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Foto del giorno (la metteremo sulla lapide del PD)

alfano_bersani

Luca

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Astenersi perditempo

Sono entrato in un periodo di aspettativa dalla politica.
Non perché mi aspetti qualcosa, ma perché sono un po’ stufo di aspettare.

I partiti, come non era poi molto difficile prevedere, si sono avvitati in un dialogo cieco e sordo, dal quale ne usciremo probabilmente soltanto con le elezioni.
A meno che Napolitano non tiri fuori un coniglio dal cilindro, ma, dopo l’iniziativa dei 10 saggi, temo che abbia poco spazio per fare nuovi errori.

Insomma, risentiamoci quando il torneo di mosca cieca sarà finito.

C’era una grande possibilità di riformare e modernizzare la nostra politica ed i suoi organi.
Chi ha vinto le elezioni, proprio promettendo di scardinare il sistema, ha tirato indietro la gamba.

La figura dei fessi, come al solito, l’hanno fatta i parlamentari del PD.
Non era difficile, sappiamo quanto siano bravi a farsi del male.

Ora è partita la resa dei conti contro Bersani, tanto che perfino D’Alema pare essere diventato il primo ammiratore di Renzi.
Ma questo giochino di ammazzare il padre, in attesa di uccidere il figlio, non può durare per sempre.
Siamo arrivati alla millesima dinastia e non se ne vede l’uscita.

In queste condizioni, anche Renzi potrà far poco.

Ma è un periodo così, magari il futuro ci riserva qualcosa di strabiliante dietro l’angolo.
E’ solo che io adesso proprio non riesco a vederlo.

Luca

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Il Matteo Renzi reale e quello percepito

Matteo Renzi ospite di Amici di Maria De Filippi

Partiamo dalla premessa.
Bersani ha fallito e lo ha fatto in modo maldestro.
Ha perso elezioni che poteva vincere, non ha saputo gestire il pre-incarico di Napolitano e si è fatto prendere in giro dal Movimento 5 Stelle.
Ne uscirà con le ossa rotte, sia come candidato premier del centro-sinistra, che come segretario del PD.

In tutto questo ha gioco facile Matteo Renzi che, pur se in modo molto morigerato rispetto al suo solito, ha evidenziato gli errori che sono stati fatti nella gestione del risultato elettorale.

Ora c’è tutto un pezzo d’Italia, del quale dobbiamo ancora capire l’esatta dimensione e non vorrei che fosse meno imponente di quanto sembri, che chiede a gran voce la discesa in campo di Matteo Renzi.
Il salvatore della patria, colui che spazzerà via la classe dirigente del Partito Democratico.

Quante volte abbiamo sentito in queste settimane ripetere il mantra “Se Renzi avesse vinto le primarie avrei votato PD, ma Bersani no, è impresentabile”?
O ancora “Hanno impedito a Renzi di fare il candidato premier, ora lui li manderà a casa tutti”.
Se mi permettete la forzatura, è un’invocazione che ha molte assonanze con il grido di battaglia dei grillini.

Perché il problema è proprio questo.
A me pare che ci sia una parte di elettorato che della narrazione renziana abbia recepito solo la parte inerente la rottamazione della attuale classe dirigente, dimenticandosi un po’ tutto il resto.
Tutto il resto che ha un impianto molto liberal.
A partire dalla visione laica del sindacato e del lavoro. Ichino, ricordate?
E poi la TAV, i diritti civili, la riforma delle pensioni, il contratto unico.
Tutte cose che hanno fatto percepire a tanti di noi che l’asticella della politica potesse essere tirata un po’ più su.
Ecco, a me pare che tra i tanti che invocano Matteo Renzi non ci sia un’esatta percezione di quale sia stata la sua reale proposta politica.
Che, insieme a quella di Scelta Civica, è la più distante da quella grillina.

L’implosione, che probabilmente ci sarà, del Movimento 5 Stelle, rimetterà in circolo tanti voti ansiosi di trovare nuovi territori da abitare al grido di “Via tutti, avanti la nuova politica”.

Matteo Renzi dovrà gestire sapientemente la sua comunicazione e chiarire fin da subito che la nuova politica è lontana anni luce dal conservatorismo grillino.
Come scrive Pippo Civati, il vento del cambiamento va convogliato e trasformato in energia costruttiva.
Altrimenti, la tempesta travolge tutto. Matteo Renzi compreso.

A meno che, Renzi, non stia pensando di giocarsi tutto sulla rottamazione, ma questo è uno scenario a cui non voglio credere.
Perché sarebbe troppo triste.

Luca

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Frase del giorno

Francesco Costa, sui limiti del PD e di Bersani e su quelli del M5S.

La verità, probabilmente, è che l’idea di governare l’Italia li esalta e insieme li terrorizza. Queste elezioni doveva vincerle Bersani: il Movimento 5 Stelle doveva prendere il 20 per cento, guadagnarsi attenzione e copertine, rafforzarsi facendo opposizione e intanto imparare e selezionare una specie di “classe dirigente”, per poi puntare al bersaglio grosso tra cinque anni. Anche per loro, e non solo per Bersani, le cose non sono andate come speravano.

Luca

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I 300 spartani, gli attivisti in rete, cosa si fa e cosa non si dovrebbe fare

Attenzione, post adatto soltanto agli appassionati di politica e di comunicazione web.

Il mondo fortunatamente ignora il fatto che dietro ogni campagna elettorale ci siano dei gruppi di assalto di persone che, non soltanto cercano di portare in evidenza le iniziative del loro leader di riferimento, ma al contempo denigrano le iniziative degli avversari.
E’ avvenuto nelle ultime elezioni, ma anche durante le primarie del PD.
Per capirci, c’erano gruppi di bersaniani che andavano in giro per la rete a denigrare Matteo Renzi e gruppi di renziani che facevano lo stesso con Bersani.
Il tutto avviene molto più su Facebook che su twitter, ma avviene anche nei commenti dei blog più influenti.

Se lo si facesse in maniera corretta, senza forzare troppo la mano non ci sarebbe nemmeno niente di male.
Ci sono però stati casi in cui queste azioni hanno travalicato il limite del bullismo e del trollismo.

Un caso emblematico fu raccontato da Massimo Mantellini che in un suo post ironico su Bersani aveva ricevuto decine di commenti precompilati, tutti provenienti dalla sede del PD. Una cosa analoga era successa durante la campagna elettorale per le primarie, come raccontò Luca Sofri.

Dietro queste iniziative in molti ipotizzarono l’intervento dei 300 Spartani, un gruppo di assalto coordinato da Tommaso Giuntella, uno dei responsabili della campagna elettorale di Bersani, la cui attività fu descritta così:

Presidiano, vigilano, monitorano, intervengono, corrono in soccorso, se del caso spammano, invadono le timeline su Twitter, commentano, inventano hashtag, rilanciano i temi della campagna del segretario dem, animano il dibattito online, coordinandosi tra loro.

Ieri notte si è svolta una notevole discussione su Twitter, iniziata da Enrico Sola durante la quale Giuntella ha ammesso che l’attacco al post di Mantellini fu orchestrato da loro, anche se fu fatto “per scherzo” e fu l’ultimo episodio del genere.


Quindi si deduce che ci fossero persone incaricate dal PD che, probabilmente all’insaputa di Bersani, andavano in giro a trolleggiare sui blog influenti.
Ci vado con i piedi di piombo, che sono già volate minacce di querele, ma viene anche da chiedersi se questi attivisti operavano come semplici militanti del partito o se il partito li aveva incaricati ufficialmente e magari anche retribuiti.

Perché poi, di base, i 300 spartani, e gli altri gruppi analoghi, hanno finito per fare soltanto del male al partito.
Il danno è stato fatto, il mondo andrà avanti lo stesso, ma la prossima volta, evitiamo i 300 spartani, che le campagne elettorali su internet sono un’altra cosa.

Nel frattempo Enrico ha scritto il commento definitivo sulla vicenda, che condivido in pieno.

Luca