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informazione lavoro

L’autolesionismo dei sindacati

L’editoria è in crisi, la gente non compra più i giornali, le edicole se la passano male.
Mancano proposte certe del governo sulla regolamentazione del settore.
E quindi, che si fa?

Si proclama un bello sciopero il 24, 25 e 26 Febbraio.
Si, proprio in quei giorni lì, nei giorni delle elezioni.

C’è un’unica saggia eccezione, quella della FENAGI (Confesercenti), che non aderirà.

La Fenagi, pur riconoscendo la necessità di una azione di forte visibilità della categoria al fine di far emergere lo stato di crisi del settore, trova sbagliato e controproducente chiamare alla chiusura le edicole proprio nei giorni nel quale si svolgono le elezioni politiche
Nel panorama generale dell’informazione, le rivendite di giornali, data la tutela che la Costituzione attribuisce al prodotto editoriale anche nella fase della vendita, sono sempre state riconosciute come elementi importanti per la garanzia di una diffusione capillare e pluralista del prodotto quotidiano e periodico. Mettere in gioco il profilo di pubblica utilità della rete di vendita, malgrado le conferme avute anche dallo stesso Governo Monti che non ha abrogato le leggi a tutela della stampa, è un grave errore.

Per fortuna che c’è sempre qualche saggia voce fuori dal coro.

Luca

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politica

Frase del giorno

Vent’anni fa, quando andavo a scuola, questo mondo l’ho vissuto: ho sfilato, ho preso qualche manganellata, respirato lacrimogeni, preso botte dai fascisti. Ieri ho avuto la netta impressione che tutto fosse cristallizzato. Gli slogan, le parole, persino la musica diffusa dal camion, le facce, i vestiti, l’odore delle canne: tutto uguale a quando in piazza ci scendevo io. Ovvio, cambia la prospettiva, che a noi pareva di avere più ampia di quanto non l’abbiano questi ragazzi, anche se i fatti hanno dato torto alle aspettative di molti di noi. Per il resto tutto suona come lo stanco ripetersi di cliché di piazza, il quale comporta una risposta altrettanto scontata: il non ascolto. In fondo perché un Governo o una società civile dovrebbe rispondere a chi si limita a recitare slogan vecchi di quarant’anni?

Simone Spetia ha visto le manifestazioni ieri a Milano e ha fatto una riflessione interessante.

Luca

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politica

I soldi dei lavoratori

Trovo piuttosto strano che in coda alla polemica sul pagamento in nero fatto dalla CISL a Beppe Grillo, nessuno stia facendo notare una cosa.

La CISL, un sindacato che prende l’1% del salario dei lavoratori iscritti, nel 1995 spende 30 milioni di lire per far intervenire un comico ad una convention.

… il signor Beppe Grillo partecipo’ a Rimini ad uno spettacolo serale, con ingresso gratuito, in occasione dell’assemblea dei quadri della stessa CISL. In quella circostanza il comico genovese ricevette dalla Cisl per la sua prestazione professionale un compenso di venti milioni di lire, regolarmente quietanzato.

Grillo dice che i milioni furono 30, IVA inclusa.
grillo fattura cisl
In ogni caso, una spesa difficilmente giustificabile per un sindacato che vive grazie ai soldi dei lavoratori.

Luca

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diritti umani lavoro

Chi sono i veri conservatori in Italia?

Facciamo tanto parlare su chi è di destra e chi è di sinistra.
Avevo scritto una riflessione su questo, ma la devo rivedere.

Intanto, a sostegno della mia tesi secondo cui chi non vuol cambiare le cose se ne sta un po’ ovunque, non per forza a destra o a sinistra, il patto di ferro che la Chiesa ed i sindacati (CGIL compresa) stanno costruendo per contrastare il lavoro domenicale, a me pare una dimostrazione perfetta.

Il lavoro di domenica.
Di cosa diavolo stiamo parlando?

Che combattere per le cause perse va anche bene, ma combattere anche per quelle già morte e sepolte forse ha dei risvolti che oltrepassano il senso del ridicolo.

Sindacati e Chiesa uniti contro il lavoro domenicale.
Ci sarebbe da fargli una risata in faccia.

E dovremmo farli anche a tutti quelli che sono d’accordo e che hanno comprato anche un solo giornale in un’edicola di domenica.
Per altro, l’Avvenire esce di Domenica, vero?
E chi lo distribuisce?
Chi lo vende?
E nessuno mai, dopo la messa, è passato al bar a prendersi un caffè, vero?
E mai nessuno ha preso un autobus o un treno o un aereo di domenica, vero?

Se siete affascinati dal tema, c’è una specie di organizzazione europea che si batte contro il lavoro domenicale.
Non ci facciamo mancare niente.

Luca

Via | Il Post

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lavoro politica

Ma cos’è questo articolo 18?

articolo 18

Oggi la Camusso ha replicato sul Corriere all’intervista rilasciata ieri dal Ministro del Welfare sempre al Corriere.
È un’intervista dai toni durissimi. Non mi ricordo interviste di questo tenore nemmeno quando il ministro era Sacconi ed il presidente del consiglio Berlusconi.

Il nodo del contendere è ancora una volta l’Articolo 18, che il governo vorrebbe rivedere, iniziando dai nuovi assunti.

Fornero propone il contratto unico per i giovani, senza le tutele al 100% dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
«Sarebbe un nuovo apartheid, a danno dei giovani. Se facciamo un’analisi della realtà, vediamo che la precarietà c’è soprattutto dove non si applica l’articolo 18, nelle piccole aziende. Quindi tutta questa discussione è fondata su un presupposto falso. Vogliamo combattere la precarietà? Si rialzi l’obbligo scolastico, si punti sull’apprendistato e si cancellino le 52 forme contrattuali atipiche.

Ecco.
Tralasciamo l’idea che i problemi dei precari si possano risolvere innalzando l’obbligo scolastico, ed andiamo avanti.

La realtà è che ai sindacati del precariato importa molto poco.
Continuano a difendere gli interessi dei pensionati e dei dipendenti pubblici.
Che va anche bene, visto che saranno il 98% degli iscritti al sindacato.
Ma non venga il sindacato a dire di voler difendere i giovani, denunciando addirittura un’apartheid contro di loro.
Dimostrano di non sapere niente del mondo dei giovani e dei precari.

L’articolo 18 è un fantoccio che i giovani non conoscono.
Vorrei capire quanti giovani hanno un contratto a tempo indeterminato in una grande azienda.
A meno di non considerare giovani i trentacinquenni.

Dica, la Camusso, di voler difendere i suoi iscritti.
Non c’è niente di male, in fondo è quello il suo mandato.

La triste verità è che i precari veri, non quelli che solidarizzano a parole con loro, non li difende nessuno.
Sarà forse per quello che nessuno di loro si iscrive al sindacato.

Luca