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politica

Obama & Biden 2012

Il video trasmesso alla convention democratica prima del discorso di Obama.

C’è molto Marchionne, molto Bin Laden, molto amore per il proprio paese.
Siamo sempre lì. Il sogno americano.
E questa cosa continua a funzionare per loro.

Sognassimo un po’ di più pure noi, invece di stare qui a piagnucolare.

Luca

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lavoro

Ancora su FIOM, CGIL, Marchionne e sindacati

Lo so che la questione è molto complessa e non si può riassumere in due righe.

Io però ci provo.
C’è una fabbrica, la ex-Bertone, chiusa da sei anni con i lavoratori in cassa integrazione da sei anni.
Chiusa nel senso di chiusa, ferma, non si fa niente.

La FIAT vuole iniziare a produrci la Maserati.
Quindi la fabbrica potrebbe riaprire.
Marchionne è un cinico, lo sappiamo ed ha promesso di aprirla si, ma alle sue condizioni.
Che sono le stesse di Pomigliano e di Mirafiori.
Ritmi più duri, meno pause, meno agevolazioni, meno malattie e tutto il resto.

La FIOM è contraria.
Meglio la cassa integrazione piuttosto che un lavoro con meno diritti.

Ieri c’è stato il referendum in azienda ed i si all’accordo con Marchionne hanno raggiunto quasi il 90%.
I rappresentanti sindacali, a maggioranza FIOM, avevano dato indicazione di votare si.
Contro il loro stesso sindacato.

Andare contro i padroni va bene.
Andare contro gli altri sindacati va molto meno bene.
Ma essere sconfessati dai propri delegati inizia ad essere un segnale che il più grande sindacato italiano dovrebbe forse iniziare a farsi un esame di coscienza.

Il comunicato con il quale commentano la scelta dei loro delegati ha un retrogusto comico.

Consideriamo un atto di legittima difesa, la scelta delle delegate e dei delegati Fiom della Rsu ex Bertone, che non condividendo i contenuti della proposta Fiat e chiedendo alla Fiom in ogni caso di non firmare tale testo, per evitare di scaricare sui lavoratori le conseguenze di un risultato negativo, hanno indicato ai dipendenti di esprimere un formale consenso.

Io credo che per un lavoratore stare a casa sei anni senza nessuna prospettiva sia avvilente.
E che sia meglio stringere i denti, ingoiare il rospo, ed accettare il piano di Marchionne.
Poi le lotte per riconquistare certi diritti le faremo.
Intanto, però, riapriamo la fabbrica e torniamo al lavoro.

E poi mi chiedono perché io venerdì allo sciopero generale indetto dalla CGIL non aderisco.

Luca

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politica

Gad Lerner e Matteo Renzi

Ieri Gad Lerner aveva scritto sul suo blog un commento piuttosto acido contro Matteo Renzi ed il suo appoggio a Marchionne.
Chi segue il blog di Lerner sa che tende spesso a forzare i toni.
Lo ha fatto anche ieri, arrivando a dire che Renzi sarebbe pronto a passare nel PDL e che sarebbe più vicino ad Arcore che al lavoro dipendente.
Ennesimo intellettuale operaio, Gad Lerner.

E’ poi successo che qualcuno abbia commentato il post di Lerner accostando Matteo Renzi a Lando Conti, sindaco di Firenze assassinato dalle BR nel 1986.

Lerner si è scusato con Renzi e lo ha invitato all’Infedele di Lunedì prossimo.

Fra la mezzanotte e le due del mattino sono stati inviati al blog alcuni messaggi di elogio a Cesare Battisti e altri in cui il nome del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, viene affiancato a quello del suo predecessore Lando Conti (nella foto), assassinato dalle Brigate Rosse nel 1986. Ho già espresso telefonicamente a Matteo Renzi la mia piena solidarietà per il contenuto implicitamente minaccioso, oltre che imbecille, di tali messaggi. Renzi ha convenuto che mi sarebbe stato un po’ difficile esercitare un controllo preventivo sulla loro pubblicazione nel cuore della notte. La rete è democratica ma purtroppo ha di questi inconvenienti.
Quanto invece alla nostra divergenza di giudizio su Marchionne, alla cui linea d’azione Matteo Renzi ha detto al TgLa7 di aderire “senza se e senza ma”, spero che potremo civilmente affrontarla nella prossima puntata dell’Infedele. Il sindaco di Firenze ha già ricevuto il mio invito per lunedì 17 gennaio.

Sempre meglio spiegarsi di persona.

Luca

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lavoro politica

Di appelli, FIOM, FIAT e lavoro

Stasera, mentre tornavo a casa, ascoltavo l’intervista che Giuseppe Cruciani stava facendo a Paolo Flores D’Arcais e mi è venuto da pensare come a parlare di operai siano sempre persone che non saprebbero nemmeno infilarsi una tuta. Da operaio, intendo.

Leggete i firmatari dell’appello a sostegno della FIOM promosso da MicroMega e ditemi chi, tra loro, ha mai timbrato un cartellino in vita sua.

Lo stesso discorso vale per Landini, Camusso e Marchionne.

Insomma, gli operai sono sempre difesi od attaccati da persone che, alla fine dei conti, non conoscono il loro lavoro.
La grande massa degli operai va in fabbrica, vorrebbe poter lavorare meglio e guadagnare di più, ma non si mette a fare casino o a promuovere appelli.
Tanto che nelle fabbriche, ormai da anni, gli operai votano in maggioranza Berlusconi.
Perché se mi devo far prendere per il culo da qualcuno, val la pena scegliere quello più bravo a farlo.

Detto questo, pensavo anche che, quando la maggioranza degli operai di Mirafiori voterà a favore dell’accordo, la FIOM dovrà fare una grossa riflessione.
Perché è giusto tutto, ma rischiare di far perdere il posto di lavoro a qualche migliaio di operai, a me pare molto grave.

Perché Marchionne sarà pur stronzo, e lo è.
Ma sono stronzi anche quei 4 operai su 10 che ogni santo giorno dell’anno si danno per malati a Pomigliano e che sono difesi dal sindacato.
E che fanno pagare la loro malattia anche gli operai di Mirafiori.

Più stronzi di tutti sono, ovviamente, quelli che si fanno belli con le lotte operaie dall’alto del loro palcoscenico o dal comodo delle loro poltrone.

La gente ha bisogno di lavorare.
Per vivere.
Gli appelli e le discussioni cretine sono roba da intellettuali.

La vita vera è un’altra cosa.

Luca

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lavoro

Allora dilla tutta per intero, caro Sergio

Se quel che dice Sergio Marchionne è vero, e non vedo perché non dovrebbe esserlo, allora la Fiat farebbe bene a mettere altrove le sue fabbriche.

Magari in Germania.
O in Francia.

Perché, caro Sergio, ad aprire le fabbriche in Serbia o in Brasile siamo tutti bravi.
Spostare le fabbriche dove i sussidi statali sono maggiori di quelli che la Fiat ha ricevuto in Italia.
E dove il costo del lavoro è molto minore che in Italia.

Marchionne avrebbe dovuto dire che Fiat non è in grado di tenere aperta una fabbrica di automobili in un paese occidentale.
E che nei prossimi anni non è previsto il lancio di nemmeno un modello nuovo.
Così, l’ha raccontata a metà.

Poi potremmo dire anche che i lavoratori italiani hanno le loro responsabilità, che gli operai tedeschi per tenere aperte le fabbriche hanno accettato di lavorare alcune ore in più con lo stesso stipendio e figurati se qui in Italia sarebbe mai successa una cosa del genere, ma questo è un altro discorso.

Luca