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politica

Usare la paura per difendersi

Questo è un post infarcito di polemica, dietrologia ed antipolitica.
Se continuate a leggere lo fate a vostro rischio e pericolo.

Vorrei provare a dimostrare quella che a me sembra un’evidenza, ma che non è detto che lo sia.
Generare ed alimentare paura nelle persone è una delle migliori garanzie di sopravvivenza per il potere costituito.
Quando ho paura, mi affido a chi ha più autorità di me e tendo a dimenticare le mie critiche all’autorità stessa.
Insomma, meglio Prodi e Veltroni di un romeno.
Saranno incompetenti e cattivi amministratori, ma almeno non mi violentano la moglie.

L’insoddisfazione della società civile nei confronti della classe politica italiana ha toccato livelli eguagliati forse soltanto durante Mani Pulite, con la differenza che allora c’era chi si salvò, mentre adesso non si salva più nessuno.
La classe politica reagisce cercando di riconquistare la fiducia del popolo.
Non lo fa provando a governare meglio ed a legiferare in modo più intelligente, ma lo fa impaurendo la popolazione.
Tutto questo avviene con la collaborazione interessata e maliziosa degli organi di informazione che dedicano 10 minuti di un telegiornale ad un omicidio.

Io continuo a credere che si possa volare un po’ più in alto e si possano perseguire politiche serie di integrazione senza tenere il popolo incollato alla TV con gli occhi sgranati e con il catenaccio alla porta.

Mandatemi pure a fanculo se volete, ma non ce la farete a farmi diventare intollerante.

Fatemi poi togliere due sassolini nella scarpa.
A Veltroni: invece di provare a fare il Rudolph Giuliani, non poteva pensare a migliorare l’illuminazione pubblica intorno ad una stazione di periferia in preda all’abbandono?
A Fini: la sua passeggiata oggi sul luogo del delitto è vomitevole. Non sarà collegata alle voci che lo vedono come il possibile candidato del centro-destra a sindaco di Roma?

Luca

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iMille politica

La missione de iMille: fallita

A cinque giorni dalla primarie del Partito Democratico cominciano ad arrivare risultati quasi definitivi.
Ciò significa che cominciamo a sapere chi saranno i fortunati a fare parte della Costituente del PD.
Per chi non lo sapesse la costituente sarà composta da soltanto 2.400 delegati.
Tanto per fare in modo che non sia possibile decidere niente.

Mesi fa avevo inizialmente aderito alla proposta di Luca Sofri (sono il n. 170) di cercare di portare gente nuova ed un po’ più giovane nella costituente del PD.
Erano nati iMille.
Come qualsiasi raggruppamento di sinistra che sia degno di questo nome, iMille si erano spaccati quasi subito, soprattutto sulla scelta di appoggiare o meno Veltroni.
Mario Adinolfi se ne era andato per conto suo ed ha preso un fantastico 0,17 %, mentre iMille avevano deciso di entrare nella lista dei ggiovani della Melandri.
La Melandri che Luca Sofri considera “non certo parte degli “apparati”. 😯

Il risultato finale è che saranno in 13 de iMille ad entrare nella costituente, tra cui Marco Simoni (il portavoce) e Ivan Scalfarotto.

Luca Sofri sembra essere soddisfatto del risultato, mentre a me sembra un mezzo fallimento.
Non perché siano pochi i 13, ma perché il messaggio che iMille volevano cercare di lanciare si è confuso all’interno di tutte le Veltronate ascoltate in questi mesi.
Insomma, iMille sono stati fagocitati e resi invisibili.
Missione fallita.

Ci salverà la Melandri… 😀

Luca

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politica

Miseria infame

Inutile stare a dirvi che stamattina sto maledicendo la mia decisione di andare a votare.
Se avessi saputo che in più di tre milioni si sarebbero recati ai seggi, me ne sarei stato a casa.

Non sopporto le facce trionfanti dei dirigenti del centro-sinistra.
Come se avessero fatto qualcosa di bello e di grande.

Ieri, qualcosa di grande, l’ha fatto il popolo di centro-sinistra, che ha scelto ancora una volta la partecipazione democratica.
Turandosi il naso per la millesima volta.
Nonostante la gente indegna che ci rappresenta al governo ed in parlamento.

Ecco, ora ci aspettano mesi di berlusconate di Veltroni.

Luca

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diario

Votare o non votare?

Domenica ci sono le primarie del PD.
Io non ho ancora deciso se andare a votare.
Non so nemmeno per chi voterei.
So che non voterei per Veltroni.

Nella riflessione, mi ha aiutato leonardo, uno che scrive spesso cose intelligenti:

Se vincesse la Bindi, ci troveremmo una donna al comando – certo, non quel tipo di donna che trovi da Vespa in tacco e mini. Piuttosto davanti in fila alla coop. O a un consiglio di classe. O a una marcia della pace. Per esempio io l’ho incontrata lì. Non guidava uno spezzone: girava tra la gente, l’aria di chi cerca qualcuno. Lungo il circo massimo il soundsystem mandava Fossati, mi sono voltato e ho pensato, toh, c’è la Rosi. Per fortuna non l’ho detto a voce alta. Nello stesso momento, lo spezzone di Fassino veniva bloccato e contestato da un drappello di noglobba. La Bindi invece andava in giro tranquilla. È da una vita che fa così. Tutto intorno pallottole e fango, e lei neanche uno schizzo. Magari è fortuna, eh.

Se vincesse la Bindi, la segreteria andrebbe a un cristiano praticante – ma aspetta, questo è già successo, Fassino non è quello che ha studiato dai preti e se ne vanta? La differenza è che la Bindi non si è mai vergognata di ammetterlo. Ma cosa c’è di peggiore di un cristiano coerente? Un cristiano convertito di fresco. Quelli alla Rutelli, per intenderci. Perché Rutelli sta con la Bindi, no? No? Con chi sta? Con Veltroni? Ah.

Lasciamo stare la fede. Il problema è che se vincesse la Bindi, sarebbe il segno che i democristiani hanno vinto, maledetti. Quegli untuosi alla Fioroni, che quando meno te lo aspetti ti sbloccano un finanziamento alle scuole cattoliche… ma aspetta, neanche Fioroni sta con la Bindi. Sta con Veltroni. Pure lui. Però.

In ogni caso come faremmo noi laici a votare una segretaria che sotto il tailleur veste un cilicio… no, sbaglio anche stavolta. Quella in cilicio è la Binetti. Non sta con la Bindi neanche lei. Sta con… Veltroni.

Ci devo pensare bene. Se la Bindi vincesse un bel po’ di democristiani storici e di ritorno si ritroverebbe con le ossa rotte. Messa in questi termini è piuttosto interessante.

Se la Bindi vincesse, magari si riparlerebbe di DiCo. Era una proposta sua.

Insomma, non so se andrò a votare, ma se lo facessi è probabile che la mia scelta sarebbe Rosy.
Anche se l’unico modo per aiutare il PD sarebbe l’assenteismo.

Dopo chiedo un consiglio al mio consulente politico: mio figlio.
A due anni ne capisce già molto più di me.

Luca

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politica

Luca De Biase e l'idea di antipolitica

Ieri sera ho visto Anno Zero.
Avevano detto che forse ci sarebbe stato Grillo, ma in realtà di Beppe non si è vista nemmeno l’ombra.
Sono stato due ore in piedi, ballettando intorno alla TV, con mia moglie che mi guardava con sguardo compassionevole.

Santoro ha fatto vedere un’intervista a Grillo, fatta durante il V-Day a Bologna, nella quale ha ripetuto le stesse cose di sempre.

La perla della serata è stata quando Polito ha candidamente affermato che il programma dell’Unione è stato redatto in modo generico per non rischiare di venir meno agli impegni presi. L’argomento in questione era il superamento della Legge Biagi.
Del resto è la stessa tecnica usata da Veltroni.
Dice tutto ed il contrario di tutto, dichiara bianco e poi nero, in modo da essere il leader di tutti (o di nessuno).

Dopo la trasmissione riflettevo su quanto sia ingiusto etichettare come antipolitica tutto quel fervore dimostrato dai tanti italiani che condividono le iniziative di Grillo.
Poi ho letto il post di Luca De Biase intitolato La parola sbagliata è “antipolitica” ed ho pensato che non avrei saputo spiegarlo meglio.

Ecco cosa dice Luca:

Non è antipolitica. Le persone ce l’hanno con leader che non ascoltano, che parlano tra loro. Mentre l’ansia cerca una via di sfogo.

Le immagini degli inglesi che fanno la fila per recuperare quello che possono dal loro conto in banca. Il fantasma della guerra in Iran: un tempo di mandava una corazzata minacciosa nel porto avversario, oggi si fa comunicazione sui possibili bombardamenti. La crisi finanziaria latente, speriamo controllabile… E noi concentrati su questioni minime.

Non è antipolitica. E’ il bisogno di leader attenti ai punti di vista della popolazione. E’ politica, in una fase di passaggio profondo. La società non è unita contro la politica o i partiti. E’ frammentata. Non cerca neppure un salvatore della patria. Cerca un luogo di aggregazione credibile. Cerca politica. O almeno polis.

Ecco, si.
E’ proprio questo che volevo dire.

Luca