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Prenotare libri scolastici della tua classe

Arrivati in Agosto, iniziamo a pensare che sarebbe forse il caso di pensare ai libri scolastici per i nostri figli.
Si avvicinano le ferie e non ha senso aspettare Settembre per fare la fila in libreria e rischiare probabilmente di non riuscire ad avere tutti i libri per l’inizio della scuola.

Il servizio non è molto conosciuto, ma su Amazon è presente una sezione nella quale è possibile selezionare la città, la scuola e la classe che vi interessa, vedere quali sono i libri adottati e acquistarli subito con il 15% di sconto.

Per accedere al servizio e prenotare libri scolastici dovete cliccare su questo link e nella pagina di Amazon seguire il link “Libri Scolastici al -15%”.

Io sono già alcuni anni che utilizzo questo servizio e ve lo consiglio vivamente.

Luca

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politica

Quelle scritte NO TAV nelle scuole occupate

Nel mio peregrinare quotidiano mi capita spesso di passare davanti ad un grande Liceo fiorentino.
Un bel palazzo con vista su Ponte Vecchio (chissà se i ragazzi e le ragazze si rendono conto del privilegio che hanno, ma questo è un altro discorso).

Tra i vari striscioni appesi sopra l’entrata della scuola, ci sono anche alcune bandiere dei NO TAV.

Ecco, lo so che sono ragazzi, che probabilmente c’è qualcuno dietro di loro che si diverte ad indirizzarli verso direzioni che nulla hanno a che fare con il loro vissuto e che non possiamo prendere tutto troppo sul serio perché sono ragazzi, appunto.
Io vorrei però andare da quei ragazzi e da quelle ragazze e spiegargli come fra un po’ di anni malediranno le carenze infrastrutturali del nostro paese che non ci permettono di muoverci con la velocità che sarebbe degna di un paese moderno.

Trenitalia ha presentato nelle scorse settimane un nuovo treno che collegherà Roma e Milano in 2 ore e 20.
Eppure sappiamo quante opposizioni ci sono state contro l’alta velocità ferroviaria, ma anche contro il raddoppio del tratto appenninico dell’Autostrada del Sole.
Eppure basta chiedere a chi si ritrova spesso a viaggiare per lavoro, quanto sia migliorata la vita di chi deve viaggiare su e giù per il paese.

Insomma, quei ragazzi e quelle ragazze che occupano le scuole dovrebbero chiedere treni più veloci, che riescano a tener dietro alla loro voglia di trovare nuove opportunità.
Dovrebbero sperare di arrivare da Roma a Milano in 1 ora, non auspicare il ritorno ai trenini regionali.

Proprio per questo spero proprio che, chi ha suggerito di mettere quelle insegne NO TAV nelle scuole, sia molto più vecchio dei ragazzi che quella scuola frequentano.

Luca

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politica

Foto del giorno

Il primo giorno di Renzi da Presidente del Consiglio, speso anche andando a visitare una scuola, a me pare un bellissimo segnale.
Del resto, anche da sindaco, l’ha sempre fatto.
Quando poteva, ogni martedì, andava a visitare una scuola di Firenze.

Che è soltanto forma, perché alla scuola servono soldi e risorse, ma la forma è anche sostanza.

Buona la prima!

L’account su Flickr di Palazzo Chigi promette di darci grandi soddisfazioni.

Luca

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internet vivere

Capire #letroiedellamiascuola

Negli ultimi giorni si è parlato molto del bullismo sui social network e si è molto commentato il fatto che fosse trending su twitter l’hastag (traducetelo pure con “argomento”) #letroiedellamiascuola.

Adolescenti che parlano apparentemente male delle loro compagne, che le mettono all’indice, che le bullano.

@AsinoMorto ha scritto una cosa molto bella che ci aiuta a capire cosa ci sia dietro questi fenomeni e la verità è che probabilmente non ci abbiamo capito nulla.
E’ un po’ lungo, ma ve lo consiglio.

Grande movimento in queste ore su Twitter, dove sta “spopolando” il tag #letroiedellamiascuola, sparato nei Topic Trend dalla solita tetragona coesione dei Bimbiminkia.

E se non conoscete il significato delle parole (nell’ordine) Twitter, spopolare, tag, Topic Trend, bimbiminkia, mi dispiace per voi, temo che non troverete nessuna spiegazione in questo post.

Sono però convinto che tutti sappiate cosa significa “troia” e quindi forse è da qui che bisogna partire. Perché, temo, il rischio è che alla parola “troia” tutto rischi di finire.

Perché, temo, tutti gli adulti che si trovavano su Twitter e hanno letto “troia”, hanno immediatamente derivato dall’uso del termine, poco corretto, irrispettoso della parità di genere, volgare e rozzo, che si trattasse di: bullismo (anche alla luce di recenti e tragici fatti di cronaca), misoginia, uso distorto della rete che richiede “cultura digitale”, scarsa fiducia nel futuro causa generazione di disgraziati e via (e)scatologicamente elencando.

Dove qui per “immediatamente”, si intende con grande senso civico, in buona fede, assai attenti al futuro della gioventù, ma senza leggere i tweet e senza provare a capire la questione, prima di giudicarla.

E io che da fortunato padre di tre figlie, una delle quali di età giusta per fare la bimbaminkia, ho il dovere e la necessità di capire se mia figlia è/sarà una troia o è/sarà una che sulle troie twitta o è/sarà qualcos’altro, mi sono impegnato e ho provato a capire un po’ di più, avendo abbandonato da tempo l’ansia del giudizio, che basta e avanza lo sforzo del capire.

E insomma, quello che credo di avere capito è che qui non è tanto questione di bullismo o misoginia. Se mai possibile, è peggio.

Perché questa è una questione di ragazze contro ragazze (a far partire il trend è stata una ragazzina di terza media) e i maschi sono come in “Speriamo che sia femmina”, nel senso che arrivano, dicono qualche stronzata e poi vanno via, senza lasciare traccia.

E’ uno scontro tutto al femminile tra le “troie”, che sono le vincenti emule dei modelli consumistici e televisivi, corrotti e volgari del nostro tempo. Che hanno capito o, meglio, hanno cominciato a percepire, il potere del sesso come merce, del corpo come merce. E si truccano “con tanta terra da coltivarci la verdura”, ostentano griffe “come se andassero a una sfilata”, fanno vedere le tette, “vanno con tutti” per quello che vuol dire la frase a 12-13-14 anni, se è vero che tutte si vedono costrette a simulare con la carta seni che non hanno ancora.

Sono le vincenti, le cheer leaders, sono quelle che aspirano a diventare veline, fidanzate di calciatori, puttane di potenti. Sono il mondo che vedono trasparire dai nostri occhi di adulti che contamina la scoperta della loro sessualità.

E dall’altra parte, altre ragazzine come loro ma diverse da loro, quelle che “escono da scuola e si mettono le cuffie” per ascoltare i loro idoli, che non le “caga” nessuno, che credono nell’amore e non si vestirebbero mai con “pantaloni militari” e con magliette scollate “quando fuori ci sono 5 gradi”. Le perdenti, quelle che non hanno nemmeno dato il primo bacio. Le sfigate. Quelle che vanno prese per il culo e “fatte sentire inferiori”.

E allora capita che le sfigate si ribellino e lo facciano su Twitter che da voce alla loro frustrazione e nel modo peggiore, scaricando stereotipi di segno diverso e volgarità analoghe sulle loro compagnie. Senza la capacità di dare un senso “politico” alla loro opposizione al modello imperante, senza dare alternative, un po’ invidiando le nemiche.

Senza nemmeno la cautela di scegliere la parola giusta. Che se il tag era #levelinedellamiascuola, o #leragazzeomologatedellamiascuola, o magari #leservedelpoteredellamiascuola, forse adesso tanti adulti pigri parlerebbero di gioventù ribelle ma consapevole, il futuro del 99%, Twitter come sfogo di una generazione con la testa sulle spalle.

E invece no, la ragazzina di terza media usa la parola “troia” perché è quella che si usa in questi casi e lei non vuole parlare con voi adulti, che non capite un cazzo, ma con le sfigate come lei.

E allora il problema vero, forse, credo di avere capito, è che sono tutte vittime, senza una alternativa, mica giudicare, ma tipo guarda che non sei sfigata e loro non sono troie, il mondo è migliore di così, il tuo futuro sarà migliore di così. La parità di genere, il cervello, il diritto di usare le parole con cautela, perché le parole sono importanti.

Il problema vero è che quelle ragazze sono sole in questi tempi limacciosi e confusi. E allora gridano quando e dove possono, scaricando le tonnellate di volgarità e contraddizione e merda del nostro tempo su un tag e vaffanculo troia.

E noi adulti, noi educatori, noi sempre pronti al giudizio e alla puzza sotto il naso che facciamo ? Sono (cyber)bulle, sono misogine, sono il futuro perduto, vergognatevi, ai nostri tempi.

E Twitter. Che schifo, non sapete usarlo, ci vuole la netiquette, mica come noi adulti che lo usiamo per scambiarci le grasse cazzate della domenica pomeriggio e il WTF e il LOL da adolescenti mal cresciuti e il livore qualunquista e la misoginia quella vera e i mille altri pregiudizi di cui non ci si vergogna neppure più.

Mica che forse lo strumento non c’entra un cazzo, mica che forse c’entriamo noi e il mondo che noi abbiamo partecipato a costruire.

Che siamo sempre da un’altra parte, che abbiamo sempre qualcosa di importante, che non capiamo il mondo e del mondo è la colpa di tutto. Mica nostra.

E allora, incredibile a dirsi, rivoluzionario a dirsi, immondo a dirsi, Dio benedica Twitter, sordido cesso pubblico dai muri trasparenti, pieno di stronzi e puttane e volgarità e qualunquismi e merda.

Vero lupanare del mondo, al mondo sovrapposto e del mondo specchio.

Ma trasparente, aperto, gloriosamente predisposto a concedere al sordo di poter sentire (se vuole) e al muto di poter parlare (se vuole).

E al Padre di capire, senza giudicare, il mondo dove le sue figlie dovranno vivere. E magari provare a indirizzare qualche insegnamento, qualche dritta, qualche seme. Buttare lì qualche segno di vicinanza, di comprensione, di anticipazione degli eventi.

E sperare che al momento giusto, quando sua figlia si troverà in mezzo al flame della vita, possa trovare in quello spazio oscuro e infinito tra cervello, cuore e stomaco, un cenno di dubbio, un alito di riottosa e perplessa curiosità alla diversità del mondo. Alla complessità del vivere che sta tra una troia e una sfigata.

E che non si sentisse proprio sola, senza un approdo, senza nulla, in questo mare oscuro e cattivo.

Perché i padri solo questo possono fare. Sperare di aver fatto bene il loro lavoro, quando arriverà il momento di dimostrarlo. Non giudicare, non interpretare la vita degli altri secondo la vita propria, non sbertucciare ciò che non si capisce. Ma stare lì in attesa e limitare al minimo le proprie colpe.

Perché le colpe dei padri, ricadono sempre sui figli. Altro che Twitter, porca troia.

Luca

Via | Simone Spetia

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politica

Frase del giorno

Vent’anni fa, quando andavo a scuola, questo mondo l’ho vissuto: ho sfilato, ho preso qualche manganellata, respirato lacrimogeni, preso botte dai fascisti. Ieri ho avuto la netta impressione che tutto fosse cristallizzato. Gli slogan, le parole, persino la musica diffusa dal camion, le facce, i vestiti, l’odore delle canne: tutto uguale a quando in piazza ci scendevo io. Ovvio, cambia la prospettiva, che a noi pareva di avere più ampia di quanto non l’abbiano questi ragazzi, anche se i fatti hanno dato torto alle aspettative di molti di noi. Per il resto tutto suona come lo stanco ripetersi di cliché di piazza, il quale comporta una risposta altrettanto scontata: il non ascolto. In fondo perché un Governo o una società civile dovrebbe rispondere a chi si limita a recitare slogan vecchi di quarant’anni?

Simone Spetia ha visto le manifestazioni ieri a Milano e ha fatto una riflessione interessante.

Luca