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Boy A. Storia di un ragazzo sbagliato

Se essere buono è una negazione del male allora quelli che giudichiamo cattivi non sono peggiori di noi, solo più deboli. E se la bontà non è solo un concetto vuoto, sicuramente vuol dire che il forte deve aiutare il debole.

Ho letto Boy A, di Jonathan Trigell.

Non è un romanzo che possa lasciarti indifferente e ve lo consiglio decisamente.

Luca

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I vostri nati torcano il viso da voi

E niente, per rispetto a Primo Levi, ripubblico l’incipit di “Se questo è un uomo” improvvidamente riadattato da Beppe Grillo sul suo blog.

Ci vorrebbe molto più rispetto, innanzitutto per noi stessi.

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi

Luca

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Tutto può cambiare

Ho letto Tutto può cambiare di Jonathan Tropper e mi è molto piaciuto.

L’incipit:

La notte prima che tutto cambi, un terremoto mi sveglia di colpo e io, d’istinto, allungo una mano verso Tamara, ma chiaramente non è Tamara, è Hope.

Una citazione:

Ecco cosa succede. Un giorno pisci sangue e questo ti induce a pensare che forse la tua vita non sta prendendo forma nel modo desiderato e che, a trentadue anni, se hai intenzione di operare dei cambiamenti ti conviene sbrigarti. Così fai un tentativo, ed è come cercare di fare una curva a gomito con una barca lanciata ad alta velocità, e il tutto semplicemente si ribalta; tu sei immerso nelle gelide acque agitate e galleggi alla bell’e meglio nella tua stessa scia infranta. Per quanto rivolga a destra e a manca il tuo sguardo disperato, non c’è assolutamente nessuna lingua di terra in vista, il che è davvero strano, perché non pensavi affatto di esserti spinto così al largo.

Luca

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Il meraviglioso buco nero che fu San Patrignano

Ho letto La collina, romanzo scritto da Andrea Delogu insieme ad Andrea Cedrola.

La Collina racconta la storia di Andrea, bambina nata a San Patrignano.
E’ un romanzo, ma è soprattutto un racconto della vita dentro la più famosa comunità di recupero italiana.
Nel libro, San Patrignano è chiamato “La Collina” ed i nomi dei personaggi sono cambiati, ma è di quello che si parla.
Andrea è la figlia di Walter Delogu, autista ed uomo fidatissimo di Muccioli che poi è diventato uno dei suoi principali accusatori.

Perché in molti abbiamo un’idea forse un po’ vaga di ciò che è stato San Patrignano.
Comunità che ha salvato molte persone dalla droga, in anni in cui l’eroina era davvero un dramma sociale, ma lo ha fatto con metodi illegali e degradanti; botte, reclusioni forzate, stupri, umiliazioni pubbliche.
E San Patrignano ha causato tanti lutti, tanti suicidi ed un omicidio accertato, quello di Roberto Maranzano, massacrato di botte e poi portato fino a Napoli dove fu gettato in una discarica per inscenare un omicidio da collegare ad un regolamento di conti camorristico.

Muccioli nasce come una specie di santone, che mostrava in giro delle stimmate che si era autoprocurato sulle mani, e San Patrignano all’inizio è una specie di comunità apostolica, con 12 discepoli. Santone, ma anche guaritore, tanto che distribuiva ai ragazzi un beverone che doveva essere una cura per l’aids ed in realtà gli distruggeva il fegato.

I genitori dei tossici chiedevano a Muccioli di salvare i loro ragazzi dall’eroina e dalla strada.
E lui lo faceva. Ad ogni costo.
Creando un posto accogliente, su una collina, che nei ricordi di Andrea Delogu è ancora un posto magnifico.

Poi c’è tutto un racconto sulla ricchezza di Muccioli, sulla “Reggia” (così la chiamavano) dentro la quale viveva a San Patrignano, sulle macchine di lusso, sui cani e sui cavalli di razza, che se non erano buoni venivano soppressi, sull’orso preso da un circo (anche quello soppresso), sui voti truccati per favorire i politici amici, sulla corruzione dei poliziotti che coprivano le violenze.
E c’erano sopratutto queste, le violenze appunto. Perché era impossibile fuggire da San Patrignano.
Se lo facevi, prima o poi ti riprendevano e ti punivano.

La Collina ha una scrittura un po’ faticosa per i miei gusti, ma la storia è bellissima e ve la consiglio.

Andrea Delogu, che probabilmente avrete già rivisto in tv (io l’ho sentita per anni nei podcast di Macchiaradio), oggi ha 30 anni ed è stata poco tempo fa alle Invasioni Barbariche, dove ha raccontato un po’ della sua storia.

Luca

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L’Italia raccontata da Marco Imarisio

Il Saggiatore ha pubblicato una raccolta degli articoli scritti per il Corriere da Marco Imarisio, uno dei cronisti più bravi che abbiamo.
Italia ventunesimo secolo. Volti e storie dagli anni dell’abisso è il racconto degli ultimi 15 anni italiani, da Genova a Novi Ligure, da Marco Pantani alla Costa Concordia, i fatti che hanno segnato la nostra storia recente, raccontati da chi li ha vissuti sul posto.

I nostri giorni non sono più nostri, la memoria è pulviscolare – o è cemento, talvolta – e dunque eccoli qui, questi nostri giorni affranti. Solcare un quindicennio, così vivo, così morto, attraverso lo sguardo di Marco Imarisio significa rivivere tutto quello che è accaduto – a casa nostra, dietro l’angolo, a centinaia di chilometri di distanza – con gli occhi di chi c’era. Con lo sguardo di chi è lì mentre i fatti accadono, si sfilacciano. Con l’orecchio di chi vede davanti a sé il presente che implode, e va a tuffarsi negli interstizi del piccolo accadimento, che invaderà, come un ronzio universale, le nostre vite quotidiane, fatte di corse forsennate, di corsi e ricorsi storici, privi di storia. Sono i giorni nostri, è il secolo nostro, ancora in fieri, e qui lo riviviamo, grazie al cronista, e al suo sguardo, ai suoi pezzi scritti su un pc da un albergo di provincia, dal corridoio di un ospedale, in una sala d’attesa di una stazione, in macchina, per strada, al riparo, sotto una pensilina: perché, anche oggi, ancora di più, bisogna fare presto, inviare il pezzo, catturare il dettaglio e farlo esplodere davanti al lettore.

(dalla Nota Introduttiva di Andrea Gentile)

Perché che ci piaccia oppure no, la cronaca entra a far parte della vita di un paese ed influenza in qualche modo il sentimento comune, il modo stesso che utilizzeremo per approcciare i fatti della vita.
Marco Imarisio è un cronista eccezionale, le sue cronache sono racconti.
Ve lo consiglio.

Luca