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Battute a parte, chi era Kim Jong-il?

Nei giorni scorsi ha fatto abbastanza scalpore una dichiarazione di Marco Rizzo, scritta nel suo profilo Facebook, con la quale esprimeva solidarietà al popolo nordcoreano per la scomparsa del caro leader.

In tanti abbiamo ridacchiato per le eccentriche stranezze di Kim Jong-il e per le sceneggiate tragiche del suo popolo.

Dopo le risatine, sarà bene ricordare che Kim Jong-il è stato un tiranno feroce e spietato con gli oppositori.

Lo fa Amnesty International.

Da anni, Amnesty International documenta l’abissale mancanza di rispetto dei diritti umani in Corea del Nord.

La libertà di espressione e di associazione è quasi inesistente. Centinaia di migliaia di persone che sono ritenute opporsi allo stato sono detenute in campi come la nota struttura di Yodok, dove si trovano famiglie fino a tre generazioni. I detenuti sono costretti a lavorare duro, fino a 12 ore al giorno.

Allo stesso tempo, oltre un terzo della popolazione soffre per insufficienza di cibo e il sistema sanitario è in grave declino. Amnesty International ha appreso che ci sono persone che sopravvivono mangiando cortecce ed erbe, che vengono usati aghi non sterilizzati e che interventi chirurgici anche complessi vengono effettuati senza anestesia.

Mentre il mondo è preoccupato per il futuro della popolazione nordcoreana, Marco Rizzo, dopo le polemiche, tanto per non tradire sé stesso, ha condiviso questa nota:

Il Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba ha decretato il LUTTO UFFICIALE per la morte del compagno KIM JONG IL, Presidente del Comitato di Difesa Nazionale e Segretario Generale del Partito del Lavoro della Repubblica Popolare Democratica della Corea, nei giorni 20, 21 e 22 dicembre.

Mentre è vigente il LUTTO UFFICIALE, la bandiera nazionale sarà issata a mezz’asta negli edifici pubblici e nelle istituzioni militari.

Serve dire altro?

Luca

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50 anni di Amnesty

Cinquanta anni fa, il 28 Maggio 1961, Peter Benenson, un avvocato inglese, scrisse un articolo sull’Observer, intitolato “I prigionieri dimenticati” fondando di fatto Amnesty International.

Aprite il vostro quotidiano un qualsiasi giorno della settimana e troverete la notizia di qualcuno, da qualche parte del mondo, che è stato imprigionato, torturato o ucciso poiché le sue opinioni e la sua religione sono inaccettabili per il suo governo. Ci sono milioni di persone in prigione in queste condizioni, sempre in aumento.

Il lettore del quotidiano percepisce un fastidioso senso d’impotenza. Ma se questi sentimenti di disgusto ovunque nel mondo potessero essere uniti in un’azione comune qualcosa di efficace potrebbe essere fatto.

Un candela circondata da un filo spinato.
Questa l’icona ed anche la missione di Amnesty in questi cinquanta anni.

Quando ho acceso la prima candela di Amnesty avevo in mente un vecchio proverbio cinese: ‘Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità’. Questo è anche oggi il motto per noi di Amnesty.
(Peter Benenson)

Luca

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Il rapporto Amnesty 2011

Amnesty International ha pubblicato il suo rapporto 2011.
Val sempre la pena dargli un occhio.

Soprattutto alla sezione riguardante il nostro paese (qui il PDF).
Questo l’abstract:

I diritti dei rom hanno continuato a essere violati e gli sgomberi forzati hanno contribuito a spingere sempre più nella povertà e nell’emarginazione le persone colpite. Commenti dispregiativi e discriminatori formulati da politici nei confronti di rom, migranti e persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender hanno alimentato un clima di crescente intolleranza. Ci sono state nuove violente aggressioni omofobe. I richiedenti asilo non hanno potuto accedere a procedure efficaci per ottenere protezione internazionale. Sono continuate le segnalazioni di maltrattamenti a opera di agenti delle forze di polizia o di sicurezza. Non sono cessate le preoccupazioni circa l’accuratezza delle indagini sui decessi in carcere e su presunti maltrattamenti. L’Italia ha rifiutato di introdurre il reato di tortura nella legislazione nazionale.

Luca

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Lampedusa

Su Lampedusa si può pensare qualsiasi cosa, ma le responsabilità dello sfacelo sono chiare e sono da ascrivere tutte al Governo ed al Ministro degli Interni in particolare.
Sapevamo da mesi che uno straordinario flusso migratorio proveniente dal Nord-Africa sarebbe sorto in seguito alle crisi in quei paesi.
Era proprio il centro-destra a paventarlo.
Hanno speso mesi gridando al futuro disastro.

Ma non hanno fatto niente per affrontarlo.
A pagarne le conseguenze sono gli immigrati e gli abitanti di Lampedusa, che vedono la loro isola ridotta ad un immondezzaio.

La situazione sanitaria è drammatica, come riferisce Medici Senza Frontiere:

La maggioranza delle persone finora arrivate provengono dalla Tunisia, ma abbiamo assistito a sbarchi di persone che erano partite dalla Libia e che venivano dalla Somalia, dal Sudan, dall’Eritrea, dalla Nigeria, dal Gambia. Siamo particolarmente preoccupati per queste persone che arrivano dalla Libia e che hanno dovuto affrontare una traversata più lunga, logorante e pericolosa.
Senza un concreto adeguamento delle strutture igienico-sanitarie, le nostre azioni sono una goccia nell’oceano. Le condizioni di accoglienza sono intollerabili per la salute delle persone e per la dignità umana.

Anche Amnesty International ha visitato Lampedusa.

Una delegazione di Amnesty International presente sull’isola di Lampedusa ha affermato oggi che migliaia di persone, molte delle quali hanno lasciato il Nord Africa a seguito delle recenti rivolte, sono lasciate in condizioni “agghiaccianti”. Questa è la valutazione fatta dalla delegazione dell’organizzazione per i diritti umani, mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si impegnava a “liberare Lampedusa in 48-60 ore”.

“Il governo italiano deve immediatamente affrontare questa crisi umanitaria, che è stata causata dal non aver predisposto in modo ordinato e tempestivo i trasferimenti da Lampedusa verso altre strutture in Italia” – ha dichiarato Anneliese Baldaccini, componente della delegazione di Amnesty International inviata sull’isola.

Circa 22.000 persone sono arrivate a Lampedusa nelle ultime settimane e molte sono state già trasferite altrove in Italia.

A molte delle persone che si trovano a Lampedusa, come verificato dalla delegazione di Amnesty International, non è stata fornita l’assistenza umanitaria di base, come un riparo, cure mediche, stuoie, coperte e accesso a servizi igienico – sanitari. Migliaia continuano a dormire all’aperto.

Il sistema di esame individuale per accertare potenziali bisogni di protezione è al collasso.

“I bisogni individuali di tutte le persone che raggiungono l’Italia devono essere esaminati in modo adeguato. A queste persone dev’essere garantito l’accesso a procedure effettive ed eque di asilo, ciò che non risulta al momento possibile a Lampedusa a causa della situazione caotica” – ha affermato Baldaccini.

Luca

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Se qualcuno sta guardando, la violenza si ferma

Via | Amnesty Canada