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diritti umani

Il silenzio non è assenzo

È sempre imbarazzante parlare di violenza sulle donne, quando a farlo è un uomo.
Molti di noi uomini viviamo questo tema come se fosse estraneo a noi, come se dovessimo parlare di mestruazioni o di gravidanza.
Non ci riguarda.
Noi del resto siamo brave persone, non toccheremmo una donna con un dito o, come diceva un proverbio che mi declamava mia nonna quando mi azzuffavo con mia sorella:
“Una donna non si tocca neanche con un fiore”.

Eppure non è così, lo sappiamo bene che non è così.
Perché quella che in molto definiscono “cultura dello stupro” è qualcosa che ci sta dentro, a livello culturale, da cui non possiamo sentirci esclusi.

Succedono poi casi di cronaca, come quello di Palermo che, nella loro brutalità, ci fanno ritornare a pensare a noi, a come noi uomini siamo stati cresciuti, a quale visione dell’uomo e della donna abbiamo assimilato.

Sui social molte donne in questi giorni lamentano il fatto che nelle storie e nei post, sono pochissimi gli uomini ad aver preso posizione sul tema.
Ecco allora il mio contributo.

La prima cosa che verrebbe da dire è che non c’è niente da dire di fronte ad un atto di tale bestialità.
Eppure qualcosa da dire c’è.
Perché se un gruppo di uomini (smettete di chiamarli ragazzi) decide di portare in un luogo isolato una ragazza ubriaca e di abusare di lei, allora mi viene da chiedere com’è che, su sette uomini presenti, nessuno si sia messo di mezzo, abbia provato a far ragionare gli altri.
Sappiamo tutti quanto siano devastanti per il libero arbitrio le dinamiche del branco, ma se l’arbitrio è libero, allora ognuno è responsabile, non solo degli atti che fa, ma anche di quelli che non impedisce che facciano gli altri.

Se non mi fermo a soccorrere una persona vittima di un incidente stradale e posso essere incriminato per omissione di soccorso, allora, a maggior ragione, se partecipo ad una violenza, sono responsabile a tutti gli effetti.

Amnesty International, come tante altre associazioni sta portando avanti una campagna sul tema del consenso perché, la nostra cultura patriarcale maschilista, è inutile nasconderci, ci porta a considerare il corpo della donna un po’ come una cosa nostra.

amnesty consenso 2

Per cui, se una ragazza si veste in modo provocante, evidentemente è in cerca di un uomo con cui fare del sesso e quest’uomo si sentirà assolto dal fatto di aver visto un corpo evidentemente a sua disposizione.
Sono meccanismi culturali difficili da scardinare che, i più avveduti combattono, mentre gli uomini meno senzienti cavalcano, sentendosi giustificati a disporre del corpo delle donne, anche quando sono ubriache e quindi non capaci di intendere e di volere.

In tutto questo, come sempre, il ruolo degli adulti non è quello di fare ramanzine, ma di dare il buon esempio.
Amando e rispettando le donne, permettendo loro di essere padrone del loro corpo e delle loro scelte, ammirando le loro capacità e rispettando la loro libertà, anche sessuale.
Tutto molto bello, ma tutto molto difficile da mettere in pratica in una società in cui siamo stati abituati a leggere la realtà in modo del tutto diverso, tutto incentrato e focalizzato sulla dominanza del maschio.

Quindi, l’unica cosa da fare, come sempre è quella di provare ad essere brave persone, bravi ragazzi, bravi uomini, bravi compagni.
Tutto il resto, dalla castrazione chimica tanto cara ai fasci, al “buttiamo via la chiave”, al “se lo facessero a mia figlia li ucciderei tutti”, non serve a niente, serve solo ad avvelenare i pozzi e ci impedisce di pensare lucidamente.

Indigniamoci meno e comportiamoci meglio.
Da oggi, da ora, da subito.

Luca

Immagini | Amnesty International

Una risposta su “Il silenzio non è assenzo”

consiglio anche https://theheavymeta.substack.com/p/la-mia-tragedia-il-tuo-content
“con ogni incidente di questo tipo che finisce in cronaca, aumenta il numero degli uomini che entrano in maniera visibile e centrata nella conversazione sulla cultura maschile e sulla responsabilità degli uomini nel cambiamento. C’è qualcosa nell’aria, non so se lo fiuto solo io o se l’abbiano percepito anche altre persone, comunque io me la rischio e lo dico: fratelli, vi vediamo. Andate avanti così, se c’è da aggiustare il tiro ci faremo sentire.”

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