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vivere

Corri come una ragazza

Procter & Gamble ha promosso un video virale che fa riflettere molto sul modo in cui gli uomini vedono le donne e soprattutto su come le donne vedono se stesse prima e dopo la pubertà.

Mentre le bambine non vedono nessuna connotazione negativa nel fare una cosa “come una ragazza”, le donne adulte tendono a mettere in ridicolo le azioni fatte dalle ragazze.
Come a dire che la pubertà diventa una specie di spartiacque per l’autostima delle donne.

Del resto, nella mia esperienza, alcune tra le persone più tenacemente maschiliste che io conosca, sono donne.

È un video che dovremmo far vedere alle nostre figlie ed alle nostre nipoti.

Luca

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vivere

L’aggressività non è un momento

Roberta Lippi scrive una cosa molto bella sull’aggressività e sul saperla riconoscere.
È il punto di vista di una donna ed è un punto di vista molto femminile, ma lo condivido molto.

Quanto spesso avete sentito dire a una donna “sei nervosa?”, una marea. È per via di quella cosa delle mestruazioni, sapete, dà un alibi un po’ a tutti, donne e uomini, belli e brutti.

Ma di donne aggressive voi ne conoscete? Io ne ho conosciuta qualcuna, non moltissime a dire il vero. E quelle possedevano un’aggressività più sotterranea di quella maschile, una volontà di distruggere dominando psicologicamente che pochissime si potevano permettere. Spesso a quell’abilità inutile faceva seguito un importante disturbo della personalità. Quelle donne io le ho lette, ma il loro atteggiamento non mi ha mai ferito.

Lo guardavo dall’esterno senza prendermene cura.
L’aggressività vera, quella che tocchi con mano, invece, è qualcosa di maschile.
Ed è qualcosa che mi ha sempre congelato.
Perché l’aggressività non è un momento, non è un “ho sbagliato”, non è un moto di nervosismo. L’aggressività è una nota conficcata profondamente dentro l’anima, una rabbia repressa, una violenza insopportabile.
Non riesco a far entrare nel mio cuore le persone aggressive e questo perché l’aggressività non ha giustificazioni.

continua…

Luca

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politica

Essere donna per gentile concessione degli uomini

Ho trovato abbastanza assurda la proposta di alcune parlamentari di introdurre le quote rosa nella legge elettorale.

La mia opinione è che le donne non debbano ambire alla politica o a qualsiasi altra carica di responsabilità per gentile concessione degli uomini.
Non credo che nel 2014 dobbiamo ancora star qui a dimostrare che le donne sono capaci almeno quanto gli uomini.

La politica non fa niente per agevolare l’affermazione delle donne nella società, ma allo stesso tempo chiede parità di rappresentanza in parlamento.
Se, invece di indossare ridicole magliette bianche, le nostre parlamentari si impegnassero maggiormente per creare strumenti di welfare capaci di supportare le donne che lavorano, avrebbero reso un servizio migliore al paese e a loro stesse.

Quando arriverà il giorno in cui capiremo che i cambiamenti veri nella società si realizzano evolvendo il nostro pensiero e non creando nuove leggi, sarà comunque sempre troppo tardi.

Luca

Foto | Repubblica (Napolitano nomina cavaliere Lucia Annibali, sfregiata con l’acido dall’ex-fidanzato)

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libri

L’albero dei fiori viola

Ho letto il romanzo di Sahar Delijani, L’albero dei fiori viola, il racconto, attraverso tre generazioni di donne, della Rivoluzione Islamica in Iran.
E’ un libro molto bello, una saga famigliare che ricorda i romanzi di alcuni autori sudamericani.
E’ soprattutto un libro che ti fa conoscere qualcosa di più dell’Iran.

perché qui (in Italia), a migliaia di chilometri di distanza, la Storia non è qualcosa che ti riguarda così brutalmente. È un filmato che vedi al telegiornale, è meno fisica, meno reale. Le parole sono più facili da pronunciare, più leggere. I gesti meno inibiti, gli sguardi meno prudenti, i sentimenti meno faticosi, meno confusi dal senso di colpa, dal bisogno di condannare e vendicarsi, di redimere un’intera nazione. Ogni parola non è il simbolo di qualcosa di più alto e nobile o di più vile e miserabile, ogni azione non è un segno di sfida o di conformismo, ogni silenzio non è il tentativo di comprendere da che parte stia l’interlocutore, e ogni sforzo per costruire la propria felicità non è soltanto una sciagurata deviazione dalla lotta per il bene del Paese. Lontano da quella terra, i loro occhi non si muovono più alla ricerca di possibili minacce da cui mettersi al riparo, le loro orecchie non sono più dei radar ipersensibili costretti a captare ogni sussurro. Qui possono fare un passo indietro, osservare, contemplare, trarre conclusioni, e amare, amare senza temere il peggio, senza ritrovarsi dita puntate contro, senza dover fare i conti ogni giorno con l’odore del sangue nelle narici.

Luca

Boicottare cosa e soprattutto chi?

Stamattina arrivando in ufficio mi sono ascoltato il podcast della Zanzara e mi sono beccato la versione integrale dell’ormai celebre intervento di Guido Barilla contro le famiglie omosessuali.
Che poi è stato un intervento diretto soprattutto contro le donne, ma questo è un altro discorso.

Non è di questo che volevo parlare, quanto della reazione che queste affermazioni hanno suscitato.

E’ evidente che Barilla abbia detto una cosa che sarebbe stata accettabile nell’Italia che viene mostrata nei suoi spot, un’idea di paese che potrebbe andar bene nel 1962, ma che nel 2013 sa di vecchio e induce empatia probabilmente soltanto nelle nonne meno sveglie che poi si comprano i tortiglioni al supermercato.

Il danno di immagine che nel 2013 un’affermazione come la sua può creare ad un’azienda è notevole, tanto che si è scusato pubblicamente, ritrattando quello che aveva detto poche ore prima.

Detto questo, trovo più intollerabile delle sue affermazioni, l’ottusità di alcune catene di sdegno che sono nate come funghi in rete.
Ho trovato particolarmente idiota l’idea di promuovere un boicottaggio dei prodotti Barilla.
Perché i boicottaggi, non colpiscono il proprietario di un azienda.
Colpiscono le sue vendite e il suo fatturato.

Andateglielo a spiegare voi all’operaio gay che lavorava in Barilla e che tra qualche mese sarà licenziato in seguito al successo del boicottaggio.
Cerchiamo di fare le persone serie.

Se le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, tanto meno quelle degli amministratori delegati devono ricadere sulle persone che lavorano per lui.
Se proprio vi prudono le mani dalla voglia di lanciare una petizione in rete, chiedete che Barilla lasci il suo ruolo nell’azienda di famiglia.
Ma la pasta Barilla oggi non è meno buona di ieri e non credo che conosciate le opinioni personali dei proprietari delle aziende concorrenti.

Luca