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Frase del giorno (extended version). Vi ci manderei a Scampia

scampia

Il Movimento 5 Stelle di Siena ha una visione un po’ particolare di immaginario collettivo.

Sulle prime pagine dei giornali nazionali, così come nell’immaginario collettivo, Siena ha ormai superato di gran lunga Casal di Principe o Scampia. Anche l’incontro tra candidati sindaco organizzato da Libera ha reso evidente che la situazione a Siena negli ultimi 15 anni, fortunatamente senza i morti ammazzati che mal si addicono ad una città così ricca e civile, non ha nulla da invidiare alle realtà soggette ad una forte pressione politico – mafiosa.

Luca

Foto | AssoCorale

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Gli inni per le elezioni come metafora dei partiti

Sono sciocchezzuole, ma guardate che ascoltando gli inni che i partiti hanno presentato per le elezioni, si capiscono molte cose.

L’inno del PDL è una via di mezzo tra una canzone di Baldambembo ed un pezzo neomelodico da Giornata Mondiale della Gioventù-

L’inno del Movimento 5 Stelle è una cialtronata balcanica inascoltabile.

L’inno del PD è un pezzo nuovo della Nannini, che quindi nessuno conosce, e che quando finalmente si apre ti sono già cadute le palle in terra da un paio di minuti.

Le metafore che si celano in questi inni le lascio indovinare a voi.

Per il PD io avrei scelto ben altro. Se ho voglia e tempo lo preparo.

Luca

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Pippo Civati, il Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, Matteo Renzi

Io sono troppo impulsivo, tento a liquidare in modo maldestro e sbruffone le idee e le persone lontane da me.
La mia avversione per il grillismo è stato fin troppo evidenziata in questo blog.

A volte, però provo a tornare indietro e cerco di sforzarmi di capire le ragioni dei diversi da me.
Perché mica sarà tutto da buttare quello che promuove Grillo e soprattutto quello che fanno i gruppi locali del Movimento 5 Stelle.

Per provare a capire mi sono letto il saggio di Pippo Civati La rivendicazione della politica. 5 Stelle, mille domande, qualche risposta.

Ecco, Civati nel suo saggio cerca di interpretare le istanze sollevate da chi aderisce al M5S e chiarisce come mai queste istanze non potessero che essere raccolte da un movimento populista come quello di Grillo, visto che i partiti veri hanno rinunciato a capire il fenomeno.

Il PD, ovviamente dovrebbe farsi carico di intercettare queste istanze e convogliarle.
Civati usa la metafora del mulino che raccoglie il vento e lo trasforma in energia prima che diventi tempesta.

Serve un partito contemporaneo […] con una funzione che in filosofia si direbbe trascendentale […]. Un partito che riconosca la propria parzialità, e che accolga senza rinunciare alla critica, tutto ciò che gli si muove intorno.

E tutto questo è apprezzabile da parte di Pippo Civati.
Ho trovato, lo dico senza polemica, delle dissonanze riguardo al comportamento tenuto con i renziani.
Civati, come si sa, e forse era per lui l’unica scelta percorribile, ha votato Bersani alle primarie.
Lo ha dichiarato qualche giorno fa, quando ha motivato la sua scelta:

[…] il Pd non si può solo contestare, e se è giusta la critica senza quartiere agli esponenti che hanno governato il centrosinistra, bisogna anche tenere conto dei sentimenti che il nostro elettorato esprime. È un limite di Renzi: quando si spacca si spacca, e il rispetto di queste sensibilità viene molto dopo. Così credo che non funzioni.

Ancora oggi, dopo la sconfitta di Renzi, Civati invita ad ascoltare le ragioni dei vicini di casa.

E secondo me è ora che il Pd, che vive il suo miglior momento dal 2008 ad oggi, rilanci e provi ad estendere la propria azione politica.

Verso Sel e i socialisti e i #marxistipertabacci, interlocutori più immediati. Ma anche verso componenti e sensibilità che non si sono sentite (ancora) rappresentate dalla nostra proposta politica. Non certo per ‘inglobare’, ma per ospitare le ragioni dei vicini di casa. E organizzare al meglio il dibattito di chi si candida a governare il Paese. Che siano politici o civici, poco importa: perché il Pd era nato per ospitare, appunto, entrambe le categorie.

Civati, tutte le persone che con lui collaborano, provino, e sono sicuro che non abbiano mai smesso del tutto di farlo, anche ad ascoltare le istanze, non soltanto dei vicini di pianerottolo, ma anche dei compagni di casa renziani dai quali si sono troppo precocemente separati.
Separati in casa.
Non è bello, non è colpa di Civati, ma abbiamo mesi per ricucire.
A partire dalla sua candidatura alla segreteria del PD.

C’è spazio e modo per trovare punti di continuità.
Non posso pensare che ci siano meno cosa a dividere Civati da Vendola piuttosto che da Renzi.

Luca

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I forconi

Matteo Bordone ha scritto una riflessione molto giusta sul Movimento 5 Stelle.
L’annoso problema del granaio, che sarebbe il non potersi stupire se la gente dà addosso a tutti in modo volgare e violento quando per anni li hai educati a pensare che tutto faccia schifo.

Ecco. Qui sta il punto. Il punto non è che ci siano gli imbecilli. Il punto non è che lo strumento sia aperto e che gli imbecilli abbiamo modo di farsi strada nella discussione e contaminarla. Il punto non è che la libertà del mezzo lo esponga alla malafede di qualche idiota che ne mina la capacità di ragionare con civiltà e dialettica democratica. No. Il punto è che la strategia comunicativa di Casaleggio è stata per anni quella di dare forconi e fiaccole ai cittadini del villaggio, caricandoli poi a molla perché si sentissero di dover considerare forconi e fiaccole come il loro strumento più prezioso. L’industria automobilistica li inganna con auto a idrogeno nascoste, quella farmaceutica diffonde vaccini che provocano l’autismo, l’AIDS non esiste ma fa lavorare i biologi e i farmacisti, gli esami per molti tumori servono solo ai rimborsi sanitari, i detersivi sono inutili e i terremoti si potrebbero scoprire in anticipo, se solo si volesse. La tecnica del blog di Grillo gestito da Casaleggio è molto precisa: togliere autorevolezza a tutto ciò che ne ha, costruire un’immagine di mondo governato da poteri forti che hanno dalla loro solo la dote della malafede, e allenare i lettori a brandire con orgoglio i forconi, a urlare quello che sentono nella pancia, a essere indignati, tutti insieme, in gruppo, andiamo a prendere il bastardo, cacciamolo a calci nel culo. Nessuno degli altri ha competenze. Sono tutti degli incapaci, dei cani, degli approfittatori, e lavorano sulla base della disonestà. Perché tutto è facile. Non serve ragionarci sopra. Le cose o fanno schifo o sono giuste. E quando sono giuste in genere sono nostre, oppure sono molto lontane nello spazio e nel tempo.

Non dico che tutto il Movimento 5 Stelle sia fatto così. Ma il blog è quello, serve a quello: smontare ciò che c’era prima, convincere del marcio diffuso ovunque, e poi sostenere che l’unica via d’uscita sia proprio chi legge, quelli col forcone in mano: che loro siano onesti, preparati, bravi, che siano integerrimi e severissimi. Ma il problema, che non riguarda in nessun modo la rete ma riguarda tutte le forme di populismo più o meno virulento, è quello del granaio. Cosa hai stipato nel granaio? Se nel granaio hai accumulato pochi dubbi e tanti forconi, ti farai poche domande e userai la violenza di branco verbale o fisica con trasporto e soddisfazione. E dare modo di accumulare forconi è quello che fa il blog di Grillo da sempre. Questa è la natura profonda dell’appartenenza a quel circolo, non altro. Tant’è che, siccome i forconi sono più divertenti della democrazia, che è fatta di dialogo e dibattiti noiosi estenuanti manco fosse una superpuntata eterna dell’Infedele, finisce che nel caso dei seguaci del blog di Grillo e Casaleggio il problema non è cominciare a decidere, ma smettere di urlare insulti.

Luca

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Frase del giorno

Il Movimento 5 Stelle di Siena, non le manda a dire.

Nella piena fiducia di un successo elettorale, il Movimento Siena 5 Stelle si riserverà la possibilità di togliere la cittadinanza alle figure fisiche che saranno ritenute responsabili di quanto accaduto, chiedendone, l’allontanamento immediato dalla città con l’accusa di Alto Tradimento, oltre che al pagamento di danni a favore della Comunità Senese Tutta.

Mussari lo hanno già intravisto avviarsi verso l’Antiporto di Camollia.

Luca