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politica

Idolo del web di che?

Della vicenda della lista PDL nel Lazio ci si può fare l’idea che si vuole.
A me, però sembra paradossale che Repubblica rimarchi l’aspetto comico e cialtronesco della vicenda, con Alfredo Milioni, quello che sarebbe arrivato tardi a consegnare le firme, trattato come un buffo incapace.

Alfredo Milioni non era uscito per andare a mangiare, come sostiene lui.
Era uscito per andare a falsificare le firme che mancavano.
Non è che potesse farlo dentro l’ufficio elettorale.
Se non si dice questo, tutta la vicenda appare incomprensibile.

Che quelli là sono stati cialtroni, ed è vero.
Ma sono stati dei cialtroni disonesti.
Diciamolo.

Luca

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politica

Il sospetto lo serbavamo dentro di noi

Il pasticciaccio fatto dal PDL nel Lazio è la conferma di una mia antica convinzione.
Se il PD compie tanti errori, non è che a destra siano propriamente dei fenomeni.
Sono soltanto più bravi a nascondere le loro falle.
Lo dice Matteo Bordone:

Però quella che per fare le cose alla fine sia meglio andare un po’ dritti è una pura e semplice balla. Lasciatevelo dire da uno che ha abitato quasi tutta la vita in una città amministrata dalla Lega Nord. Non sono capaci. Non hanno l’idea. Ché Berlusconi non fa nulla, non ha mai fatto nulla, e nulla farà mai. Ché sono persone furbe e determinate, ma insieme anche dei sommi incapaci. E il caso di Roma, e della mancata presentazione delle liste, lo dimostra una volta di più. Non pensiamola più quella roba lì, che non è proprio vera.

Luca

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politica tv

La nostra Sarah Palin ed il PD che soccombe

La faccia di Marco Travaglio mentre cerca di parlare con l’esagitata “giovane” del PDL è stata probabilmente la cosa più bella della puntata di ieri di Anno Zero.

Per il resto, a me è sembrato, ma ho visto solo una piccola parte della trasmissione, che il PD ne uscisse peggio del PDL.
Nel senso che se scoperchiassero per bene il pentolone dello scandalo della sanità in Puglia ne vedremmo delle belle.
Aver candidato De Castro alle europee per liberare un posto in parlamento ad Alberto Tedesco (sotto inchiesta in Puglia) è stata un’emerita cretinata commessa da Franceschini e che presto potrebbe costar cara al PD.
La storia l’ha raccontata meglio di me Luca Sofri qualche giorno fa:

Franceschini si è indignato scandalizzato e ha ribattuto che De Castro è andato in Europa per le sue indiscusse competenze, e che le dimissioni di Tedesco da assessore dimostrano la limpidezza della sua reazione a quell’inchiesta.
Ma questa seconda cosa è priva di senso: se uno si dimette da assessore perché messo in discussione da un’inchiesta, poi non va a fare il senatore ignorando la stessa contraddizione, anzi maggiore. E in più, che questo tipo di valutazione fosse pesato nella candidatura di De Castro era cosa che si era ampiamente detta e scritta a suo tempo, e dentro il PD molti l’avevano ammessa.

Insomma, temo che Berlusconi possa dormire sonni tranquilli.
Presto potrebbe non avere nemmeno più un’opposizione.

Luca

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informazione politica

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Filippo Facci si è dimesso da Mediaset e dopo 15 anni non scrive più su Il Giornale.
Su Macchianera ha pubblicato l’articolo che è uscito ieri su Libero.
Parla di Fini e di come solo in Italia lo si possa considerare “di sinistra”.
E critica soprattutto chi vorrebbe che Fini rientrasse dei ranghi, dimenticando la terza parola che compone la sigla PDL.

Ha fatto bene? Ha fatto male? Chissà. A oggi sappiamo solo che tutto questo è servito per ritrovarsi stampate nero su bianco, un bel mattino, le ciniche espettorazioni giornalistiche di chi gli ha intimato di punto in bianco: «Rientra nei ranghi, sei ridicolo».

I ranghi.
A pensarla come Gianfranco Fini sono in milioni, nel centrodestra, e in milioni fisiologicamente non la pensano come lui: volete smembrare gli uni dagli altri, ciascuno nel suo preciso rango? Non è difficile: basterebbe tornare alla Repubblica multipartitica, basterebbe non mettersi in testa fondare il più grande partito della storia d’Italia come però, ecco, è stato fatto: un crogiolo composito, complesso, ridondante, soprattutto molto più e ambizioso dei ranghi da caserma prefigurati da qualche bollito con in mano il Winchester. La terza parola che compone il nome del partito – il Pdl – forse andrebbe riletta e riletta sino a stamparsela nel cranio una volta per tutte.
Mica i ranghi.

Filippo Facci è un cane sciolto. Non conta niente.
Certi segnali, però andrebbero interpretati.

Luca

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politica

Sentirsi Zoro