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Chi salva una vita sola

Tra tutte le intollerabili bugie e cretinate dette dal nostro Presidente del Consiglio nell’ultimo anno, c’è anche una cosa saggia.
Ed è la richiesta di assegnare il Nobel per la pace ai cittadini di Lampedusa.

Ieri sera si sono buttati in mare ed hanno salvato cinquecento migranti.

Abbiamo creato una sorta di catena umana d’emergenza, improvvisata, e mano nella mano abbiamo cominciato a salvare uno ad uno i migranti sul barcone.
Solo le grida dei colleghi che dicevano ‘stanno finendo, stanno finendo’ ci hanno dato la forza per tirarli fuori uno a uno fino alla fine. E quando abbiamo detto è finita non abbiamo potuto fare altro che abbracciarci. Quando stamattina abbiamo saputo che erano tutti vivi, tutti, è stato uno dei momenti più belli della nostra vita.

Luca

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Storie da Lampedusa

Angelina Perri, è un ostetrica che è in questi giorni a Lampedusa con Medici Senza Frontiere e racconta cosa succede là.

Oggi non ci sono stati sbarchi e ho avuto più tempo per seguire le mie pazienti che si trovano nei centri. Con l’aiuto del mediatore culturale Mohammed, sono andata alla “Loran”, una ex base NATO trasformata in centro di ricezione per i migranti in seguito al grande afflusso delle ultime settimane. Lì ho incontrato tre donne etiopi che erano arrivate sabato scorso a bordo di un barcone proveniente dalla Libia, con quasi 250 persone.
Le tre avevano affrontato il viaggio insieme e si sostenevano l’una con l’altra. Una aveva una bambina di un anno e mezzo mentre l’altra, sui venti anni, era incinta di otto mesi. Vivevano in Libia da quasi due anni e lavoravano come donne delle pulizie. Negli ultimi mesi hanno detto che non venivano più pagate.
Mahabouba – “amata” in arabo – aspettava il primo figlio, e quando l’ho visitata, aveva già delle contrazioni e avendo fatto un viaggio di cinque giorni, seduta sempre nella stessa posizione, temevo per la sua gravidanza.
Il marito era già in Italia da qualche settimana e le aveva inviato i soldi per il viaggio, ma lei non aveva il suo numero di telefono, perché l’aveva chiamata da un telefono in cui non appariva il numero e quindi non sapeva bene dove si trovasse ora in Italia. Il solo contatto che Mahabouba aveva, era della sorella del marito che vive in Inghilterra.
La ginecologa del poliambulatorio di Lampedusa l’ha sottoposta ad ecografia pelvica trans-parietale. Dall’esame non risultavano problemi, ma, per evitare complicazioni nel parto, Mahabouba, è stata mandata all’ospedale “Cervello” di Palermo. Mahabouba era disperata perché non voleva andare sola a Palermo. Quando ho chiamato il reparto di ostetricia, mi hanno detto che stava bene e che stava facendo la fleboclisi anche se era sola e non parlava con nessuno.

Luca

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Il reportage di Zoro da Manduria

Zoro ha realizzato un reportage bellissimo da Manduria, in Puglia, dove hanno fatto un campo per i clandestini di Lampedusa.

Uno spaccato bellissimo dell’Italia.
Dove si organizzano ronde contro i clandestini.
Li si insegue nei campi e li si acchiappa pure.
Ma quando si vede che le forze dell’ordine non collaborano, gli si indica la strada più veloce per la stazione.

E sono delle gran pacche sulle spalle.

Luca

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Se c’è una strada sotto il mare, prima o poi ci troverà

Il Secolo XIX riporta il racconto di un comandante della Guardia di Finanza.

Era buio pesto, non si vedeva nulla neanche con le fotoelettriche, ma ho sentito le grida di queste persone e così le ho salvate

Alle due di stanotte abbiamo ricevuto via radio l’allarme della Capitaneria di Porto e ci siamo subito diretti sul luogo. Quello che abbiamo visto è incredibile: c’erano teste che comparivano e scomparivano e gente che urlava. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo.

I cadaveri galleggiano a gruppi nello specchio d’acqua e questo consente di compararne le dimensioni: purtroppo ci sono anche bambini. L’elicottero è tornato alla base per rifornirsi e si alzerà di nuovo in volo.

Luca

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Lampedusa

Su Lampedusa si può pensare qualsiasi cosa, ma le responsabilità dello sfacelo sono chiare e sono da ascrivere tutte al Governo ed al Ministro degli Interni in particolare.
Sapevamo da mesi che uno straordinario flusso migratorio proveniente dal Nord-Africa sarebbe sorto in seguito alle crisi in quei paesi.
Era proprio il centro-destra a paventarlo.
Hanno speso mesi gridando al futuro disastro.

Ma non hanno fatto niente per affrontarlo.
A pagarne le conseguenze sono gli immigrati e gli abitanti di Lampedusa, che vedono la loro isola ridotta ad un immondezzaio.

La situazione sanitaria è drammatica, come riferisce Medici Senza Frontiere:

La maggioranza delle persone finora arrivate provengono dalla Tunisia, ma abbiamo assistito a sbarchi di persone che erano partite dalla Libia e che venivano dalla Somalia, dal Sudan, dall’Eritrea, dalla Nigeria, dal Gambia. Siamo particolarmente preoccupati per queste persone che arrivano dalla Libia e che hanno dovuto affrontare una traversata più lunga, logorante e pericolosa.
Senza un concreto adeguamento delle strutture igienico-sanitarie, le nostre azioni sono una goccia nell’oceano. Le condizioni di accoglienza sono intollerabili per la salute delle persone e per la dignità umana.

Anche Amnesty International ha visitato Lampedusa.

Una delegazione di Amnesty International presente sull’isola di Lampedusa ha affermato oggi che migliaia di persone, molte delle quali hanno lasciato il Nord Africa a seguito delle recenti rivolte, sono lasciate in condizioni “agghiaccianti”. Questa è la valutazione fatta dalla delegazione dell’organizzazione per i diritti umani, mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si impegnava a “liberare Lampedusa in 48-60 ore”.

“Il governo italiano deve immediatamente affrontare questa crisi umanitaria, che è stata causata dal non aver predisposto in modo ordinato e tempestivo i trasferimenti da Lampedusa verso altre strutture in Italia” – ha dichiarato Anneliese Baldaccini, componente della delegazione di Amnesty International inviata sull’isola.

Circa 22.000 persone sono arrivate a Lampedusa nelle ultime settimane e molte sono state già trasferite altrove in Italia.

A molte delle persone che si trovano a Lampedusa, come verificato dalla delegazione di Amnesty International, non è stata fornita l’assistenza umanitaria di base, come un riparo, cure mediche, stuoie, coperte e accesso a servizi igienico – sanitari. Migliaia continuano a dormire all’aperto.

Il sistema di esame individuale per accertare potenziali bisogni di protezione è al collasso.

“I bisogni individuali di tutte le persone che raggiungono l’Italia devono essere esaminati in modo adeguato. A queste persone dev’essere garantito l’accesso a procedure effettive ed eque di asilo, ciò che non risulta al momento possibile a Lampedusa a causa della situazione caotica” – ha affermato Baldaccini.

Luca