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Intanto, in Siria

Free Syrian Army fighters take positions behind a damaged car as they fire their weapons during an offensive against forces loyal to Syria's President Bashar al-Assad in Aleppo's Salaheddine neighbourhood, October 9, 2013. Tyres and other objects are set on fire to provide cover from the snipers loyal to Syria's President Bashar al-Assad.    REUTERS/Malek Alshemali (SYRIA - Tags: POLITICS CIVIL UNREST CONFLICT) MILITARY)

Una normale giornata di guerra ad Aleppo.
Ieri.
Tanto per ricordarci che abbiamo perfino rischiato di fare una guerra in Siria.
Sarebbe stato intollerabile.

Luca

Foto | Time.com

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L’ingenuità di chi non vuol vedere il male

Destruction Comes to Aleppo

Francesco Costa ha scritto un commento molto duro e realista sulla questione siriana.

Ve lo consiglio.

Ci aggiungo qualche mia riflessione.
Putin non è diventato pacifista. Assad non è diventato buono.
Il rinvio dell’attacco serve a loro e ad Obama.
Putin farà bella figura, Assad nasconderà quello che vuole nascondere, Obama eviterà un possibile voto contrario del Congresso.

Detto questo, alla fine, gli USA attaccheranno.

Obama non tenterà di favorire una transizione della Siria verso la democrazia.
Siamo arrivati tardi.
Non c’è un’opposizione democratica in Siria.

E quindi, che si fa?
Dice Francesco Costa:

La discussione che dovremmo fare riguarda la soluzione a quel problema: se esiste, e qual è. La cosa più probabile, dicono le persone che meglio conoscono la situazione, è che la soluzione non ci sia. Che il momento giusto per eventualmente dare una mano ai “ribelli buoni”, perdonatemi l’estrema semplificazione, sia stato oltre un anno fa e che oggi quella finestra si sia chiusa: complice anche l’inazione della comunità internazionale e la conclamata inutilità dell’ONU, la rivoluzione laica e democratica siriana è stata sbriciolata dall’esercito di Assad e fagocitata dai gruppi islamisti e da quelli che Domenico Quirico ha definito a metà “tra il banditismo e il fanatismo”.

Leggete il resoconto di Quirico dopo il sequestro, per capire cosa sia diventata la rivoluzione siriana.

E quindi, l’attacco degli USA è, con tutta probabilità, solamente rinviato.

Viste tutte le cose che ci siamo detti, allora l’attacco a cosa servirà?
Servirà unicamente come avvertimento contro Assad.
Perché i gas nervini non si possono usare in guerra.
Chi dice che non siano diversi dalle altre armi è in malafede od ingenuo.
Il gas non lo puoi indirizzare, colpisce a casaccio. Colpisce tutti.
I danni collaterali non sono più nemmeno tali.
Il gas è l’equivalente della bomba atomica ed è potenzialmente altrettanto devastante.

Un solo attacco statunitense su Tokyo, nel marzo del 1945, uccide 100mila persone (la bomba atomica sganciata su Hiroshima qualche mese dopo causerà più o meno lo stesso numero di vittime dirette).

E’ una situazione orribile, il mondo fa schifo, la guerra ancora di più.
Ma le azioni diplomatiche andavano intraprese un anno e mezzo fa.
Ora è tardi.

Si, mi direte, si interviene in Siria perché lo scacchiere mediorientale è cruciale, perché c’è il petrolio e perché c’è Israele, mentre nessuno si muove per fermare le guerre che insanguinano il mondo.
E’ probabile.
Ed è lo stesso motivo per il quale non ricordo digiuni o manifestazioni promosse per il Sudan o il Congo.

Luca

PS. la foto che vedete all’inizio del post la pubblicai quasi un anno fa. E’ un padre che piange suo figlio morto. Ucciso da un’autobomba suicida dei ribelli. Erano cattivi già un anno fa. Così, per dire.

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Frase del giorno

Ma ne ha detta anche un’altra notevole.

Luca

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No alla guerra, anche se la guerra c’è già

Rimango un po’ basito nel leggere dichiarazioni pubbliche e private di persone più o meno famose sul possibile attacco in Siria.

Molti dicono di essere contrari alla guerra.
Del resto, lo siamo tutti, o quasi.
Qui però non stiamo parlando di invadere l’Iraq per rovesciare un regime.
E nemmeno di dichiarare guerra all’Afghanistan perché offre copertura e riparo ai terroristi.

In Siria la guerra c’è già.
Da almeno un anno e mezzo.
Ed ha fatto almeno 100.000 morti e 2 milioni di profughi.

Poi, per carità, accetto tutte le prese di posizione, favorevoli o contrarie.
Ma se dite “No alla guerra!” aspettatevi che qualcuno vi batta su una spalla e vi dica “Amico, la guerra c’è già”.
E forse sarebbe giusto fare qualcosa per fermarla.

Più di un anno fa Amnesty Internationl rese pubblico un rapporto fatto da Donatella Ravera che aveva visitato la Siria.

Ovunque sia andata, ho incontrato persone stravolte che chiedevano perché il mondo stesse a guardare e non facesse nulla. Questa mancanza d’azione da parte della comunità internazionale non fa che incoraggiare ulteriori violazioni. Poiché la situazione continua a peggiorare e il computo delle vittime civili sale di giorno in giorno, la comunità internazionale deve agire per porre fine alla spirale di violenza.

Sarà la paternità ad avermi reso fragile, ma secondo me i bambini morti gassati per mano di Assad varrebbero l’attacco con droni contro postazioni siriane.

siria_gas
Bodies of children whom activists say were killed by gas attack in the Ghouta area, lay on floor in the eastern suburbs of Damascus August 21.(Mohamed Abdullah/Reuters)

E se l’attacco con i droni causasse vittime civili?
Li causerà di sicuro.
Abbiamo finora armato i ribelli, che non sono migliori del regime che combattono. La guerra la stiamo già facendo per interposta persona. Stiamo già facendo vittime civili.
Bisogna scegliere tra un male ed un altro male.
Assad continuerà la strage finché la comunità internazionale non interverrà.

Poi facciamo pure la nostra invocazione contro la guerra, diciamo la nostra preghierina e chi se ne frega.
Ma essere contrari ad un intervento militare contro la Siria non significa essere per la pace.
Significa semplicemente fregarsene del popolo siriano e girare la testa da un’altra parte.

Luca

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Che differenza c’è tra il possibile attacco alla Siria e quello all’Iraq?

In molti in queste ore fanno parallelismi tra l’attacco all’Iraq di Bush junior ed il possibile attacco alla Siria.
Sono cose del tutto diverse.

Daniele Ranieri, giornalista del Foglio che va spesso in Siria e i morti ammazzati li ha visti di persona ha elencato su Twitter alcune differenze principali.

1 Per chi si fosse messo in ascolto soltanto in questo momento, ricapitoliamo le differenze tra Iraq 2003 e Siria 2013.
2 In Iraq l’uso delle armi di distruzione di massa era “una minaccia” e fonti a cui potevamo fare riferimento erano governi e intelligence.
3 In Siria le armi di distruzione di massa sono usate sui civili.Lo dice Médecins Sans Frontières: 3.600 casi di esposizione a neurotossici. (qui il comunicato, ndr)
4 In Iraq c’è stata un’invasione di terra, a cui sono seguiti anni di guerriglia feroce, con perdite enormi tra i civili e tra i soldati.
5 In Siria ci sarebbe un attacco aereo limitato contro installazioni militari. L’ultima cosa che intendono fare è invadere con i soldati.
6 In Iraq c’era una dittatura brutale ma stabile. In Siria ci sono 1.000 morti a settimana e la situazione sta peggiorando.
7 Questione cristiani Siria. Mi chiedo se la religione cristiana va molto d’accordo con il gassare civili sunniti per tenerli al loro posto.
8 Questione cristiani, II. Assad appoggiava gli squadroni della morte che hanno distrutto la comunità cristiana in Iraq negli anni scorsi.
9 La minaccia dello strike internazionale aveva già prodotto effetti reali in Siria. Basi evacuate e interruzioni nei bombardamenti.

Questo è, invece il preambolo fatto da Daniele Ranieri.


Luca