Giacinto, detto Marco

Chi muore ha sempre ragione.
Pannella era una persona che la ragione se la prendeva sempre per sé, figuriamoci se non gliela possiamo concedere in questi giorni.

Fa sorridere chi oggi manda messaggi di apprezzamento ad un politico che “anche se la pensava diversamente da me, ho comunque sempre rispettato la sua passione”.
Fa sorridere, perché a me pare difficile scindere Pannella dalle sue idee e dalle sue battaglie.
Pannella non sarebbe stato Pannella senza le sue idee così ben delineate e definite.
Solo che erano idee non incasellabili dentro una delle nostre banali convenzioni con cui siamo soliti suddividere la politica.
Pannella era di destra, era di sinistra, era di centro, era perfino cristiano in certe sue commoventi battaglie per la fame nel mondo o per i diritti delle minoranze religiose.

Per questo poi rimanevamo tutti sorpresi quando lo vedevamo una volta candidarsi con Berlusconi, la volta successiva con il centro-sinistra o la volta dopo ancora con i reduci dei socialisti.
Perché le battaglie di Pannella sono sempre state, se me lo concedete, extra-parlamentari.
Erano battaglie troppo alte e troppo universali per poter essere sbrigate nelle piccole, piccolissime attività di un parlamento abituato a non volgere mai lo sguardo più in là delle elezioni successive.

Io, pur non avendolo mai votato, sono sempre stato affascinato dal suo carisma, da quei suoi pensieri che potevi riuscire a districare soltanto dopo esserti fatto l’orecchio ad ascoltarlo nelle sue interminabili trasmissioni della domenica sera su Radio Radicale con Massimo Bordin.

Marco Pannella ha condotto battaglie sacrosante, molte giuste, alcune forse sbagliate, tutte però sempre rivolte alla sua idea di migliorare il mondo e di far star meglio le persone.

Giacinto, detto Marco era un pazzo egocentrico, megalomane come solo una persona con il suo carisma può essere.
Da anni non riuscivamo più a capirlo.
Troppe idee in quella testa, troppe cose da dire tutte insieme, tutte urgenti, tutte importanti.
Non aveva più tempo.

È stato sicuramente uno dei politici più belli che abbiamo avuto in Italia.

Se ne è andato in un modo splendido, accogliendo, nella cucina della sua mansarda romana, amici e compagni che in questi ultimi mesi sono passati a salutarlo.
Se ne è andato vivendo fino all’ultimo giorno la sua malattia, dopo che per 50 anni ci ha rotto le palle con l’eutanasia.
L’ho detto, le idee di Pannella non sono mai state incasellabili.

Su Radio Radicale trovate un video che ne racconta tutta la storia.
Vi ho linkato qui sotto il punto in cui vengono mostrati alcuni minuti di un dibattito televisivo.
Era il 1983, con lui in studio c’erano Andreotti e Marianetti (prima CGIL, poi deputato socialista).

È un pezzo commovente.

Marco Pannella era un gigante.
Non ne vedremo più di politici come lui.

Luca

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politica

Di legge elettorale, preferenze, Renzi, Cuperlo e Berlusconi

Matteo Renzi ha in questo momento una unica priorità.
Fare presto.
Se nei primi 2-3 mesi della sua segreteria, prima delle elezioni europee, non porta a casa qualche risultato, finirà per essere fagocitato dalle sabbie mobili che avvolgono la politica italiana.

Avete tutti gridato a gran voce la necessità di cambiare la legge elettorale.
Sono 20 anni che in TV e sui giornali i commentatori ne parlano.
Ora perfino la Consulta ci ha imposto di cambiarla.
Bene, cambiamo la legge elettorale.

Una legge elettorale rispetto ad un’altra non cambia niente nell’assetto politico.
Niente.
Pure le preferenze, che sono un altro mantra venuto alla ribalta negli ultimi anni, sono uno specchietto per le allodole.
Per essere candidato, bisogna che il tuo partito ti scelga, per cui le liste elettorali sono comunque liste di nominati.
Fingendo poi per un attimo di non conoscere tutte le controindicazioni legate al voto di scambio che le preferenze si portano dietro in un paese di disonesti come il nostro.

Se proprio la legge elettorale dobbiamo cambiarla, e dobbiamo farlo perché ce l’ha ordinato la Consulta, il PD deve trovare degli interlocutori. E Renzi ne ha parlato con Berlusconi che, fino a prova contraria, è stato votato per 20 anni da una gran parte di italiani e controlla una parte significativa del parlamento.
Berlusconi è pregiudicato? Lo sappiamo, ma questo è il paese che ci ritroviamo, dobbiamo prenderne atto.
Del resto, quando abbiamo dovuto farci insieme un governo, non ci siamo stracciati le vesti.
Cuperlo, Fassina e gli altri, in questo mi sono sembrati a dir poco incoerenti.

Chi oggi critica Renzi, ieri ha costruito le larghe intese con Berlusconi, non ha cambiato la legge elettorale in passato e non l’avrebbe cambiata nemmeno a questo giro.
Aspettate un attimo.
Se Renzi riesce a portare in fondo le riforme che ha promesso, allora avrà avuto ragione lui.
Se non ci riesce, avrete avuto ragione voi.
E potrete tornare a promettere di fare grandi riforme, senza far niente per i prossimi venti anni, cosa che avete dimostrato di saper fare in modo mirabile.

Ma aspettate un paio di mesi.
Noi vi abbiamo aspettato per 20 anni.

Luca

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Venti anni di fallimenti in un tweet

Questo ingenuo tweet di Gad Lerner è una esemplificazione perfetta della spocchia e dello snobismo che ha ispirato i fallimenti elettorali del centro-sinistra negli ultimi venti anni.
L’avversario politico è una persona da schifare, non qualcuno con cui confrontarsi.

Se vuoi vincere, devi essere inclusivo, non devi far sentire indegno chi in passato ha votato per quello che tu ritieni essere una persona sporca, da evitare.
Il berlusconismo non avrebbe potuto far niente senza il sostegno degli antiberlusconiani di professione.

Luca

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E quindi, chi hai votato alle primarie del PD?

Partiamo dalla fine.
Ho votato per Matteo Renzi, nonostante il renzismo ed i renziani dell’ultima ora che hanno seriamente rischiato di non farmi andare a votare a queste primarie.

Una premessa. Per me queste primarie sono state comunque un successo, perché vedere come candidati Matteo Renzi e Pippo Civati, era per me già motivo di grande soddisfazione. Soltanto un anno fa sarebbe stato impensabile. Ma è stata l’unica previsione politica che ho azzeccato in vita mia.

Ripeto per la millesima volta che, secondo me, la configurazione giusta sarebbe stata quella con Pippo Civati segretario del partito e Matteo Renzi candidato Premier, ma questo, soprattutto per responsabilità di loro due, non è stato possibile e allora ben venga Renzi Segretario.

Ho votato Renzi perché la penso come lui su quasi tutto e perché penso che sia l’unico politico capace di scardinare il partito e di vincere in una competizione elettorale. Avrei voluto votare Civati, per la stima che ho per lui, ma alcune sue posizioni forti non mi convincono, su tutte la TAV e l’idea di una grande sinistra con SEL, che è un’idea bocciata dalla storia. Della campagna elettorale di Civati mi ha poi stancato la sua ossessione per i 101 che non hanno votato Prodi al momento di scegliere il Presidente della Repubblica, perché sul merito aveva ragione, ma alla lunga è un argomento che stanca e che non serve a niente e a nessuno.

A chi dice che oggi si celebra la fine del Partito Democratico, vorrei chiedere una cosa. State parlando del partito, la cui classe dirigente ha deciso di candidare Cuperlo, andando incontro ad una sconfitta elettorale clamorosa, rischiando di essere battuti perfino da Civati che era praticamente un battitore libero, senza nessun notabile del partito a supportarlo? Se è questo il PD, allora sarebbe morto alle prossime elezioni, è stata soltanto accelerata la sua scomparsa, non vi preoccupate.

A chi, invece dice che il PD è stato svenduto alla destra del partito, vorrei chiedere una cosa. Stiamo parlando del partito che fino a due settimane fa sosteneva un governo insieme a Berlusconi e che oggi lo sostiene insieme a Cicchitto, Alfano, Formigoni, Quagliarello e Giovanardi? Stiamo parlando del partito che in venti anni non è mai riuscito a prendere una posizione seria su unioni civili (non parliamo di matrimoni gay), fecondazione assistita, obiezione di coscienza alla 194, scuola pubblica e mille altre tematiche di sinistra? Se è questo il partito di sinistra di cui oggi iniziate a sentire la mancanza, potete stare sereni. Non era un partito di sinistra.
Al PD, di sinistra, era rimasto soltanto un rapporto malato con la CGIL, che l’ha inchiodato a mantenere posizioni novecentesche sui diritti dei lavoratori, occupandosi soltanto di pensionati e dipendenti pubblici, e dimenticandosi dei giovani, dei precari e soprattutto di chi merita di lavorare indipendetemente dall’iscrizione o meno al sindacato.

Renzi può cambiare quest’ordine di cose, proponendo un’impostazione più liberal del partito.
Se essere di sinistra significa essere la CGIL, allora la sinistra può morire.
Se essere di sinistra significa portare avanti la meritocrazia, tenendo a freno la spesa pubblica, ma avendo sempre un occhio per la classe media e per le classi più svantaggiate, affermando la laicità dello stato, allora la vittoria di Renzi può essere il primo passo verso la costruzione di questa nuova sinistra.

Oggi è un buon giorno per la sinistra moderna.
Spero di non sbagliarmi.

Luca

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Che ci frega a noi della sentenza della Corte Costituzionale?

Ce ne dovrebbe fregare.
Soprattutto a chi vorrebbe veder fare un passetto in avanti a questo paese.

Lo spiega bene Christian Rocca.

La decisione della Corte Costituzionale di rottamare la legge elettorale e di tornare, di fatto, al proporzionale puro della prima Repubblica è una catastrofe. Una catastrofe. Altro che i declassamenti delle agenzie di rating. Se il Parlamento non cambierà subito il metodo di elezione di deputati e senatori l’Italia diventerà ingovernabile (sì, molto più di adesso). Ma è difficile, anzi improbabile, una modifica. Il proporzionale dell’ingovernabilità conviene a moltissimi: a Grillo, ad Alfano, a Berlusconi, a Casini, a Vendola e al governo Letta. Conviene a chi sa che non potrà vincere le elezioni, ai conservatori di destra e di sinistra, ai tiratori a campare. Avevamo una sola speranza per provare a salvare l’Italia: la leva del voto anticipato in mano a Renzi per costringere nelle prossime settimane il governo a fare subito le riforme. Era una congiunzione astrale irripetibile: o le riforme o il voto anticipato (e probabile governo Renzi). Era un win-win per l’Italia.
Ora Renzi non c’è l’ha più quella leva: l’unico che non può andare al voto con il proporzionale è proprio lui, perché non potrà più vincere (non potrà vincere nessuno) e il suo impatto innovativo sulla politica Italiana si è immediatamente attenuato. Dove non sono riusciti gli ex comunisti, a fermare la spinta modernizzatrice di Renzi, sono invece riusciti i giudici costituzionali (e chissà se ha avuto un ruolo il dottor Sottile Giuliano Amato in questa sentenza politica). Fossi un investitore non sarei ottimista sul futuro del paese. L’unica speranza è che Renzi si inventi qualcosa, non so cosa. Oppure che Enrico Letta rilanci e diventi lui il motore del cambiamento.

Luca