Partito Democratico ha una base con idee confuse sulla democrazia, oppure il pubblico presente alla Festa del PD era composto tutto da infiltrati dell’IdV.
Temo che sia valida la prima ipotesi.

Del resto, non più tardi di un anno fa, sempre alla Festa del PD, ma quella volta era a Genova, il pubblico tributò un’ovazione a Gianfranco Fini che disse le seguenti parole:

A proposito di G8, come italiano sono soddisfatto che la Corte europea abbia detto in maniera inequivocabile che Placanica ha agito per legittima difesa.

Insomma, diamo agli applausi il peso che meritano.
Siamo un paese di pecoroni.
Tutti, non solo quelli che votano Berlusconi.

L’alleanza con l’UDC di Casini non la facciamo, ma non facciamo nemmeno quella con Di Pietro.
Siamo maturi per correre da soli.

Luca

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Fusioni tiepide

Qualcuno poi mi spiegherà come fanno i finiani a formare un terzo polo insieme all’API di Rutelli.
Fini ha rotto con il PDL soprattutto sui temi della laicità e della legalità , mentre Rutelli ha rotto con il PD soprattutto sui temi della laicità e della legalità.
Solo che lo hanno fatto in senso opposto.

Fini andò a votare il referendum sulla procreazione assistita, Rutelli è compagno e sodale della Binetti.
Non mi pare che le premesse di accordo possano andare oltre la voglia di spartirsi potere.

Luca