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Dimmi soltanto una parola

Giuro che non riesco a godere delle disgrazie del PDL in Lazio ed in Lombardia.
E’ talmente svilente quello che sta succedendo, che la Polverini e Formigoni farebbero bene a tirarsi indietro per non assecondare il cialtronismo delle liste che li sostengono.

Mario Calabresi è d’accordo con me ed invoca il ritorno alle promesse elettorali.

Si dice da mesi che gli ultimi tre anni della legislatura, un periodo insolitamente lungo senza nessun appuntamento elettorale nazionale, potrebbero essere una grande occasione per fare riforme. Ma non si capisce quali e guidate da quale visione. Però non è immaginabile pensare di vivere 36 mesi in cui la politica si prepara soltanto ad un ipotetico dopo-Berlusconi.

L’unica certezza è che avremmo bisogno di molto più dibattito, di proposte, idee e parole e di molti meno silenzi. Non è blindando tutto che si riconquista la fiducia degli elettori, una fiducia che sta scendendo ai livelli più bassi: i cittadini sembrano aspettarsi qualunque cosa o forse sarebbe meglio dire che non si aspettano più niente dalla politica. E questa è la cosa che allarma di più. Viene da rimpiangere quell’ironica richiesta scritta con la vernice pochi anni fa su un muro di Brescia: «Basta con i fatti, vogliamo promesse».

Luca

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Giornalismo

Oggi Mario Calabresi fa una lucida ed intelligente analisi sul presente e sul futuro del giornalismo, arrivando alla fine a dire la cosa forse più scontata, ma anche più realistica.
E cioè che l’informazione vera si paga e, senza i giornali, sui blog e sui social network ci sarebbe poco di cui scrivere e di cui discutere.

Ma nel momento in cui ci troviamo a ripensare l’informazione del futuro, alle nuove piattaforme su cui diffonderlo, dobbiamo fare prima di tutto i conti con l’idea diffusa che l’informazione debba essere gratis. In molti lettori, soprattutto i più giovani che sono cresciuti con Internet e con la «free press», manca la percezione che alla base della catena alimentare dell’ecosistema dell’informazione occorre un «plancton» che qualcuno deve produrre, altrimenti tutto il sistema muore.

Io non sono convinto che le notizie su Internet si possano semplicemente far pagare, perché ciò accada bisogna creare una vera informazione multimediale che sappia mettere insieme approfondimento e accuratezza dello scritto con grafici, video e audio. Per sopravvivere occorre tenere presente la regola delle «3 C» introdotte dal web: «Condivisione, comunità, conversazione» e sapere aprirsi ogni giorno di più. A queste, il giornalismo porta in dote le sue «3 C» storiche e irrinunciabili: «Contenuti, credibilità, creatività».

E questa carta su cui mi state leggendo? Non scomparirà, a patto che sia capace di continuare a convincervi. Per farlo deve smettere di inseguire l’intrattenimento della televisione o la velocità della rete e darvi il senso compiuto di quanto è accaduto ogni giorno, conquistandosi il diritto di continuare a essere una persona di famiglia.

Luca

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politica

Non c’è più il Berlusconi di una volta

A questa storia che dovremmo essere contenti perché Berlusconi ha fatto poco ascolto in TV io proprio non ci credo.
Dopo l’altra sera possiamo soltanto dire che molti di quelli che seguono Berlusconi guardano le partite e le fiction su Canale 5, e questo già lo sapevamo.
Del resto i berlusconiani lo votano quasi a prescindere, non gli interessa sapere cosa dice.

Potremmo piuttosto convenire su quanto sia diventato noioso Berlusconi in TV.
Mario Calabresi sul La Stampa riflette su come la scelta dello scontro a discapito del confronto non faccia bene né a Berlusconi né a noi poveri sudditi.

Ora invece, irritato dalle campagne di stampa e circondato da una nuova leva di consiglieri che gli suggerisce ogni giorno lo scontro come antidoto a tutti i mali e problemi, ha chiuso la porta al confronto. Certo Berlusconi parla e appare, ma per le interviste sceglie quasi sempre il settimanale «Chi» e da quando è tornato dalle vacanze è intervenuto di prima mattina su Canale 5, poi su una tv tunisina di cui è indirettamente partner e infine da Vespa, in una puntata che faceva venire un gran sonno. Non sarà un caso se il picco di share c’è stato quando all’improvviso è arrivata la telefonata di Pier Ferdinando Casini e per un momento il dibattito ha preso vita.

Manca il contraddittorio, ma soprattutto mancano un luogo e un tempo dove fare le domande, non solo quelle che propone con insistenza da mesi Repubblica, non solo quelle che riguardano feste e ragazze, perché la questione della politica italiana non si può risolvere o esaurirsi sulla soglia della camera da letto del premier. Si dovrebbe discutere, e il Paese ne avrebbe un gran bisogno, di ripresa economica, ammortizzatori sociali, carceri che scoppiano, scuola e università, federalismo fiscale. Vorremmo parlare di questo ma non sappiamo come e dove farlo. Non c’è più un luogo per le domande, di qualunque tipo esse siano. Ma non c’è più neanche un luogo per le risposte e questo danneggia in primo luogo proprio il premier, che dovrebbe non sottovalutare il messaggio arrivato dai telespettatori lunedì sera.

Silvio, ti preferivamo prima, quando ci facevi arrabbiare con allegria.
Ora ci fai pure sbadigliare.

Luca

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tv

Famigliari

Stasera, a L’era glaciale, Daria Bignardi intervista Mario Calabresi.
Mi sembrerebbe una cosa interessante da vedere.
Poi fate voi.

Luca

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politica

Che sia memoria per tutti

Il Presidente Napolitano, in occasione della Giornata della memoria dedicato alle vittime del terrorismo ha invitato al Quirinale anche la vedova di Pinelli, l’anarchico morto in circostanze misteriose nella questura di Milano durante le indagini per la strage di Piazza Fontana.

Saranno presenti la moglie di Pinelli e la moglie di Calabresi, entrambe vittime dell’odio di quegli anni.
Su La Stampa di oggi c’è una conversazione di Mario Calabresi con Napolitano ed un’intervista a Licia Pinelli.

Luca