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Abbiamo sospeso la democrazia?

Lo so che in questo momento così difficile serve coesione.
Lo so bene.
Vorrei però che ragionassimo già da ora su quello che sta succedendo nel nostro paese.

Un governo, legittimamente fiduciato da un parlamento che noi abbiamo eletto, ha deciso di sospendere alcuni diritti fondamentali dei cittadini italiani. La libertà di movimento, tra tutte.
Lo ha fatto per un motivo molto valido, che è quello di arginare un’epidemia che rischia di far crollare il nostro sistema sanitario ed assistenziale.
Il motivo è quindi assolutamente valido, ma siamo di fronte sicuramente alla più importante sospensione dei principali diritti democratici dal dopo guerra ad oggi.
Quindi, dicevamo, 15 persone, riunite in consiglio, hanno deciso di sospendere alcuni diritti democratici fondamentali e lo hanno fatto senza nemmeno un passaggio parlamentale.
Hanno sospeso anche le elezioni amministrative ed era ovviamente giusto che lo facessero.
Nel frattempo il parlamento, per motivi sanitari, non si riunisce.
Ci ritroviamo quindi nella condizione in cui il governo in carica di fatto non può essere sfiduciato e potrebbe restare in carica pur senza avere di fatto una maggioranza parlamentare reale.
Tutto questo mentre sta decidendo di limitare ancora di più i diritti dei cittadini, prendendo misure che potrebbero essere controproducenti, come limitare l’orario di apertura dei supermercati; misure che sono state richieste dai governatori di alcune Regioni, ma che sono state anche molto contestate da altri.

Abbiamo, di fatto, l’esercito nelle strade.
E le persone sono felici e si sentono rassicurate.

Ecco, un giorno questa situazione dovrà tornare al punto di partenza.
Dovremo ritornare ad uno stato di democrazia normale.

Io credo che ritornare allo stato iniziale, con un governo che decide tutto, con i militari che ti controllano se esci a fare due passi, con qualcuno che decide se e quando puoi fare le cose che eri abituato a fare, ritornare allo stato iniziale, dicevo, non sarà né scontato e né banale.

Viviamo in un paese in cui, nel Marzo 2020, i diritti democratici dei cittadini sono stati sospesi a tempo indeterminato.

Se siete contenti, sono contento per voi.
Io continuo ad essere preoccupato.

Sarebbe bene che iniziassimo a parlare anche di queste cose, invece di rispondere, a qualsiasi domanda di chiarimento, con il ritornello “State a casa!”.
Io a casa ci resto anche, ma fate in modo di contingentare bene le limitazioni della nostra libertà.
Perché tutto ha un costo e mi pare che ci sia una grossa sottovalutazione degli effetti che questo stato di emergenza potrà portare alla nostra democrazia.

Luca

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vivere

Quanto ci piace l’intransigenza sulle vite degli altri

Oggi Luca Sofri ha scritto una cosa che condivido molto e che sostanzialmente ricorda come la paura, lecita e giustificata, del coronavirus ci stia facendo andare verso un clima di intolleranza e di intransigenza.

Stiamo diventando – un pezzetto alla volta, piano piano – più intolleranti, più desiderosi di intransigenza, più inclini alla disciplina imposta con le cattive, e senza andare per il sottile.
Senza pensarci troppo.

È normale, certo. È motivato, spesso. È bene?
Voi fateci caso.

Lo stiamo notando in molti. C’è un clima di caccia all’untore che è, sinceramente, insopportabile.
Siamo diventati improvvisamente tutti dei cittadini modello, sempre pronti a rimarcare agli altri le loro mancanze in termini di prevenzione sanitaria.
Si sfocia spesso addirittura nell’automortificazione; vedo gente in macchina da sola con la mascherina ed è una visione, permettetemi, un po’ ridicola.

Ieri alla radio sentivo un promo nel quale dicevano, più o meno: “Domani alle 11 tutte le radio trasmetteranno l’inno nazionale per proclamare l’orgoglio di essere italiani”.
Ecco, ma orgoglio di che cosa, esattamente?
Orgoglio di essere colpiti da un’epidemia?

Siccome vi conosco a voialtri e lo so che il patriottismo in Italia è separato dal fascismo da un filo sottilissimo, ecco, menatevela meno con gli inni nazionali, le reprimenda sui social a chi viola le regole e le cacce agli untori.
Perché il coronavirus magari ci uccide tuttti.
Ma, se non lo fa, dovremo prima o poi tornare ad una vita più o meno normale.
E non vorrei ritrovarmi a vivere in un paese di gendarmi che alle 18 in punto cantano l’inno nazionale dal balcone e poi vanno a menare i disgraziati che si danno la mano mentre passeggiano.

Perché la vita è complicata per tutti in questo periodo; non sappiamo come e quando ne usciremo.
State buoni, comportatevi bene, ma fateci la grazia di avere pietà di noi che, a differenza vostra, a volte siamo imperfetti e, Dio non voglia, a volte potremmo perfino sbagliare e, non sia mai, potremmo addirittura violare dei codici di comportamento che ci hanno, forse giustamente, imposto.

Quindi state calmini e forse riusciremo ad uscire da questa crisi senza menarci tra di noi.

Luca

La foto della Myss l’ho trovata in giro. Se è di qualcuno, segnalatemelo, la rimuovo, la brucio, faccio quello che mi dite. Abbiate pietà.