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blog internet

Non si vive di solo blog

Liquida, del Gruppo Banzai, in orbita Telecom, entra a gamba tesa nella battaglia dell’advertising online.
Pubblicità, insomma.

E’ stato presentato oggi Liquida Network, un sistema di pubblicità destinato ai blog che promette pagamenti in base alle visite, e non ai click sui singoli avvisi (come fanno ad esempio Google AdSense o Simply).

Per ogni 1.000 pagine viste al mese si guadagnano dai 2 ai 12 €, a seconda del tipo di avviso che si è scelto di pubblicare sul blog.
Non è poco ed è molto più di quanto si guadagna con altri metodi.

L’imbuto ovviamente è in entrata, nel senso che accettano adesioni soltanto di blog che fanno almeno 30.000 pagine viste al mese, che non sono tantissime, ma non sono nemmeno poche.
Per fare un esempio, io ne faccio quasi sempre meno di 10.000.
I normali sistemi di advertising di solito non fanno discriminazioni in ingresso.

L’idea sembra buona e piuttosto conveniente per i blog, tanto che hanno aderito alcuni nomi grossi della blogosfera, come Luca Conti, Gad Lerner e Sasaki Fujika.

Vediamo se l’ingessatissimo mondo dell’advertising online avrà una scossa dopo questa iniziativa di Liquida.

Luca

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diritti umani internet

Google is not evil

Google oggi ha preso una decisione che possiamo considerare molto importante.
Ha deciso di non sottostare più alla censura del governo cinese.
Da anni infatti i risultati delle ricerche effettuate in Cina con Google (ma anche con Yahoo!) sono filtrati per escludere siti sgraditi al governo.

Questo cambio di strategia è dovuto innanzitutto agli attacchi che il governo cinese sta portando avanti ai server di Google ed agli account di posta di GMail di attivisti per i diritti umani o di oppositori al regime.

Da oggi la autocensura di Google in Cina finisce.
Questo significa che Google chiuderà in Cina, rinunciando ad un mercato immenso.

Ho l’impressione che quando il regime cinese cadrà, un piccolo contributo lo avrà dato anche la storica decisione presa oggi da quei diavoli che lavorano in California, a Mountain View, nell’azienda più fica del mondo.
Oggi lo possiamo dire a ragion veduta.

Luca

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internet musica

Tutto quello che c’è da dire sulla musica digitale

Se vi interessa la questione della distribuzione della musica digitale, vi consiglio di leggere il pezzo che ha scritto Massimo Mantellini su Punto Informatico.

Quello che Massimo dice (lo riassumo brutalmente) è che se vogliamo guadagnare vendendo musica è necessario che il mercato musicale si adatti alla struttura della rete.
Questo significa che l’architettura deve essere simile al modello p2p e che ogni utente/cliente deve poter condividere con i suoi “amici” la musica che ha acquistato.

Il modello di business?
Un abbonamento, mensile od annuale.
Costo basso, del tipo 5-10 € al mese, che moltiplicato per milioni di utenti può diventare un mercato importante.
Il modello iTunes, legato a doppia mandata con l’hardware Apple, è probabilmente unico e non replicabile.

Tutto questo implica che le major cambino totalmente la loro idea di mercato della musica.

Il grande tema industriale per le major del disco oggi è quello di trovare una nuova collocazione dentro un ambiente distributivo che percepiscono ancora come inconsueto e pericoloso, ma che di fatto esiste nonostante loro. Forse all’inizio sarà necessario ridimensionare in maniera forte le aspettative economiche ma le opzioni per il futuro restano comunque molte ed eccitanti. Per farlo bisogna iniziare a capire la Rete, sposarne le dinamiche, offrire alla immensa platea dei potenziali clienti qualcosa che assomigli a ciò che loro si aspettano. Smettere di chiamarli “pirati” è solo il primo di molti passi ormai irrimandabili.

Altrimenti possiamo continuare a portare in tribunale Pirate Bay e a trasmettere spot terroristici contro la pirateria, senza ovviamente ottenere nulla.

Gli utenti, da parte loro, devono invece rassegnarsi ad accettare che la musica non possa essere gratuita.
E questo è un passo altrettanto difficile.

Luca

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musica

Come è messa l’industria musicale

Oggi è uscito il nuovo disco di Samuele Bersani.
Hanno fatto un sito dedicato, bello, ma assolutamente scomodo da navigare.

Nel dubbio che a qualcuno venisse voglia di comprarlo, non hanno messo nemmeno un riferimento ad un negozio online nel quale sia possibile comprare il CD.
Soltanto milioni di link ad iTunes dove tra l’altro viene offerto un brano non presente sul CD che da solo potrebbe invece valere l’intero costo dell’album.
Il brano in questione è “Il Bombarolo” di De Andrè che Bersani canta con Stefano Bollani al piano.

La gente i dischi non li compra più e va bene, ma forse varrebbe la pena provare a promuoverli.

Poi andrebbe fatta anche tutta una discussione sul perché tutti indichino sempre come unico negozio online iTunes, come se non ce ne fossero altri.
Ma qui entriamo nel conflitto di interessi.

Luca

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internet tv

Quando è Microsoft ad innovare

Microsoft viene sempre associata ad un’immagine di conservatorismo nel mondo informatico.
Quello che viene fatto a Redmond è sempre brutto, vecchio e non funziona mai.
Ovviamente non è così, visto che il 95 % degli utenti nel mondo usano sistemi Windows.

Negli ultimi mesi si sta affermando Silverlight, un software capace di far girare dentro il browser applicazioni interattive. Qualcosa di simile a Flash di Adobe.

Il software sembra essere molto potente, nonostante la sua gioventù, tanto che il nuovo bellissimo sito della RAI usa proprio Silverlight per trasmettere le dirette e le registrazioni di tutto il suo palinsesto.
Il sito della RAI, dopo le primissime settimane di difficoltà, ora funziona alla grande.

Qualche giorno fa su YouTube la CBS ha aperto un canale dedicato alle finali della NCAA, il campionato di basket universitario americano, nel quale vengono trasmesse in streaming tutte le dirette delle partite. E’ possibile anche vedere gli highlights o le partite complete in differita.
Il tutto sembra funzionare piuttosto bene.

Quello della RAI e quello della CBS a me sembrano i primi tentativi riusciti di Web TV.
Il tutto anche grazie a Silverlight che, di questo passo, è molto probabile che possa soppiantare Flash.

Diciamolo, Microsoft a questo giro ha fatto una figata.

Luca