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Mosche e biberon

Reza Khan

Mentre vi arrovellate su Fini e Berlusconi, vedete se ce la fate a mandare qualche euro alle disgraziate vittime dell’alluvione in Pakistan.

Fossi in voi, li darei a Medici Senza Frontiere, che sono attivi in zona da tanti anni e sono attrezzati per l’emergenza.

La foto e la storia di Reza Khan, due anni di età, l’ha raccontata il Guardian.

Luca

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Haiti

Residents walk past a dead body after an earthquake in Port-au-Prince January 13, 2010. (REUTERS/Carlos Barria)

Medici Senza Frontiere, che è presente ad Haiti dal 1991, e che là è ben organizzata e strutturata, ha lanciato una campagna straordinaria di raccolta fondi.
Se non sapete a chi donare, loro possono essere uno dei canali sicuri.
Con 30 € gli donate kit di medicazione sufficienti per 20 persone.

Luca

Foto | The Big Picture

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Rosarno mica nasce oggi

Circa un anno fa Medici Senza Frontiere aveva denunciato con forza le spaventevoli condizioni in cui vivono gli immigrati che arrivano in Calabria per la raccolta degli agrumi.
Ne avevo parlato perfino io.

Diciamo che quello che è successo a Rosarno non deve stupire nessuno.

Luca

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Cibo per pesci

MSF opera a Lampedusa per soccorrere i migranti.

Medici Senza Frontiere è intervenuta giovedì scorso al molo di Lampedusa per visitare i cinque migranti eritrei, fra cui una donna, sopravvissuti a un lungo e tragico viaggio in mare in cui hanno visto morire i propri compagni. Drammatici i racconti dei migranti. Hanno raccontato ai nostri operatori che due donne che viaggiavano con loro avrebbero partorito nel gommone e gettato in mare i bambini nati morti, dopo qualche giorno anche le madri sono decedute.

I cinque immigrati sopravvisuti sono stati intanto indagati per il reato di immigrazione clandestina.

Luca

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Ancora complimenti

Alla luce degli ultimi eventi rinnovo i mie complimenti al Tribunale Internazionale.

Medici Senza Frontiere lascia il Darfur.

Medici Senza Frontiere, in seguito al rapimento dei suoi operatori, fra cui un italiano, ritira tutto lo staff internazionale dai progetti in Darfur. Solo alcuni operatori strettamente necessari resteranno per seguire la vicenda dei colleghi rapiti.

Il ritiro dal Darfur si traduce nell’interruzione di tutti i servizi di assistenza medica nella regione. MSF è estremamente preoccupata per la sorte dei colleghi rapiti e per la popolazione del Darfur che ha assistito finora.

MSF, in Darfur dal 2003, garantiva assistenza a 500mila persone grazie a oltre cento operatori umanitari internazionali e con 1625 operatori locali.

Luca