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E anche La7 la salutiamo

Voci molto affidabili (Dagospia) danno per sicura la sostituzione alla direzione del TG di LA7 di Antonello Piroso con Piero Vigorelli.
Quest’ultimo è un fedele berlusconiano e sembra proprio che sia stato il nostro amato premier a volere questo cambiamento.

Quindi anche il TG di La7 diventerà probabilmente inguardabile.
Nel frattempo nella redazione c’è stato uno scontro dovuto alla cancellazione di una inchiesta su Dell’Utri.
L’inchiesta verteva sulla trattativa tra stato e mafia ai tempi delle stragi e sulle amicizie pericolose di Marcello Dell’Utri a tempi della nascita di Forza Italia.
Piroso avrebbe contestato il fatto che nell’inchiesta mancasse proprio un’intervista a Dell’Utri.

Che poi non mi sembra una contestazione proprio campata in aria.
Diamogli del mafioso, ma permettiamogli almeno di dire la sua.

Vedrete che giornalismo d’inchiesta avremo su La7 con l’arrivo di Vigorelli.
A questo punto restano il TG3 e SkyTg24.

Luca

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A telecamere spente

Alessandro Gilioli, autore del blog premiato come miglior blog giornalistico dell’anno, racconta cosa succeda a telecamere spente in un talk show politico ad esempio di La7.

Stamattina sono stato (immagino per l’ultima volta) tra gli ospiti di Omnibus, il bla bla di politica in onda all’alba su La7. Qualche backstage e qualche nota a caldo.

1. Fuori onda, Pierluigi Battista ha scommesso con gli astanti «la sua reputazione» sul fatto che il Lodo Alfano verrà approvato dalla Consulta. Non ho idea di quali fonti abbia Battista, ma curiosamente non ha ripetuto la scommessa in onda. Mi limito ad aggiungere, per chi non lo sapesse, che Battista è uomo piuttosto potente a Roma e con ottime conoscenze nei giri «giusti», diciamo.

2. Sempre fuori onda, Battista ha sostenuto che se il risarcimento di 750 milioni stabilito dal tribunale civile diventasse esecutivo, «Mediaset chiuderebbe». SIngolare tesi, anch’essa stranamente non ripetuta in onda. Intanto perché si parla di Finivest – non di Mediaset – che peraltro ha in cassa liquidità per oltre un miliardo di euro, e poi perché Mondadori in 18 anni di proprietà abusiva del Cavaliere ha fruttato 1,2 miliardi di utili netti, quindi mezzo miliardo in più del risarcimento stabilito. E comunque per non pagare il risarcimento in questione bastava non corrompere il giudice, mi pare.

3. Per aver fatto notare a Battista queste cose in diretta (senza alcun attacco personale nei suoi confronti) l’editorialista del Corriere mi ha detto che io sono «l’Emilio Fede di De Benedetti». E’ la consueta arma dei manganellatori: in assenza di argomentazioni, vai con l’attacco personale, umiliante, all’olio di ricino – sei un servo del tuo padrone. L’idea che uno abbia idea proprie, non insufflate da padroni, neppure li sfiora, forse perché loro non ne hanno mai avute. Comunque, ho chiesto in diretta a Battista di non insultarmi, lui mi ha risposto che “Emilio Fede” non è insulto, io gli ho risposto che invece sì, poi il conduttore ci ha fermati. Mi piacerebbe fare querela (ovviamente non la farò) solo perché un tribunale della Repubblica possa stabilire che “Emilio Fede” è un insulto.

4. Il medesimo Battista, che fuori onda mi dava del tu, in onda mi ha chiesto di dargli del lei. Boh.

5. Tra i presenti, si è discusso venti minuti su quanto era stato sgarbato Di Pietro con Napolitano, e nessuno che avesse un’idea del fatto che lo scudo fiscale estingue reati che prevedevano fino a sei anni di carcere, quindi ha effetti di amnistia, e per fare una legge di amnistia ci vuole una maggioranza qualificata di due terzi del Parlamento, che invece non c’è stata, quindi Napolitano avrebbe avuto ottimi motivi per rinviare la legge alle Camere per un secondo esame. Non mi sembrava un concetto difficile né da capire né da comunicare in tivù, dove invece il centro della discussione è stato il mancato bon ton di Di Pietro.

6. A un certo punto ho fatto capire che a mio avviso, anche per raggiunti limiti d’eta, Napolitano non è più lucidissimo. Mi riferivo peraltro a un video appena mandato in onda, durante il quale era piuttosto evidente un certo obnubilamento. Il conduttore mi ha tirato le orecchie nella pausa, credo che abbia paura del reato di “vilipendio del capo dello Stato”. Non ho vilipeso nessuno, ma in ogni caso vorrei sollevare se possibile La7 da ogni responsabilità prendendomela per intero (io ormai mi sa che me la sono giocata, ma non vorrei che per causa mia non invitassero più a parlare – nemmeno loro – nessun altro di questo giornale).

Luca

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Se magari ci diceste tutto

Nell’Italia Nord-Occidentale è già iniziato lo spin-off televisivo, cioè il passaggio al digitale terrestre, che entro qualche anno prenderà il posto della tv analogica in tutta Italia.
Ci sono state tante polemiche perché il digitale terrestre non arriva ancora in tutte le località interessate dallo spin-off, per cui ci sono persone che sono rimaste senza TV.

Nel frattempo non è chiaro cosa avverrà sul satellite, perché ci sono voci che dicono che lo stesso consorzio stia per proporre un bouquet satellitare alternativo a Sky in cui si vedranno tutti i canali RAI-Mediaset-La7 che sono ora sull’analogico e sul digitale.
Ovviamente ci vorrà un secondo decoder, diverso da quello di Sky e non è chiaro se il tutto sarà a pagamento o meno.

Un paio di settimane fa lessi, tra le lettere scritte a La Stampa, la risposta di uno dei responsabili del consorzio Tivù ad un utente piemontese arrabbiato per non riuscire a ricevere il segnale del digitale terrestre; il responsabile dava rassicurazioni che entro questo giugno sarebbe stato lanciato la nuova offerta satellitare e quindi l’utente avrebbe comunque potuto vedere la TV.

Ovviamente un po’ di chiarezza non guasterebbe, tanto per permettere agli utenti di sapere se vale la pena comprare un decoder od un altro, se sostituire la tv o meno.
Ed aggiungo, se continuare a pagare il canone RAI o meno.

Luca

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In realtà è Beppe che in TV non ci vuole andare

Più passano gli anni e più mi convinco che Beppe Grillo non sia mai stato interessato realmente ad interrompere il suo esilio dalla televisione.
L’episodio avvenuto l’altra sera ad Exit su LA7 secondo me lo dimostra.
Gli hanno dato l’opportunità di intervenire in trasmissione.
Lui interviene, ma fa praticamente un monologo parlando di cose che avevano ben poco a che fare con il tema della trasmissione.
Quando si è stufato prende e se ne va, lasciando di sasso Ilaria D’Amico.

Ora, a parte il fatto che chi lascia di sasso Ilaria D’Amico non può che avere tutta la mia disapprovazione, ma vi sembra normale comportarsi così?
Cioè arrivi, parli di quello che ti pare, non rispettando chi ti ha invitato (e forse pagato), poi prendi e te ne vai senza nemmeno salutare?
Quanto meno sei un cafone.

E poi Ilaria D’Amico.
Avrei capito Bruno Vespa.

Luca

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Prego, si accomodi

Il 19 festeggiamo tutti insieme la fine dell’era Bush.

Su La7 verrà trasmesso W di Oliver Stone.

Ci aiuterà forse a capire come mai un pagliaccio etilista ed ignorante sia stato messo ad interpretare per otto anni il ruolo di imperatore del mondo.

Luca