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politica

E poi basta

Christian Rocca ha scritto quello che avrei voluto scrivere io sul viaggio delle spoglie di Vittorio Arrigoni.

Non ho scritto una riga su Vittorio Arrigoni, il militante italiano pro-Hamas ucciso a Gaza. Tantomeno su sua madre Egidia Beretta, sindaco di sinistra di Bulciago. Di fronte alla morte la cosa migliore è stare zitti. Egidia Beretta, come i genitori di Carlo Giuliani e di tutti quelli che hanno perso un figlio, per me può dire tutto quello che vuole e tutto quello che dice è comunque giustificato dal dolore per la scomparsa del figlio.
Mi permetto soltanto di far notare una cosa, visto che Egidia Beretta è anche un rappresentante politico. Egidia Beretta non vuole che il cadavere di suo figlio, ucciso da due miliziani di Hamas, passi per Israele: «Gli israeliani non lo hanno mai avuto in simpatia, lo hanno sempre considerato un soggetto pericoloso e lo avevano anche arrestato e malmenato – ha detto al Corriere oggi – Chi non l’ha mai voluto mio figlio da vivo, non l’avrà neanche da morto».
Sarà anche vero che gli israeliani non hanno mai voluto Arrigoni da vivo. Ma prima o poi Egidia Beretta si dovrà rendere conto che quegli altri l’hanno voluto morto.

Poi dovremo ragionare sui pacifismi, sul diverso modo di intendere la pace, sulla confusione che si fa tra pacifismo e non-violenza, ma non è questo il momento.

Luca

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diario

Frase del giorno

Christian Rocca:

Non so se sia più imbarazzante la prima pagina del Giornale sul bacio che un pm di Milano avrebbe dato 28 anni fa o la performance di Sandro Ruotolo ad Annozero. L’unico davvero gigantesco è Michele Santoro che si è mangiato a colazione il direttore generale della Rai.

Luca

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tv vivere

Taricone come simbolo dei pregiudizi snob

pietro taricone

Devo ammettere che è stato necessario che morisse per scoprire che Taricone era probabilmente l’antitesi dell’immagine che la TV gli aveva affibbiato e da cui lui si era ritirato.

In questi giorni ho scoperto che durante il primo GF Christian Rocca, innamoratosi della persona, sul Foglio gli aveva dedicato una rubrica quotidiana (Pietromania) e che oggi lo ricorda così:

Alla fine del primo weekend, incantato dalla grandezza di Pietro Taricone, proposi al direttore del Foglio di scrivere un articolo in difesa del giovane ragazzo di Trasacco, provincia dell’Aquila. Due giorni dopo, su un quotidiano austero come il Foglio, quell’articolo è diventata una rubrica pubblicata ogni giorno sulla prima pagina col titolo di “Pietromania”. Ero diventato il pietromaniaco ufficiale. La mamma di Pietro, la deliziosa signora Rita, mi cercò per ringraziarmi.

Pietro Taricone era l’esatto contrario di come l’avevano descritto. Era un ragazzo intelligente e dolce, saggio e colto ben al di sopra della media dei ragazzi della sua età e anche di molti giornalisti che lo disprezzavano per i suoi muscoli, ma in realtà perché rosi dal pregiudizio di classe. Chi lo aveva visto nella diretta Stream aveva subito capito che Pietro era di una classe superiore, che giocava col suo personaggio, che si divertiva a épater le bourgeois, a stupire i borghesucci dall’altra parte dello schermo e nelle redazioni. Pietro aveva studiato, sapeva di politica, giocava con la filosofia, era innamorato della storia, declamava canti partigiani, insegnava agli altri concorrenti e ai telespettatori i principi fondamentali dello stato di diritto. Senza essere noioso, senza nascondere la sua gioia di vivere, senza rinunciare a divertirsi e a divertire. Usava i muscoli per spiegare e il cervello per ammaliare, Pietro.

Anche Leonardo dice cose notevoli su di lui:

Oggi si sta male per Pietro Taricone. Con la sensazione di non aver perso un grande attore, ma una persona che avevamo conosciuto. È evidentemente un’illusione indotta dal medium televisivo, ma diamine, funziona. Non ho nemmeno acceso la tv, non voglio saperne niente, eppure mi vengono alla testa centinaia di sequenze in cui Taricone non è un carabiniere o un poliziotto o un pompiere o il pusher di Maradona, ma è semplicemente Pietro Taricone. Taricone sul divano che le spara grosse, Taricone che tacchina la prima che ci sta, Taricone che pianta una tenda nel soggiorno. Taricone che fa gli addominali, ma soprattutto Taricone che si vergogna. Questo è importante. Taricone ha fatto tutto il peggio che poteva fare per vincere al Grande Fratello e trovarsi un posto al sole, ma non ne andava fiero.
[…]
Taricone è stato sé stesso per 99 giorni, in tv; poi ha passato dieci anni a cercare di essere qualcosa di diverso, magari migliore. Non so se ci stesse riuscendo davvero. Quel che ho scoperto ieri, è che io tifavo per lui.

Addirittura Roberto Saviano ricorda come proprio Taricone lo abbia difeso nei giorni delle accuse disgraziate di Berlusconi.

Aldilà della retorica del ricordo, il caso di Pietro Taricone mi ha insegnato ancora una volta quanto sia stupido giudicare una persona in modo frettoloso e quanto torto le si faccia.

A me, fino a pochi giorni fa, Taricone era sembrato soltanto un tamarro simpatico con un sorriso coinvolgente.
Mi sbagliavo.

Luca

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sport

Uomini e caporali

roberto mancini

Se cercate nel mondo del calcio un personaggio riconosciuto come nemico di Moggi e della sua cupola, probabilmente per primo vi verrà in mente Roberto Mancini.

Quando poi, in un tribunale, gli viene chiesto conto delle sue accuse, ecco come reagisce Mancini:

L’allenatore del Manchester City ha risposto alle domande del pm Stefano Capuano per circa quindici minuti. L’ex tecnico dell’Inter ha confermato un episodio, riferito durante le indagini, relativo al finale di un Roma-Inter 3-3. In quella occasione Mancini apostrofò l’arbitro Rosetti (che non è coinvolto nel processo) dicendo: “Alla fine pagherete tutto tu e i tuoi amici di Torino”. In aula, Mancini ha detto: “Alludevo a Moggi, ma non volevo dire niente di particolare, l’arbitro è di Torino, dunque il collegamento è facile. Ma quando uno pensa di aver subito un torto, dopo la partita, si dicono tante cose”, ha spiegato il teste, ribadendo più volte, nel corso dell’esame, quest’ultimo concetto. “In quei momenti si può dire qualsiasi cosa”. Mancini ha poi detto di non ricordare episodi di contrasti con l’arbitro Bertini e di non ricordare di aver apostrofato con un “vergogna” l’arbitro Trefoloni dopo un Inter-Lazio. “ma ho avuto spesso problemi con gli arbitri” ha ammesso. Mancini ha inoltre aggiunto di aver visto Moggi “frequentare gli spogliatoi degli arbitri” ed ha ammesso che questo era “prassi anche di altri dirigenti. Chi? Non lo ricordo, ma spesso capitava”, ha sottolineato. Alla domanda del pm Capuano ha poi precisato che si trattava di “dirigenti addetti agli arbitri. Moggi? Non credo che lo fosse, ma non posso saperlo”. A una domanda del pm ha risposto di aver visto l’allora dg della Juve Luciano Moggi a bordocampo “tra le due panchine” solo durante i supplementari di una partita di Supercoppa.

L’ennesima dimostrazione di come l’impero di Moggi facesse comodo a tutti, anche a quelli che si dicevano suoi nemici, ma poi si nutrivano delle briciole che Lucianone faceva cadere dal tavolo del banchetto.

Luca

Via | Christian Rocca

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diritti umani

Silvio Scaglia

In giro c’è gente che inizia a chiedersi se 67 giorni di carcerazione preventiva non siano un po’ eccessivi.
Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, è stato arrestato il 26 Febbraio.
Era all’estero, ma è rientrato subito in Italia per consegnarsi alla giustizia, nonostante si proclami innocente ed in tanti lo considerino egli stesso vittima della truffa per la quale è indagato.

Se volete, c’è un blog che segue la vicenda.
Oggi pubblica un’intervista a Pierluigi Celli:

Silvio è sempre stato rigoroso in una maniera quasi calvinista. Non si è mai permesso nulla che non fosse ampiamente entro le regole. Faccio fatica anche solo ad immaginare un comportamento men che corretto da parte di Scaglia. Figuriamoci una condotta delittuosa.

E’ una situazione inaccettabile. Al di là del merito dell’inchiesta, su cui ho la mia opinione personale, credo che una carcerazione così lunga sia del tutto incomprensibile. Silvio Scaglia non è un criminale, ma un cittadino che era all’estero e poteva restarci ma ha voluto rientrare al più presto in Italia per collaborare con i magistrati, come un cittadino perbene. Invece gli è stato inflitto un tormento senza senso”.

E’ un sistema che non capisco. Se hai elementi per provare la colpevolezza di un imputato lo processi e lo condanni. Ma non si può tenere un essere umano in galera, qualunque cosa abbia fatto, nella speranza che prima o poi confessi. Questo sul piano dei principi perché, per quel che vale, io su Silvio un’idea ce l’ho: ripeto, non riesco a concepire un suo gesto men che rispettoso delle regole.

Forse vale la pena seguire la vicenda.
I diritti umani valgono per tutti, anche per i miliardari.

Luca

Via | Christian Rocca