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Quella volta di Senna con Eric Comas

Ieri mi sono visto, dopo un paio di anni che avevo il DVD sulla scrivania, il documentario su Ayrton Senna di cui vi parlai.

Nei titoli di coda si vede il filmato di un episodio molto significativo della vita del pilota brasiliano, che però il documentario non cita nemmeno.
Il filmato lo vedete qui sotto. Senna, durante le qualifiche, vede l’incidente di Eric Comas, si ferma e corre verso la macchina incidentata, spenge il motore che era rimasto acceso e solleva il collo del pilota francese, salvandogli di fatto la vita, come Comas ha ricordato in un’intervista.
Senna fu l’unico pilota a fermarsi.

http://www.youtube.com/watch?v=a5UtKWpXMPs

Poi va be’, il documentario sarà anche di parte, presenta Alain Prost come un mostro, ma quando te la devi vedere con il mito, perdi per forza.

Luca

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Simoncelli ed il confronto di una generazione con la morte

Oggi si sono celebrati i funerali di Marco Simoncelli.
Lo so quello che viene in mente a molte persone.
Va beh, che esagerazione!
Quante persone muoiono ogni giorno.
Piangete per Simoncelli e non dite niente per il volontario della Protezione Civile morto nell’alluvione in Liguria?

Beh, si, è proprio così.
Ed è così soprattutto per la generazione di giovani sotto i trent’anni.
Perché, lo diceva Linus l’altro giorno alla radio, per i più giovani è forse la prima volta che si scontrano con una morte così shockante, in diretta tv, di un personaggio da loro adorato.
Non importa se Simoncelli meritasse o meno questa adorazione.
Era un’icona, qualche anno fa avremmo detto “un mito”, e quando vedi uno come lui morto sull’asfalto, la cosa non può non segnarti.

Il primo maggio del 1994 successe la stessa cosa a quelli della mia generazione con la morte di Senna.

Le morti non sono tutte uguali, ce ne sono alcune che lasciano il segno.
La morte di Simoncelli resterà un ricordo indelebile per molti ragazzi che hanno scoperto che si muore anche da giovani.
E che si muore anche quando si è un mito.

Niente alzate di spalle quindi, ma comprensione per questa generazione che si è vista sbattere in faccia la morte una domenica mattina mentre faceva colazione.

E comunque, grande rispetto per la famiglia di Simoncelli che ha dato un esempio notevole in questi giorni.

Luca

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Senna

senna

All’ultimo Sundance Film Festival è stato premiato “Senna“, un documentario diretto dal regista indiano Asif Kapadia.
Chi l’ha visto, ed è una fonte autorevole, dice che sia molto bello.

C’è una Formula 1 prima ed una Formula 1 dopo Senna.
Quella che è venuta dopo non ha più avuto niente a che vedere con quella di prima.

Senna, nella sua insopportabile smania di vincere, era una gran bella persona, oltre che un pilota straordinario.
Anche io, adolescente ferrarista, che un po’ lo detestavo e molto lo ammiravo, non ero sfuggito al suo fascino.
E non perdonai mai più a Schumacher il suo balletto sul podio nel gran premio in cui vide Senna, che lo precedeva, andare a sbattere contro il muro e morire.
E’ successo altre volte con altri drammi e con altri personaggi, ma in quel caso era Senna e fu diverso.

Il documentario è stato proiettato soltanto in sei sale in Italia, quindi non resterà che vederlo in DVD.
In Italia verrà venduto da Aprile, ma lo si può già prenotare su Amazon.

Luca

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La classe non è acqua

Erano anni che non tifavo più per la Ferrari.
Non mi è mai piaciuto Schumacher, soprattutto dopo il suo balletto sul podio del GP di Imola nel quale era morto Senna; è bene ricordare che il tedesco era dietro di lui e lo vide schiantarsi contro il muretto.
Io non l’ho mai perdonato (si fa per dire…).
Ed in Formula 1 non puoi tifare per una macchina guidata da uno che non sopporti.
Oggi però sono tornato a tifare la rossa e ad urlare davanti alla TV.

C’è una premessa da fare.
Oggi tifavo soprattutto contro Hamilton.
Non mi è piaciuta la furbizia fatta durante le prove che è costata la pole a Raikkonnen.
Non mi è piaciuta soprattutto la boria di un ragazzetto a cui vanno tutte bene.
Ok, Hamilton è un fenomeno, nessuno lo mette in dubbio, ma non credo che valga Alonso.
Se lo spagnolo avesse ricevuto dalla McLaren le sue stesse attenzioni oggi sarebbe campione del mondo.
Così, quando ho visto Hamilton perdere due posizioni dopo le prime due curve e poi uscire di pista per tentare inutilmente di superare Alonso, ho gioito.

E’ successo quello che nessuno credeva possibile, che cioè vincesse il terzo incomodo.
Raikkonen, freddino e taciturno, è un anti-divo per eccellenza, ma un pilota che meritava di vincere un mondiale.

La Ferrari vince grazie alla sua grande macchina, a due piloti velocissimi e ad una struttura efficientissima.

La McLaren deve piangere la stupidità del suo padre padrone (Ron Dennis) che ha puntata tutto sul suo nuovo astro nascente inglese, anche al costo di umiliare il campione del mondo in carica appena arrivato in scuderia. Alonso meritava più rispetto.

Alla McLaren e ad Hamilton è mancata soprattutto un po’ di classe.
Quella Ron Dennis non l’ha mai avuta.

Luca

Aggiornamento:
Mentre scrivo, la classifica di arrivo del GP del Brasile non è stata ancora ufficializzata. Ci potrebbe essere una sanzione per le BMW e le Williams che consegnerebbe il mondiale ad Hamilton. Sarebbe veramente troppo per quest’inglesino talmente fortunato da fare quasi schifo. Speriamo nel buon senso dei giudici.