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Il M5S finisce per avere torto anche quando ha ragione

Il Movimento 5 Stelle ieri aveva ragione.
(Questa segnatevela che non succederà più).

Mettere in discussione un decreto che contiene l’abolizione della seconda rata dell’IMU insieme alla riforma della Banca d’Italia è ovviamente una mossa politicamente scorretta.
Niente di irregolare, niente che non sia già successo altre mille volte in passato, ma sicuramente una pratica per la quale un partito politico ha tutte le ragioni di protestare e di fare anche ostruzionismo.
E’ la democrazia, è che Dio la benedica.

La scelta dei capigruppo (e non soltanto della Boldrini) di adoperare la famosa tagliola per chiudere la discussione e portare il provvedimento in votazione è stata una forzatura che, se l’avesse fatta il centro-destra qualche anno fa, oggi Repubblica uscirebbe in edizione straordinaria, con la fascetta a lutto dichiarando la morte dello stato democratico.

Quindi, fin qui il Movimento 5 Stelle aveva ragione.
Ma qui finisce il loro aver ragione.

Tutto quello che viene dopo, le urla, le spinte, il lancio di monetine, l’occupazione dei banchi del governo e poi di due commissioni parlamentari, le offese rivolte alle parlamentari del PD, sono comportamenti fascistelli del tutto inaccettabili e non giustificabili.
La lotta politica si fa in parlamento e la si fa con gli strumenti che la costituzione prevede.

I parlamentari devono rispettare la democrazia e le sue regole.
Ieri la maggioranza ha fatto un’operazione politicamente discutibile, ma l’ha fatto nel rispetto delle regole parlamentari.
I cittadini a cinque stelle, se in quel parlamento vogliono continuare a portare avanti le loro battaglie politiche, devono agire nel rispetto delle regole.
Altrimenti rischiano di passare soltanto per provocatori.
E di quelli, grazie, ma non ce ne facciamo di niente.

Luca

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politica

Di legge elettorale, preferenze, Renzi, Cuperlo e Berlusconi

Matteo Renzi ha in questo momento una unica priorità.
Fare presto.
Se nei primi 2-3 mesi della sua segreteria, prima delle elezioni europee, non porta a casa qualche risultato, finirà per essere fagocitato dalle sabbie mobili che avvolgono la politica italiana.

Avete tutti gridato a gran voce la necessità di cambiare la legge elettorale.
Sono 20 anni che in TV e sui giornali i commentatori ne parlano.
Ora perfino la Consulta ci ha imposto di cambiarla.
Bene, cambiamo la legge elettorale.

Una legge elettorale rispetto ad un’altra non cambia niente nell’assetto politico.
Niente.
Pure le preferenze, che sono un altro mantra venuto alla ribalta negli ultimi anni, sono uno specchietto per le allodole.
Per essere candidato, bisogna che il tuo partito ti scelga, per cui le liste elettorali sono comunque liste di nominati.
Fingendo poi per un attimo di non conoscere tutte le controindicazioni legate al voto di scambio che le preferenze si portano dietro in un paese di disonesti come il nostro.

Se proprio la legge elettorale dobbiamo cambiarla, e dobbiamo farlo perché ce l’ha ordinato la Consulta, il PD deve trovare degli interlocutori. E Renzi ne ha parlato con Berlusconi che, fino a prova contraria, è stato votato per 20 anni da una gran parte di italiani e controlla una parte significativa del parlamento.
Berlusconi è pregiudicato? Lo sappiamo, ma questo è il paese che ci ritroviamo, dobbiamo prenderne atto.
Del resto, quando abbiamo dovuto farci insieme un governo, non ci siamo stracciati le vesti.
Cuperlo, Fassina e gli altri, in questo mi sono sembrati a dir poco incoerenti.

Chi oggi critica Renzi, ieri ha costruito le larghe intese con Berlusconi, non ha cambiato la legge elettorale in passato e non l’avrebbe cambiata nemmeno a questo giro.
Aspettate un attimo.
Se Renzi riesce a portare in fondo le riforme che ha promesso, allora avrà avuto ragione lui.
Se non ci riesce, avrete avuto ragione voi.
E potrete tornare a promettere di fare grandi riforme, senza far niente per i prossimi venti anni, cosa che avete dimostrato di saper fare in modo mirabile.

Ma aspettate un paio di mesi.
Noi vi abbiamo aspettato per 20 anni.

Luca

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informazione politica

Le continue sbandate di Grillo

C’è una cosa, tra le tante, che mi sorprende sempre di Grillo ed è la sua incapacità di ascoltare gli altri e di ammettere i propri sbagli.
Perché è evidente che se Grillo non vuole trasformare il Movimento 5 Stelle in una formazione politica eversiva di estrema destra deve fare marcia indietro su alcune sue prese di posizione recenti.

Ce ne sono state tre, particolarmente gravi.
La prima è stata la proposta di una lista di proscrizione dei giornalisti avversi al suo movimento politico.
Il post,con tanto di foto segnaletica, scritto contro Maria Novella Oppo, è una cosa che non si può tollerare in un paese civile. I giornalisti vengono messi all’indice nei regime autoritari, non nelle democrazie moderne. I commenti al post sono stati poi una raccolta dei peggiori bassi istinti. Alcuni giornalisti modenesi, per solidarietà alla giornalista dell’unità, hanno girato un video leggendo tutti i commenti dei grillini; perché leggerli è un conto, sentirli a voce fa ancora più impressione.

La seconda presa di posizione preoccupante di Grillo è stata quella contro quelli che lui considera parlamentari abusivi, sulla base di una lettura demenziale della recente sentenza della Corte Costituzionale.
La migliore risposta a Grillo, l’ha data Roberto Giachetti, uno dei presunti parlamentari abusivi, la cui foto segnaletica appariva sul post di Grillo.

Il 7 dicembre hai postato sul suo tuo blog la foto “segnaletica” mia e di altri 8 colleghi indicati nella didascalia, insieme ad altri 141, come abusivi. Nel corpo del testo hai scritto una frase evidenziata in neretto che testualmente recita “devono essere fermati all’ingresso di Montecitorio”. Siamo praticamente al ‘caccia all’uomo day’. Un invito che ognuno dei tantissimi seguaci del tuo blog può declinare a suo piacere.
[…]caro Grillo, quello che tu mi scarichi addosso con questa operazione è l’obbligo di convivere con un rischio che non conosco, che non potrei sapere dove si annida, come si organizza, quando potrebbe colpirmi. Mi esponi ad un nemico invisibile ma che certamente c’è, che ha colpito qualche mese fa un integerrimo servitore dello stato, che si muove agilmente nel clima di odio che viviamo e che potrebbe facilmente andare a segno contro persone come me (ed i miei colleghi) che non girano con auto blu e con scorte al seguito, che fanno politica sulla strada, tra la gente, mettendoci la faccia ed esponendo il proprio corpo senza scudo di alcun tipo, nella nudità della propria passione. Come faccio a non dirti che da qualche giorno convivo con una preoccupazione in più che a volte rischia di distrarmi dalla concentrazione sulla mia azione nonviolenta, dalla determinazione necessaria a combattere per il raggiungimento dell’obiettivo che mi sono dato? Senza minimamente fare accostamenti impropri con la statura di straordinari esempi della lotta nonviolenta, ricordo a me stesso che la storia è percorsa da nonviolenti morti non a causa della loro iniziativa ma per mano di sconosciuti che li hanno colpiti quando erano più esposti, tra la gente, in libertà. E’ stato così per Gandhi ucciso con tre colpi di pistola e per Martin Luther King freddato da un colpo di fucile. Auspicando che tu possa trovare qualche minuto per queste parole ti saluto cordialmente.

L’ultima prese di posizione discutibile di Grillo è quella con la quale in pratica dà il suo appoggio al movimento dei Forconi e chiede alle forze dell’ordine di unirsi alla protesta, senza considerare minimamente che questo movimento è molto composito, con dentro un po’ di tutto, da mafiosi a neofascisti.

E’ evidente che queste prese di posizione siano stati errori commessi da Beppe Grillo per ignoranza e sarebbe bene che su queste desse delle spiegazioni (chiedere scusa sarebbe pretendere troppo).
E siccome, risposte non ne darà, perché è persona che non conosce il dialogo e l’autocritica, da oggi in avanti non vorremmo considerarlo come un estremista eversivo.
Perché non credo che lo sia, anche se parla come se lo fosse.

Luca

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politica

Che ci frega a noi della sentenza della Corte Costituzionale?

Ce ne dovrebbe fregare.
Soprattutto a chi vorrebbe veder fare un passetto in avanti a questo paese.

Lo spiega bene Christian Rocca.

La decisione della Corte Costituzionale di rottamare la legge elettorale e di tornare, di fatto, al proporzionale puro della prima Repubblica è una catastrofe. Una catastrofe. Altro che i declassamenti delle agenzie di rating. Se il Parlamento non cambierà subito il metodo di elezione di deputati e senatori l’Italia diventerà ingovernabile (sì, molto più di adesso). Ma è difficile, anzi improbabile, una modifica. Il proporzionale dell’ingovernabilità conviene a moltissimi: a Grillo, ad Alfano, a Berlusconi, a Casini, a Vendola e al governo Letta. Conviene a chi sa che non potrà vincere le elezioni, ai conservatori di destra e di sinistra, ai tiratori a campare. Avevamo una sola speranza per provare a salvare l’Italia: la leva del voto anticipato in mano a Renzi per costringere nelle prossime settimane il governo a fare subito le riforme. Era una congiunzione astrale irripetibile: o le riforme o il voto anticipato (e probabile governo Renzi). Era un win-win per l’Italia.
Ora Renzi non c’è l’ha più quella leva: l’unico che non può andare al voto con il proporzionale è proprio lui, perché non potrà più vincere (non potrà vincere nessuno) e il suo impatto innovativo sulla politica Italiana si è immediatamente attenuato. Dove non sono riusciti gli ex comunisti, a fermare la spinta modernizzatrice di Renzi, sono invece riusciti i giudici costituzionali (e chissà se ha avuto un ruolo il dottor Sottile Giuliano Amato in questa sentenza politica). Fossi un investitore non sarei ottimista sul futuro del paese. L’unica speranza è che Renzi si inventi qualcosa, non so cosa. Oppure che Enrico Letta rilanci e diventi lui il motore del cambiamento.

Luca

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politica

Decadenza

Credo che ci sia poco da gioire per la decadenza di Berlusconi.
Siamo ormai arrivati oltre il tempo massimo, non riuscendo nemmeno a batterlo alle ultime elezioni.

Mi ha molto colpito che abbia deciso di non parlare al Senato un’ultima volta, ma abbia scelto il comizietto di piazza.
L’ennesima dimostrazione di come, l’uomo che ci ha inchiodato per 20 anni, poco consideri le istituzioni di cui egli è stato alto rappresentante.

Per il resto, ripeto, c’è poco da gioire.
I danni ormai sono permanenti.
E gli effetti collaterali occupano una buona parte delle poltrone in parlamento.

Luca

Foto | SkyTg24