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Vedi che non sono poi solo

A volte scopro con piacere di non essere l’unico cattolico a pensarla in un certo modo.
Quando poi a pensarla come me è addirittura un vescovo, beh diciamo pure che è un trionfo.

L’altro giorno avevo goduto nel leggere su La Stampa l’intervista a Monsignor Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa e vicepresidente uscente della Cei.
Non ero riuscito a trovare l’articolo online.
L’ho trovato oggi, grazie a Luca Sofri.

Ecco i passaggi secondo me più significativi:

Purtroppo sono i movimenti cattolici che hanno questa mania degli striscioni e delle bandiere. Ovunque vadano non sono capaci di stare normalmente in mezzo alla gente. Li abbiamo visti ai raduni di Loreto, al Family day, alle udienze papale del mercoledì. Purtroppo le associazioni e i movimenti ecclesiali hanno questa mania di presenzialismo e di visibilità e così si diventa più papalini del Papa. C’è il rischio di un effetto-boomerang che faccia rinascere umori anticlericali.

E’ possibile anche qui che tutta questa presenza cattolica nella vita pubblica ottenga il risultato opposto a quello sperato.. Di sicuro bisogna stare attenti a non esasperare le divisioni e a non alzare troppi steccati. Occorre piuttosto cercare di trovare punti di approccio, di riferimento e di dialogo.

Il grosso pericolo e l’errore è che la Chiesa si faccia dettare l’agenda dagli atei devoti e dai teocon. Tanto più che sulla cattolicità di queste persone si può sicuramente avere più di qualche dubbio. Guai se la Chiesa deve farsi difendere da loro. E’ un momento difficile. Dobbbiamo stare attenti che la fede non diventi “instrumentum regni” per chi invece di servire la Chiesa, se ne serve in logiche di potere. E’ un’operazione tanto più pericolosa perché avviene nel vuoto di una politica di alto livello.

Se dobbiamo andare dietro alle bandiere degli atei devoti e dei tecon, c’è di che temere. E’ sicuramente un errore che vengono avanti gli opportunisti che approfittano delle situazioni di crisi per consolidare questa difesa della Chiesa che poi è molto superficiale e molto formale. E che poi, in realtà, è una difesa di loro stessi.

Se non stiamo attenti la Chiesa rischia di essere tirata dentro in una guerra per bande e non c’è mai un momento in cui si possa fare una verifica seria e anche spietata su certi orientamenti. Ci risiamo sempre sui soliti problemi che poi di fatto sono insolubili, perché la difesa della famiglia è sacrosanta però sappiamo perfettamente che poi verranno fuori altre forme di unioni. La moratoria per l’aborto, per esempio, è un’altra invenzione estemporanea. Ma perché si è mai sentito un cattolico difendere l’aborto?


Sembra che Ferrara
non l’abbia presa bene.

Monsignor Plotti Santo Subito!

Luca

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politica religione

Il trappolone di Ferrara

Giuliano Ferrara è una vecchia volpe.
Sa di avere una notevole influenza su una buona parte di cattolici, e se ne approfitta.
La sua richiesta di una moratoria per l’aborto è strumentale.
E vi spiego perché.
Ferrara è un ateo devoto.
Non crede in Dio, ma, per contrastare l’integralismo islamico e difendere l’identità occidentale, finge di seguire i dettami della Chiesa.
A Ferrara non importa niente degli embrioni.
Probabilmente se li mangerebbe volentieri a colazione, ma sa bene quanto i temi etici siano l’argomento che più sta a cuore alla Chiesa.
Da qui nasce la sua messinscena di digiunare per chiedere una moratoria per l’aborto.

La Chiesa, vivendo un periodo di scarso appeal sull’opinione pubblica italiana, prende la palla al balzo e ringrazia Ferrara per l’assist.
Fingendo di non sapere che a Ferrara di Gesù Cristo non frega proprio niente.
Lo stesso atteggiamento lo abbiamo già visto nei confronti della Fallaci e di Marcello Pera, che con l’allora cardinale Ratzinger ci scrisse addirittura un libro.
Meglio un ateo devoto di un credente meno devoto?
Pare di si.

Ladri, puttane e Ferrara vi passeranno avanti nel regno dei cieli.

Luca

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diritti umani religione

Amnesty scrive a Bagnasco

Vi ho parlato ieri della condanna fatta da Mons. Bagnasco, Presidente della CEI, alla posizione di Amnesty International sull’aborto.

Paolo Pobbiati, Presidente di AI Italia, ha scritto una lettera a Bagnasco, il cui riassunto può essere questo:

Mai detto che l’aborto è un diritto umano, difendiamo le donne che hanno subito violenza sessuale.

Mi permetto di segnalarvi i passaggi salienti della lettera di Pobbiati:

I resoconti delle nostre missioni in Darfur sono pieni di testimonianze di donne che ci raccontano che preferiscono uscire loro dalle tende, perché se lo fanno gli uomini verranno uccisi dalle squadre della morte sudanesi, mentre loro, le donne, verranno ‘solo’ stuprate. In situazioni di guerra, lo stupro e’ diventato una vera e propria arma di distruzione di massa.
[…]
Alla violenza devastante dello stupro, queste donne devono aggiungere quella che poi ricevono dalla comunità di origine, che spesso le considera impure o addirittura responsabili di ciò che hanno subito.
Vengono isolate, allontanate, picchiate e talora uccise.

In tali condizioni, quali argomenti si possono imporre a una donna che sceglie di non portare avanti una gravidanza frutto di violenza, magari subita da quegli stessi uomini che un attimo prima hanno
massacrato, davanti ai suoi occhi, il marito e i figli?
[…]
Amnesty International non auspica, non chiede che una donna violentata abortisca, ma se decide di farlo, vogliamo che non sia obbligata a rischiare la propria salute. Chiediamo, inoltre, che non finisca in prigione per aver preso quella decisione.
[…]
Questo e’ il cuore della posizione di Amnesty International, che pero’ non trova menzione nelle Sue parole di ieri ne’ nelle precedenti dichiarazioni di altri autorevolissimi esponenti della Chiesa Cattolica.
[…]
Nel massimo rispetto per il Suo ruolo e per la Sua persona, Le chiedo la disponibilità a lavorare insieme ad Amnesty International perché si pongano in essere tutte le misure necessarie, legislative ma anche di educazione e informazione sulla salute sessuale e riproduttiva, affinché si riducano al massimo i rischi di gravidanze indesiderate e, di conseguenza, si riduca l’incidenza del ricorso all’aborto.

Dispiace che la CEI si sia scagliata così duramente contro un’associazione che da più di 30 anni si batte per il rispetto dei diritti umani degli uomini e delle donne di ogni parte del mondo.
Tra tutti gli esempi che potevano essere fatti per dimostrare la crisi morale del nostro paese, a me sembra che si poteva partire da qualche altra parte.

Ma contro le “derive che ci rendono ulteriormente avvertiti”, si può far ben poco.

Luca

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diritti umani

La legge 194

Non preoccupatevi.
Non sto per inpaludarmi in una discussione sull’aborto.

Sono cattolico.
Nessun uomo può decidere della vita di un altro uomo.
Per me il problema finisce qui.

Non si può però essere ciechi e sordi e rifiutare il confronto.
Specialmente quando nella discussione intervengono notizie che riportano alla cronaca casi come quello di Milano, dove per errore è stato soppresso il gemello “sano” (l’altro era affetto da Trisomia 21).

E’ evidente che la maggior parte della popolazione, tra cui una parte non piccola di cattolici, non ritiene sbagliato l’aborto, almeno in certi casi.
E non si capisce perché dovrebbe ritenerlo sbagliato se l’embrione non viene “percepito” come individuo.

In Italia l’aborto è regolamentato dalla legge 194 del 1978 che ritiene ammissibile l’interruzione di gravidanza anche dopo i primi novanta giorni di gravidanza (art. 6):

  • quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
  • quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

Quindi l’aborto selettivo di Milano è legale?
Sembrerebbe di si.

Resta il sentimento di autentico orrore per una società incapace di accogliere i suoi figli più indifesi.

Luca

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politica religione

E dai con questo referendum

Ultimo pensiero prima del voto.
Io ai quattro referendum voterò quattro NO. E fin qui rimaniamo nella rubrica “E chi se ne frega”.
I miei NO si riferiscono ad una mia convinzione precisa: “L’embrione è in potenza una persona, nessun uomo può decidere della vita di un altro uomo”. Quindi niente sperimentazione sugli embrioni. Niente embrioni sovranumerari. Niente embrioni congelati. E niente diagnosi preimpianto.
Questi niente valgono per me. Io farò il possibile per non tradire queste mie convinzioni.

Ma queste convinzioni sono anche quelle della morale cattolica. L’embrione non si tocca perché è un essere umano (non ancora persona): a voi la distinzione.
Non capisco perché tanti fautori dell’astensionismo, tra cui gli amici del Comitato Scienza e Vita, non ribattano ai promotori dei referendum con queste argomentazioni. Del resto è questo il motivo per cui difendono la legge 40, o no?
Perché quindi tentare di dimostrare che la ricerca sulle staminali embrionali non può portare ai risultati che si otterranno con la ricerca sulle staminali adulte. Come si fa oggi a sapere dove porterà la ricerca?
Non sarebbe più semplice affermare che si rifiuta la ricerca sugli embrioni, per lo stesso motivo per il quale si rifiuta la ricerca sulle persone?
Sembra di no. Si ha paura delle proprie idee. Si ha paura di dire chiaramente che ciò che spinge a difendere la legge 40 è una convinzione morale e religiosa, che non c’è nessun motivo scientifico.

La legge deve mettere dei paletti etici alla scienza, non deve suggerire alla scienza quale sia la ricerca sulla quale investire.
Non si può dire che la ricerca sulle staminali embrionali non porterà a niente, perché il giorno in cui portasse a dei risultati cosa dovremmo fare, dovremmo cambiare idea e cambiare la legge?

Tutta la questione sta in una domanda:
“L’embrione ha la dignità di una persona? Può un uomo deliberatamente decidere della sua esistenza?”
E su questo non ci può essere una via di mezzo. In questo ha ragione Fassino; se la legge 40 va bene, va cambiata anche la legge sull’aborto. Inutile nascondersi.

Io so soltanto ciò che secondo me è giusto. Ed in base alle mie convinzioni ho scelto come votare al referendum.
Ma ho scelto di scegliere. E quindi voterò.

Luca