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Essere credibili, affidabili, corretti e curiosi

Il primo editoriale di Mario Calabresi come direttore de La Stampa:

Viviamo tempi inaspettati: l’automobile italiana va in soccorso di quella americana, un giovane afroamericano guida la nazione più potente del mondo, in pochi mesi è stata bruciata più ricchezza che in due guerre mondiali. L’incertezza è la cifra delle nostre vite e anche i giornali sono divisi tra la passione di raccontare una stagione eccezionale e la paura per una crisi che non li risparmia. Nel mondo occidentale c’è chi chiude i quotidiani, chi scommette sulla loro scomparsa e chi si ostina a credere, tenacemente, che proprio in mezzo alle difficoltà si debba guardare lontano.
[…]
La sfida per i giornali è oggi quella di riuscire a decifrare la complessità offrendo chiavi di lettura. È di essere credibili, affidabili, corretti e curiosi. Il giornalismo non è intrattenimento, tanto meno l’inseguimento dell’ultima stranezza: mi sta a cuore che si spieghi se la febbre suina è davvero pericolosa, senza cadere in un sensazionalismo fine a se stesso, o se un terremoto può essere previsto senza farsi condizionare dalle convenienze politiche.

Luca

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Buone notizie

Mario Calabresi è il nuovo direttore de La Stampa.
Figlio del commissario Calabresi, attualmente è il corrispondente da New York di Repubblica.

Non ha ancora 40 anni e se ne va a dirigere il terzo quotidiano italiano.
Indubbiamente una buona notizia.

Luca

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La notte che Pinelli

Un anno fa lessi il libro di Mario Calabresi e mi piacque così tanto che ve ne consigliai la lettura.

Oggi, o meglio fra qualche giorno, esce per Sellerio “La notte che Pinelli”, un libro di Adriano Sofri sulla storia di Giuseppe Pinelli, la cui morte fu ascritta al commissario Calabresi che per questo verrà poi ucciso sotto casa.

È la vecchia storia del ferroviere anarchico che venne giù dalla finestra del quarto piano della Questura di Milano. Quarant’anni fa, più o meno. Quelli che allora c’erano, ciascuno a suo modo, credono di saperla. Be’, non la sanno. In nessuno di quei modi. Figurarsi quelli che non c’erano. Figurarsi una ragazza di vent’anni, di quelle che fanno le domande. Anch’io credevo di saperla. Poi ho ricominciato daccapo.

Leggerò il libro di Sofri e cercherò di capire qualcosa di più di questa triste storia, nota come “Caso Calabresi”.
Ve lo consiglio pur senza averlo letto.
Che delle storie bisognerebbe sempre conoscere i vari punti di vista.
E quello di Adriano Sofri è sicuramente quello più informato.

Temo ondate polemiche di gente che nemmeno leggerà il libro.
Ed è proprio per questo che credo sia importante leggerlo.

Potete leggere una parte del primo capitolo sul blog di Luca Sofri.
C’è anche un gruppo su Facebook, per discuterne e ragionarci sopra.

Luca

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Se mi spareranno, lo faranno alle spalle

Erano mesi che pensavo di farlo.
Da quando vidi la sua intervista nella trasmissione di Piroso su La7.
Ieri l’ho fatto.
Sono entrato in libreria ed ho comprato “Spingendo la notte più in là“, il libro di Mario Calabresi, figlio del commissario assassinato nel 1972.

Spingendo la notte più in là

Non voglio annoiarvi con la storia sul delitto Calabresi, sulla morte di Pinelli, su Sofri, Lotta Continua e gli anni di piombo.
Gli scaffali delle librerie sono piene di libri che trattano l’argomento.

Penso che il libro di Mario, per altro ben scritto, sia un libro importante.
Perché getta lo sguardo sulla vita di chi (i parenti delle vittime), durante gli anni di piombo, non stava nè da una parte, nè dall’altra della barricata, ma nonostante questo ha pagato un prezzo altissimo.

Mario Calabresi racconta la sua vita che è quella di un bambino a cui hanno ucciso il padre quando aveva due anni e che ha vissuto tutta la adolescenza in biblioteca a leggersi le cronache dei giornali dei primi anni settanta.
Oggi Mario è corrispondente per Repubblica da New York, scrive quindi nello stesso giornale di Adriano Sofri, ed ha sposato Caterina Ginzburg, figlia di Natalia, una delle firmatarie dell’infame appello (oggi da molti rinnegato) che giocò un ruolo non secondario nell’uccisione del commissario Calabresi.
A dimostrazione di quello che è il teorema espresso da Mario Calabresi nel suo libro: “Bisogna scomettere tutto sull’amore per la vita”.

Comunque la si pensi, secondo me un fatto è innegabile: abbiamo riabilitato i terroristi in modo frettoloso e dimenticandoci che per i caduti del terrorismo una riabilitazione non è più possibile.
Quale che fosse la responsabilità del commissario Calabresi nella morte di Pinelli (e il processo ha stabilito che non ce ne fosse), chi armò le pistole che spararono al commissario ha avuto troppa visibilità e considerazione rispetto a chi vide uscire di casa il padre e non lo vide più ritornare.

Luca

Il video dell’intervento di Mario Calabresi a Ballarò