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I problemi di Beppe Grillo con il calendario

Penso che Beppe Grillo abbia un esercito di persone che lo consigliano e che lavorano per lui.
Dobbiamo quindi escludere la buona fede.

Si scopre infatti che Grillo non si può candidare alla segreteria del PD perché nello statuto c’è scritto:

Possono essere candidati e sottoscrivere le candidature a Segretario nazionale e componente dell’Assemblea nazionale solo gli iscritti in regola con i requisiti di iscrizione presenti nella relativa Anagrafe alla data nella quale viene deliberata la convocazione delle elezioni.

Grillo doveva quindi essersi iscritto almeno un mese fa.

Del resto non è la prima volta che Beppe Grillo ha dei problemi con il calendario.
Non in tanti sanno che la famosa raccolta di firme per i tre referendum abrogativi sulla stampa raccolte durante il V2-Day erano praticamente carta straccia, perché non sono ritenute valide le firme raccolte nei sei mesi successivi alla convocazione dei comizi elettorali (nel 2008 ci furono le politiche).
E tutto questo ovviamente Grillo ed il suo staff non potevano non saperlo.

Nonostante questo io credo che il PD farebbe bene a fare una deroga ed ad accettare l’iscrizione e la candidatura di Beppe Grillo.
Il personaggio ha un grande seguito ed estrometterlo per un vizio di forma sarebbe un errore che darebbe nuova linfa alla sua paranoia anti-partitica.

Lo dice molto bene Matteo Bordone:

Funziona così. Quando lui è contro, tutti contro. Quando lui dice fanno schifo, tutti a dire fanno schifo. Quando lui vanifica qualunque dichiarazione e qualunque contesto con il vezzo della sua retorichina indignata, tutti godono della retorichina indignata e ignorano il fatto che nessuno lo ascolti più. Quando lui mobilita la piazza per un risultato, e fallisce clamorosamente per ignoranza dei regolamenti o incapacità o cattiva fede (non si è ancora capito), tutti si dicono soddisfatti, visto che credono che sia tutta colpa dei cattivi.

Così Beppe Grillo va avanti da anni, e credo ce continuerà ancora per un bel po’. Anzi, più porte in faccia prende, più i suoi sono felici di sentirsi esclusi, ché sarebbe troppo banale avere un’opinione da condividere con, che ne so?, altre tre persone non ascritte alla categoria BG.

E allora ho idea che tra pochi giorni sarà già arrivato il momento di dire che il tesseramento è fascista, che sono un regime e devono andare via. Ci saranno giochi di parole su Bersani; si contesterà la struttura profonda del partito, i suoi regolamenti e le sue tessere; Grillo si dirà ancora più schifato e dirà che si deve ripartire dai comuni. Dai suoi comuni. Dal paese pulito. Potrà dire di averci provato, ma di essere stato cacciato; potrà dire che non c’è niente da fare, che vanno rasi al suolo. Non avrà fatto niente dentro al PD, niente di niente, nemmeno una riunione o un incontro o un dibattito. Solo dichiarazioni, battutine e lanci d’agenzia. Come il più democristiano dei sottosegretari.

Luca

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politica

Certo che siete proprio incredibili

Scopro che Pannella non è andato a votare.
Dopo tutte le polemiche per la orrida campagna a favore dell’astensione portata avanti dalla CEI sul referendum per la Legge 40, oggi lui fa lo stesso.

I Radicali sostennero, secondo me giustamente, che era assurdo pensare che gli astensionisti fossero tutti sostenitori del NO.
Oggi Pannella ribalta completamente la frittata.

Questo referendum è la riprova della profonda intelligenza del popolo italiano che, malgrado il sostegno di Pdl e Pd ha sepolto una proposta oltraggiosamente partitocratica

Ingoiamo anche questo salto mortale del grande illusionista.

Luca

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politica

Referendum

Domenica vado a votare per il referendum.
Voterò tre si.
I primi due per sperare che cambino la legge elettorale (tanto che il premio di maggioranza vada alla coalizione o alla lista non cambia la sostanza).
Il terzo per evitare in futuro la furbizia di mettere candidati civetta in tutte le circoscrizioni che poi cedono il posto al portaborse di turno.

Lo so che l’affluenza non supererà il 30%, ma ad una gita al seggio non si rinuncia mai.

Luca

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politica

Non pretendiamo l’autocastrazione

Se a me dicessero che c’è un referendum che, nel caso di vittoria del si, porterebbe alla morte politica del partito in cui milito, probabilmente farei di tutto perché quel referendum non si tenesse.

Perché di questo si tratta.
Se al referendum sulla legge elettorale vincerà il si andremo verso un sistema politico bipartitico.
In questo sistema la lega resterebbe probabilmente emarginata e quindi destinata all’accorpamento con il PDL.

Chi si scandalizza per la battaglia della Lega forse si è scordato delle campagne per l’astensione e di tante altre situazioni in cui nessuno, e dico nessuno, ha posto la questione dei costi.

La Lega, dal suo punto di vista, ha fatto bene a voler far tenere il referendum in un giorno separato dalle elezioni europee e a farlo quindi fallire.
Ne va della loro esistenza come partito.

Che poi sia immorale sprecare 400 milioni di euro in un paese che attraversa una grave crisi economica è altrettanto evidente.
Lo testimonia il banner che sta qui a destra da un paio di mesi.

Non facciamo però finta che i leghisti siano brutti e cattivi.
Lo sono, ma non in questo caso.
Oggi, dal loro punto di vista, hanno ragione da vendere.

Luca

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politica religione

Evviva l’astensione

Il referendum è passato…
Contro ogni più audace previsione ben il 74,1 % della popolazione italiana ha preferito non andare al seggio ad esercitare il suo diritto di voto. Credo che sia una percentuale spaventosa.
Mi fa schifo sentir gioire le persone per questo risultato.
Mi fa schifo la prima pagina di Martedì dell’Avvenire, in cui campeggia a lettere cubitali la percentuale di astensionisti.
Mi fanno schifo Pera e Casini, che in nome di non so quale convinzione morale, se ne sono fregati di rispettare il ruolo istituzionale che ricoprono.
Non mi fa schifo Berlusconi, perché a lui cosa vuoi che gliene freghi… Nemmeno saprà cos’è un embrione…
Sono contento che non sia stata distrutta le legge 40, perché il SI l’avrebbe snaturata. Ma ora nessuno si illuda di cambiare una virgola, perché sarà impossibile con il clima generato da questo referendum.

Ed ancora mi chiedo come si faccia a gioire nel vedere le urne vuote.
E mi fa incazzare che i sapientoni dell’astensionismo non considerino che in quel 74,1 % ci sono un bel po’ di persone alle quali non importa una sega della fecondazione assistita, delle elezioni, dei referendum e di qualunque cosa li possa distrarre da Costantino e Maria De Filippi.

Il 12 e 13 Giugno vince il menefreghismo, insieme alla buona fede di tante persone che pensavano davvero che esistesse un astensionismo consapevole.
La CEI ed i cristianoni del Comitato Scienza e Vita sono riusciti in qualcosa che sembrava piuttosto difficile, e cioè allontanare ancora di più gli “indecisi” dalle chiese.
Contenti loro…

Luca