Rutelli ha rilasciato al Giornale un’intervista illuminante per capire dove si sia ormai posizionato l’ex candidato premier del centro-sinistra.
Il tema è lo ius soli, per dirla facile il diritto di cittadinanza a chi nasce nel nostro paese.
In molti, tra tutti il Presidente Napolitano, credono che un bambino nato in Italia dovrebbe ottenere automaticamente la cittadinanza italiana. Oggi, la ottengono soltanto i figli di italiani. Quindi un bambino nato all’estero da genitori italiani, è italiano e voterà in italia, mentre un bambino nato in Italia da genitori non italiani non è italiano.
La questione non è banale, è molto delicata, e non bisogna cadere in facilonerie, ma secondo me non ci può essere integrazione se impediamo ai bambini che vanno a scuola con i nostri figli di sentirsi italiani.
Dicevamo che Rutelli si schiera contro lo ius soli, ma lo fa con motivazioni piuttosto deboli.
E’ Rutelli, direte voi.
Eh, lo so, ma questi abbiamo e con questi dobbiamo confrontarci.
Se introduciamo il criterio dello jus soli, ossia l’automatica cittadinanza italiana per chiunque nasca sul nostro territorio, rischiamo di trasformare l’isola di Lampedusa o il porto di Ancona o la stazione di Trieste nelle succursali della più clamorosa clinica ostetrica d’Europa.
La tesi di Rutelli viene rafforzata dai soliti timori sull’islam che ci ucciderà tutti.
Mi riferisco a quella componente non laica dell’Islam che persevera in pratiche che contraddicono i nostri principi basilari: dalla poligamia all’assoggettamento della donna. Un padre che vieta a una figlia femmina di andare a scuola non è compatibile con la cittadinanza italiana.
E quindi la figlia non ha diritto di essere cittadina italiana perché ha un padre stronzo, mentre proprio la cittadinanza potrebbe diventare un grimaldello fondamentale per la sua emancipazione come donna e come cittadina.
Vedrete che, liberati da berlusconi, piano piano diverrà sempre più chiaro chi sono i buoni.
Luca