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Che il Codacons sia stramaledetto

Il Codacons è una di quelle associazioni di consumatori che ti farebbero stare simpatica anche la multinazionale più cinica.
Sono persone che fanno cose inutili e parlano di cose inutili ogni giorno della loro vita.
Con un risalto mediatico che non ha nessuna motivazione diversa dalla cialtroneria che loro stessi contribuiscono a diffondere.

Insomma, ci sono degli imbecilli che hanno previsto un terremoto disastroso per domani a Roma.
Ecco, il Codacons ha fatto causa agli imbecilli.

Il Codacons ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro tutti quei soggetti (blog, siti web, tv, radio, giornali, ecc.) che hanno in qualsiasi modo diffuso e alimentato la notizia del terremoto che dovrebbe verificarsi domani nella Capitale. L’Associazione ipotizza il procurato allarme e l’abuso di credulita’ popolare.

Ora ci vorrebbe qualcuno che facesse causa al Codacons perché ha fatto causa agli imbecilli contribuendo a diffondere il procurato allarme.
E avanti così tutti insieme verso il precipizio.

Luca

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Ricostruire le vita a partire dalle piccole cose

(Toru Hanai—Reuters)

Tra il diluvio di immagini che abbiamo visto dopo il terremoto giapponese, questa è quella che mi ha colpito di più.
C’è chi infatti, tra le macerie di intere città da ricostruire, si è messo a raccogliere le foto che venivano trovate e le ha portate al comando di polizia, dove mani che possono essere soltanto giapponesi si sono messe a restaurarle.
Le foto vengono poi esposte nei ricoveri dove i senza tetto vengono alloggiati in modo che possano essere riconosciute e reclamate dai proprietari.

Le foto che vedete qui sopra raffigurano tutte una bambina di quattro anni.
Sono sopravvissuti sia lei che i suoi genitori.
E possiamo immaginare cosa sia significato per loro aver ritrovato queste foto.

Luca

Via | Time LightBOX

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informazione

Mettere a posto i numeri

In attesa di capire come finirà la questione delle centrali nucleari di Fukushima, possiamo dire con nessun timore di essere smentiti che faranno molti ma molti più morti il terremoto e lo tsunami ad esso collegato dell’eventuale disastro nucleare.

Così, tanto per rimettere a posto i numeri.

Luca

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Cercare di sapere per capire

Amedeo Balbi, astrofisico e blogger ha scritto un ottimo compendio per chi volesse capire meglio cosa sono le centrali nucleari, come funzionano e cosa sta succedendo a quelle giapponesi.

Ve lo consiglio fortemente.

È da quando hanno cominciato a diffondersi le notizie sullo stato dei reattori nucleari giapponesi dopo il terremoto che provo a scrivere qualcosa in merito. Ma è difficile. Sono troppo consapevole che appena si parla di nucleare si entra in un campo in cui si ragiona di pancia, più che di testa, e in cui meno si sa più si hanno certezze. Purtroppo, invece, questo è un argomento in cui è quasi impossibile semplificare senza che vada perso qualcosa di essenziale. C’è la fisica, ci sono gli aspetti ingegneristici, c’è la questione della gestione dei rifiuti, ci sono le considerazioni economiche, gli aspetti medici. Cose per un trattato, non per un post. Detto questo, visto che comunque avevo cominciato a mettere giù un po’ di informazioni, le pubblico qui, sperando che possano aiutare a capire meglio quello che si sente in giro in questi giorni. Ma chi vuole veramente capire qualcosa in materia e farsi un’opinione — senza ripetere a pappagallo cose dette da altri — deve studiare seriamente: non ci sono scorciatoie.

Luca

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Ragionare oltre l’emergenza

L’altro giorno ho scatenato alcune critiche dopo aver scritto su Twitter questa cosa:

pensa che il giorno dopo il disastro arrivare alla conclusione che il nucleare è sbagliato sia una cosa piuttosto italiana

Non sapevamo ancora cosa fosse successo esattamente nelle centrali nucleari giapponesi (ne sappiamo poco ancora dopo tre giorni) e l’Italia era già divisa in due: favorevoli e contrari al nucleare.

Fu questo stesso meccanismo a trascinare l’opinione pubblica nel disgraziato referendum contro il nucleare del 1987.

Sono sempre stato cautamente favorevole al nucleare, per molti motivi, soprattutto perché so bene che non esistono forme di produzione di energia prive di rischi e di conseguenze sull’ambiente. I disastri nord-africani ci dimostrano quanto sia rischioso dipendere unicamente dagli idrocarburi. Allo stesso tempo, io che amo la natura ed il paesaggio, non potrei accettare di vivere in un paese ricoperto da pale eoliche ed impianti fotovoltaici. In un paese in cui tra l’altro il business dell’energia sostenibile è già in mano per buona parte alla mafia.

La soluzione per me è la differenziazione della produzione elettrica.

Purtroppo so, nella settimana gloriosa dell’unificazione italiana, che se c’è una cosa che unisce il popolo italiano, da nord a sud, è la cialtroneria.
Ed allora, nel paese che preferisce tenere le scorie nucleari alle porte di Roma perché il sito scelto per lo stoccaggio dopo anni di studi fatti dai migliori geologi italiani fu abbandonato in seguito alle solite proteste con blocchi di ferrovie, in questo paese dicevo, forse è meglio rinunciare al nucleare.

Non perché il nucleare sia giusto o sbagliato, pulito o inquinante, sicuro o pericoloso.
Semplicemente perché non saremo mai in grado di progettare, costruire e far funzionare una centrale nucleare.
Continueremo a vivere nell’illusione del giorno in cui le fonti rinnovabili basteranno alla nostro produzione energetica.
Mentre continueremo a bruciare gas e petrolio.

Non è l’Italia a ripudiare il nucleare.
È il nucleare che ripudia noi.

Luca

Foto | The Big Picture (Kim Kyung-Hoon/Reuters)