Ieri sera ho visto Anno Zero.
Avevano detto che forse ci sarebbe stato Grillo, ma in realtà di Beppe non si è vista nemmeno l’ombra.
Sono stato due ore in piedi, ballettando intorno alla TV, con mia moglie che mi guardava con sguardo compassionevole.
Santoro ha fatto vedere un’intervista a Grillo, fatta durante il V-Day a Bologna, nella quale ha ripetuto le stesse cose di sempre.
La perla della serata è stata quando Polito ha candidamente affermato che il programma dell’Unione è stato redatto in modo generico per non rischiare di venir meno agli impegni presi. L’argomento in questione era il superamento della Legge Biagi.
Del resto è la stessa tecnica usata da Veltroni.
Dice tutto ed il contrario di tutto, dichiara bianco e poi nero, in modo da essere il leader di tutti (o di nessuno).
Dopo la trasmissione riflettevo su quanto sia ingiusto etichettare come antipolitica tutto quel fervore dimostrato dai tanti italiani che condividono le iniziative di Grillo.
Poi ho letto il post di Luca De Biase intitolato La parola sbagliata è “antipolitica” ed ho pensato che non avrei saputo spiegarlo meglio.
Ecco cosa dice Luca:
Non è antipolitica. Le persone ce l’hanno con leader che non ascoltano, che parlano tra loro. Mentre l’ansia cerca una via di sfogo.
Le immagini degli inglesi che fanno la fila per recuperare quello che possono dal loro conto in banca. Il fantasma della guerra in Iran: un tempo di mandava una corazzata minacciosa nel porto avversario, oggi si fa comunicazione sui possibili bombardamenti. La crisi finanziaria latente, speriamo controllabile… E noi concentrati su questioni minime.
Non è antipolitica. E’ il bisogno di leader attenti ai punti di vista della popolazione. E’ politica, in una fase di passaggio profondo. La società non è unita contro la politica o i partiti. E’ frammentata. Non cerca neppure un salvatore della patria. Cerca un luogo di aggregazione credibile. Cerca politica. O almeno polis.
Ecco, si.
E’ proprio questo che volevo dire.
Luca