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Renzi risponde (a Repubblica forse)

Ieri Matteo Renzi è stato ad Arcore da Berlusconi a chiedere conto dei soldi promessi per Firenze.
Repubblica deve ovviamente sempre buttare tutto sul ridicolo vedendo possibili inciuci ovunque.
Non riescono proprio a non dividere il mondo tra amici e nemici di Berlusconi.

Un’amicizia nata nella difficoltà, di quelle che possono prolungare i loro effetti ben oltre l’emergenza. Del resto non è da oggi che il Cavaliere tiene d’occhio quel ragazzo (classe 1975) così “promettente” e di successo, come piacciono a lui.
[…]
Da allora i due hanno continuato a seguirsi a distanza. Nel frattempo Renzi ha traslocato dalla provincia al comune, mentre Berlusconi ha fatto in tempo a perdere (2006) e rivincere (2008) le elezioni. Renzi è anche il dirigente che ha proposto di “rottamare” gli attuali capi del Pd, a partire da D’Alema, Veltroni e Bersani. Un “coraggio” che, in privato, Berlusconi non ha mancato di lodare.
[…]
Insomma, da una parte c’è un leader in cerca di giovani, che non vuole lasciare la sua eredità a quei “signori attempati”, “professionisti della politica che a cinquant’anni dovrebbero solo dedicarsi ai libri di memorie”. Dall’altra c’è un sindaco molto ambizioso che vuole fare politica rompendo gli schemi. E poi l’incontro di ieri ad Arcore, dove nemmeno i sindaci Pdl di Roma e Milano riescono più a farsi ricevere.

Matteo Renzi deve aver letto l’articolo su Repubblica ed ha raccontato in una nota su Facebook il suo incontro con Berlusconi ad Arcore:

Ieri ho incontrato Silvio Berlusconi, che mi ha gentilmente fissato l’appuntamento che gli avevo chiesto qualche settimana fa. Ho chiesto al Presidente del Consiglio di mantenere gli impegni per Firenze che il PDL si era preso in campagna elettorale, a partire dalla legge speciale. Per me un impegno in campagna elettorale va rispettato, sempre. Dieci giorni fa ho corso persino una Maratona per dimostrarlo (e ancora mi fanno male le gambe, ma avevo dato la mia parola).
[…]
Giusto o sbagliato, questo è il mio Paese. Lotterò fino all’ultimo giorno di campagna elettorale perché il centrosinistra torni a vincere, torni a sperare, torni a sorridere. Perché il Governo cambi. E lo farò giocandomi fino in fondo. Ma non sarò mai tra quelli che vivono di nemici e che gridano ai complotti. Finché il Governo è guidato da Berlusconi, io parlo con lui e con i suoi ministri. Anche quelli con cui faccio una fatica terribile…
Le ricostruzioni dei giornali sono molto divertenti: Berlusconi non mi ha detto che gli assomiglio né abbiamo parlato di rottamazione, come è ovvio. Abbiamo discusso delle questioni concrete che riguardano Firenze.
Qualcuno mi ha detto che non dovevo andare ad Arcore. Io gli incontri istituzionali del Comune li faccio in Palazzo Vecchio. Se il premier invece riceve nella sua abitazione, io vado nella sua abitazione e alla fine ringrazio dell’ospitalità. Vorrei essere chiaro: per Firenze, che è la mia città, quella per la quale ho giurato sulla Costituzione di fare bene il mio lavoro, io vado ad Arcore anche tutti i giorni se serve.
Buona giornata a tutti.
Matteo

Un giorno riconosceremo a Repubblica il male fatto al PD nella battaglia contro Berlusconi.
Perché se D’Alema e Veltroni si devono fare da parte, bisognerebbe che facessero lo stesso Scalfari e la sua band.

Luca

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politica

Fatti, non pugnette

renzi maratona

Intanto, Matteo Renzi ha mantenuto la promessa, e ieri ha finito la Maratona di Firenze.

Pure Linus gli fa i complimenti.

Fra quattro anni sarà pronto.

Giuro che, se fra quattro anni si candida alla segreteria del PD, e vince, la maratona la faccio pure io.
E batto pure i suoi 4:42.

Qui lo dico.

Luca

PS: se si candidasse prima della scadenza del mandato di sindaco di Firenze, l’impegno non vale, a meno che il titolare del blog non riscontri effettive possibilità di vittoria di Renzi.

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politica

Forse siamo proprio sulla buona strada

Gad Lerner stronca i rottamatori.
E, considerata la sua capacità di sentire il polso del paese, forse è una buona notizia.

La sua stroncatura è ovviamente cortese, ma il suo non capire le motivazioni della manifestazione della Leopolda ed il suo fermarsi alle apparenze, è il perfetto specchio di una certa sinistra colta e snob che è incapace di guardare un metro oltre il proprio naso.

La liturgia della nostra manifestazione milanese pro-Pisapia non ammiccava a improbabili giovanilismi. Non mi entusiasma, tanto per capirci, la scena di Matteo Renzi e Pippo Civati che guidano l’assemblea dei rottamatori del Pd da una consolle che li fa assomigliare a dj. Mentre apprezzo che vi abbiano partecipato tanti militanti, e che in tanti abbiano parlato grazie al metodo “europeo” dei cinque minuti a testa. Voglio dire che il Pd e il centrosinistra hanno bisogno vitale di queste spinte eccentriche e indisciplinate; a Milano è forte il presentimento di una partecipazione alle primarie che andrà al di là delle più rosee aspettative (centomila persone); la stessa definizione della leadership nazionale alternativa alla destra non potrà prescindere da questo bagno di democrazia.
Ecco, mi resta il dubbio antipatico che la leadership dei rottamatori oggi appaia più furba che colta, più rampante che servizievole. Spero di sbagliarmi.

Luca

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diario politica

Un sabato da rottamatore

renzi e civati

Mi sveglio alle 7:30, mi preparo, prendo la macchina e parto per Firenze.
Lo faccio tutti i giorni, ma oggi è Sabato.
Oggi c’è da fare la rivoluzione.
A Firenze.
Alla Stazione Leopolda.

Arrivo tra i primi, mi siedo accanto alla redazione del Post in trasferta che fa liveblogging e mi metto in ascolto.

Tanti relatori, ognuno parla cinque minuti, poi suona il gong ed avanti un altro.
Matteo e Pippo coordinano dal palco.
A volte mandano un video, leggono i commenti su Facebook e via con gli interventi.

Gli interventi sono tutti, o quasi, costruttivi.
Tutte idee per il PD.
L’applauso più grande va in saluto all’assemblea dei circoli che si tiene in contemporanea a Roma e durante la quale pare siano stati fischiati i rottamatori.

Che poi qui nessuno si sente rottamatore.
E’ che quando una classe dirigente è lì da 20 anni e perde da 20 anni e non è credibile perché le cose che promette per domani, ieri non l’ha realizzate, la voglia di aria nuova ti viene ed è naturale.

Esco dalla Leopolda che sono quasi le 20.
Sono stato ad ascoltare per nove ore.
Torno a casa soddisfatto e rinfrancato.

Sul domani ci sarà da vedere e da discutere.
Intanto, la Domenica sono intervenuti i big ed è stata redatta la Carta di Firenze.

Ci chiamano rottamatori.
Giudicate voi.

Luca

Noi.

Noi che abbiamo imparato a conoscere la politica con tangentopoli e il debito pubblico e che oggi troviamo la classe dirigente del Paese occupata a discutere di bunga bunga e società offshore.
Noi che nonostante quello che abbiamo visto, fin da bambini, crediamo nel bene comune, nella cosa pubblica, nell’impegno civile.

Noi che ci siamo riuniti a Firenze per ritrovare le parole della speranza. Noi che abbiamo voglia di incrociare i nostri sogni e non solo i nostri mouse. Noi che crediamo che questo tempo sia un tempo prezioso, bellissimo, difficile, inquietante, ma sia soprattutto il nostro tempo, l’unica occasione per provare a cambiare la realtà. Noi.

Noi vogliamo gridare all’Italia di questi giorni meschini, alla politica di questi cuori tristi, al degrado di una solitudine autoreferenziale, che si può credere in un’Italia più bella.

Sì, noi crediamo nella bellezza, che forse non salverà il mondo, ma può dare un senso al nostro impegno. La bellezza dei nostri paesaggi, delle nostre opere d’arte, delle nostre ricchezze culturali, certo. Ma soprattutto la bellezza delle relazioni personali, la bellezza di andare incontro all’altro privilegiando la curiosità sulla paura, la bellezza di uno stile di vita onesto e trasparente.

Da Firenze, patria di bellezza, ci mettiamo in gioco.
Senza pretendere posti, senza rivendicare spazi, senza invocare protezioni. Senza chiedere ad altri ciò che dobbiamo prenderci da soli.
Ci mettiamo in gioco perché pensiamo giusto che l’Italia recuperi il proprio ruolo nel mondo.
Ci mettiamo in gioco perché non vogliamo sprecare il nostro tempo.
Ci mettiamo in gioco perché abbiamo sogni concreti da condividere.

Ci accomuna il bisogno di cambiare questo Paese, un Paese con metà Parlamento, a metà prezzo, un Paese dalla parte dei promettenti e non dei conoscenti. Che permetta le unioni civili, come nei Paesi civili; che preferisca la banda larga al ponte sullo Stretto; che dica no al consumo di suolo, e sì al diritto di suolo e di cittadinanza. Un Paese in cui si possa scaricare tutto, scaricare tutti; che renda il lavoro meno incerto, e il sussidio più certo. Che passi dall’immobile al mobile, contro le rendite, e che riduca il debito pubblico, la nostra pesante eredità.

Vogliamo rispondere al cinismo con il civismo. Alla divisione con una visione. Alla polemica con la politica. E vogliamo farlo con la leggerezza di chi sa che il mondo non gira intorno al proprio ombelico e con la serietà di chi è capace anche di sorridere, non solo di lamentarsi.

Da Firenze, laboratorio di curiosità, vogliamo provare a declinare il coraggio contro la paura, condividendo un percorso di parole e di emozioni, di progetti e di sentimenti perché la prossima fermata sia davvero l’Italia. Un’Italia che oggi riparte dalla Stazione Leopolda, la Prossima Italia.

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diario politica

Si, ma alla fine, cosa farete a Firenze?

stazione leopolda

Sabato andrò a Firenze all’incontro organizzato da Pippo Civati e Matteo Renzi.
Ci sarà un sacco di gente e credo che ci sarà occasione soprattutto per ascoltare.
Il fare verrà, casomai, successivamente.

Ci vado perché vorrei far qualcosa per questo nostro disgraziato paese e perché le persone che stanno dietro questo evento sono probabilmente la parte migliore del PD.

Per i dettagli di cosa faremo e perché, c’è un vademecum.

Luca