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La casta di Siena

A Natale, sotto l’albero, ho trovato anche il libro che sta scuotendo le coscienze dei senesi: “La Casta di Siena” scritto da Raffaele Ascheri.

Il sottotitolo fa capire chiaramente quali siano gli obiettivi dell’autore:
“Acampa, Buoncristiani, Ceccherini, Ceccuzzi, Cenni, Mancini, Mussari”
Tra tutti, gli obiettivi preferiti di Ascheri sembrano essere Ceccherini (Presidente della Provincia), Acampa e Buoncristiani, mentre Cenni, così come nella vita reale, sembra avere un basso profilo nella storia.

Visti i presupposti, pensavo di trovarmi di fronte a chissà quante clamorose rivelazioni sul potere senese, ma sono rimasto deluso.
Ascheri si limita a portare prove per dimostrare quello che non è uno scoop, ma un dato di fatto acclarato e conosciuto da tutti.
Siena è governata da un monoblocco costituito dalla Banca, dalla Fondazione e dalle amministrazioni (comunale e provinciale), queste ultime a loro volta controllate dal Partito Democratico (già DS).
Nel monoblocco è entrata da alcuni anni anche la Curia, da quando almeno ha un suo rappresentate nella Fondazione.

Ascheri rimane sempre in superficie e non approfondisce mai le questioni anche se cita ed analizza tutte quelle più importanti (mancanza di alternanza politica, abusi edilizi, cementificazione del territorio, incendio nella curia, ampiamento dell’aeroporto) e oltretutto si limita a citare articoli ed interviste apparse sulla stampa locale e nazionale, non portando nessun nuovo contributo documentale e nessuna testimonianza diretta.
Un libro che è sicuramente costato poca fatica all’autore.

La Casta di Siena ha però sicuramente un grande merito ed è quello di colmare un vuoto lasciato dalla stampa locale che è completamente asservita al potere e che assolve in modo vergognoso al suo dovere di informare i cittadini.
Nel libro si trovano riflessioni che qualsiasi senese è in grado di fare, ma che non troveremo mai in nessun quotidiano cittadino.
Mancando editori disposti a farlo, il libro è stato stampato in proprio, nonostante risulti che sia stato il più venduto nel mese di Dicembre nelle librerie senesi.

Il demerito più grosso del libro è invece quello di aver mancato di citare quello che è il vero arbitro e grande burattinaio delle cose senesi: la massoneria.
Dimenticanza o colpevole omissione?

Su Radio Radicale potete ascoltarvi un’intervista all’autore del libro.

Luca

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Le risposte che non arrivano

“Ma te ce l’hai proprio fina con quel povero prete!”
Forse è questa la domanda che sorge a qualcuno di quelli, piuttosto numerosi a dire la verità, che in questi giorni hanno letto i miei post.

Non è un questione di simpatia o di antipatia.
E’ un problema di credibilità della nostra Chiesa.
Stiamo a lambiccarci il cervello per come fare passare ai nostri ragazzi il messaggio di Cristo, ci interroghiamo su come portare i ragazzi in parrocchia o nei gruppi piuttosto che al bar, e poi arrivano questi scandali che sembrano minare le fondamenta stesse del nostro operato.

I cattolici senesi in questi giorni se ne stanno alla finestra, con la bocca aperta, a guardare un triste combattimento tra galli (ma verrebbe da dire tra polli).
Leggiamo di incendi dolosi e di incontri amorosi tra preti con la delusione di chi scopre che le persone sulle quali facciamo affidamento non sono per niente affidabili.
Allo stupore subentra la rabbia di chi da anni assiste al progressivo sgretolamento della nostra chiesa locale.

Nel frattempo leggiamo comunicati stampa, dichiarazioni di avvocati, cronache piuttosto taglienti sulla giornata di ieri, ma nessuna parola da Don Giuseppe Acampa né tantomeno dal Vescovo.

I cattolici senesi avrebbero bisogno dell’unica cosa che nessun prete o vescovo senese ha fornito loro.
Una bella lettera, destinata ai fedeli, nella quale cercare di tenere coesa la comunità.

Davvero pensiamo di arrivare a Gennaio, data dell’udienza preliminare del processo, con questo clima?
Celebreremo il Santo Natale in Cattedrale e nelle nostre parrocchie con i sacerdoti che si guardano in cagnesco tra di loro?

A questo punto non resta che sperare che a Roma ci siano menti più illuminate e prudenti di quelle che ci sono a Siena.

Luca

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Don't panic. Ok, panic!

Alla fine il bubbone è esploso.
Non su Repubblica, che ne aveva fatto un’inchiesta a puntate, ma sul Corriere.

“Estorsione, indagato arcivescovo di Siena”, questo il titolo che appare nella homepage di Corriere.it.

La vicenda è sempre quella dell’incendio doloso alla curia di Siena, per il quale è indagato l’economo Don Giuseppe Acampa.

Il vescovo sarebbe accusato di aver “convinto” alcuni testimoni, tra cui alcuni prelati senesi, a ritrattare le loro prime dichiarazioni rilasciate ai pubblici ministeri.

Forse si poteva fare qualcosa, prima di arrivare a questo punto.
La comunità senese poteva essere protetta meglio ed ascoltata di più.

San Francesco aveva capito tutto.
Il denaro difficilmente ci permette di raggiungere Dio o quantomeno ci rende la strada molto più difficile.

Luca

UPDATE
In una conferenza stampa il sostituto procuratore del tribunale di Siena, Nicola Marini, ha seccamente smentito l’iscrizione nel registro degli indagati dell’Arcivescovo di Siena.

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Due interrogazioni parlamentari per Don Acampa

Apprendo da il quotidiano online Il Cittadino Oggi che sarebbero state presentate due interrogazioni parlamentari rivolte al Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella sul caso del rogo alla curia di Siena.

A presentare le interrogazioni sono Alleanza Nazionale e la Lega Nord.

Alla base delle due interrogazioni ci sono le intercettazioni telefoniche pubblicate sulla cronaca fiorentina di Repubblica, nelle quali venivano riportate le parole del Provveditore della Misericordia di Siena che si offriva di parlare con il Ministro Mastella per tentare di “risolvere la vicenda”.

AN e Lega chiedono al Ministro di dire che cosa sappia sulla vicenda.

Non è un caso che le due iniziative siano state portate avanti da due partiti di opposizione, solitamente invisibili a Siena, ma questo fa parte del gioco.
Povero Mastella, gli mancavano anche le diatribe senesi…

Il Cittadino Oggi riporta anche lo sfogo dell’archivista della Curia che dice di essere stato abbandonato dalla Chiesa senese, comprese le organizzazioni cattoliche che, secondo lui, non si sono mai esposte in sua difesa durante tutta la vicenda.

Effettivamente a Siena c’è un gran silenzio, o meglio c’è un gran brusio che non evolve mai in dichiarazioni pubbliche.

Miiinchia! Statte zitto!

Luca

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Il domenicale di Don Giuseppe Acampa

Ormai è diventato un appuntamento fisso.
Quasi ogni Domenica la cronaca fiorentina del quotidiano La Repubblica ospita un retroscena a firma di Franca Selvatici su Don Giuseppe Acampa.

Don Acampa è l’economo della Arcidiocesi di Siena accusato di aver provocato un incendio doloso negli uffici dell’archivio della Curia.
Ne ho già parlato altre volte.

Non capisco perché tutto questo interesse per il caso senese, considerato che la cronaca fiorentina de La Repubblica non si occupa quasi mai della nostra città.
Però ne sono felice perché i quotidiani senesi non hanno dato molto spazio alla vicenda.

Nell’articolo di oggi vengono rese note altre intercettazioni telefoniche, risalenti all’Ottobre 2006, nelle quali Don Giuseppe avrebbe rivolto a Franco Nardi, l’archivista che lo stesso Don Acampa avrebbe accusato dell’incendio, le seguenti parole:

Stai tranquillo, tanto non hanno indizi e brancolano in alto mare. […] Devono chiudere.

Secondo la giornalista di Repubblica questa asserzione sarebbe diventata un indizio contro di lui perché Don Acampa è, insieme alla Curia, la parte lesa di questo incendio e sarebbe stato suo interesse vedere individuato il responsabile del rogo.

Un altro indizio pesante a carico dell’economo sarebbe legato al ritardo con il quale avrebbe dato l’allarme e chiamato i vigili del fuoco.

L’unica persona che potrebbe fugare i dubbi è Don Giuseppe che però ha scelto fin dall’inizio di non parlare.
Non resta che aspettare il processo.
Con l’amaro in bocca, però.

Perché ci dispiace che i cattolici senesi siano stati lasciati al margine, senza che nessuno dei nostri pastori pensasse a dare spiegazioni e rassicurazioni al suo popolo.
Andiamo avanti come se niente fosse successo.
A noi non resta quindi che restare così, a bocca aperta, inebetiti, in attesa che un giudice pronunci una sentenza che, qualunque sia, non ci ripagherà della delusione vissuta.

Luca