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Inseguire Grillo, senza essere Grillo

La campagna elettorale delle prossime Elezioni Europee sta tratteggiando l’immagine di un desolante quadro politico.
Del resto lo diciamo sempre ed ogni campagna elettorale sembra essere peggiore della precedente.

Ad influenzare molto il contenuto ed il linguaggio dei nostri politici, sono secondo me intervenuti due fattori preponderanti:

  1. La Crisi, e quindi la voglia di addossare all’Europa la colpa del peggioramento della nostra condizione di vita
  2. Grillo

Sul primo punto, c’è poco da dire. Stiamo tutti un po’ peggio di quanto non stavamo alcuni anni fa. Gli stipendi non crescono, molti di noi hanno contratto debiti per acquistare la casa o la macchina ed i conti non tornano più. La convinzione che sia tutta colpa dell’Europa, ma sarebbe forse meglio dire dell’Euro, si sta diffondendo sempre di più. Essendo una specie di assioma non dimostrabile, visto che non possiamo sapere come sarebbe andata se non avessimo aderito all’Euro, su questo tema l’opinione pubblica può essere facilmente manovrabile e, visto che stiamo tutti peggio, diventa difficile dire che l’Europa sia stata una benedizione.
I commentatori più prudenti provano anche a dimostrare come senza l’Euro, oggi l’Italia sarebbe messa peggio di com’è, ma gli editoriali vengono letti soltanto dagli editorialisti e da una piccola minoranza di persone, per cui il sentimento anti-europeo può dilagare con facilità.
I politici europeisti quindi si trovano a parlare di Europa con mille distinguo, rimarcando l’importanza di aver aderito a quel patto, ma evidenziandone continuamente i punti deboli. Per gli anti-europeisti è fin troppo facile giocare sulle ambiguità degli avversari.

Sul secondo punto, che è Grillo e che è alla fine assai collegato al punto 1 (se non ci fosse la crisi economica Grillo sarebbe tuttora soltanto un comico) sono stati spesi fiumi di inchiostro. La ragione del suo successo è molto facile da individuare, eppure ancora nessuno riesce a spiegarsi come il suo movimento rischi addirittura di vincere le prossime elezioni europee, sfiorando forse il 30% dei consensi.
Inseguire Grillo sulla via populista parrebbe a me un suicidio politico, visto che nessuno riuscirà a giocare meglio di lui su quel campo. Purtroppo mi pare che anche il PD abbia scelto questa strada.
La frettolosa ed irrituale votazione per autorizzare l’arresto di un deputato del PD la settimana scorsa mi è sembrato un segnale lampante di questa nuova via scelta dal Partito Democratico,
L’inseguimento del consenso della piazza è un altro segnale chiaro.

Matteo Renzi non ha avuto ancora molto tempo per realizzare le riforme che aveva promesso e serve a poco dire che era prevedibile, vista la sua scelta di defenestrare Letta e di salire al governo senza un’investitura popolare e quindi senza una maggioranza parlamentare che fosse coerente con le sue idee, ma temo che inseguire Grillo sulla strada della caciara per cercare di riempire le piazze un po’ più di lui, anche a costo di rinunciare ad idee che dovrebbero essere fondanti in un grande partito democratico occidentale, rischi di essere un boomerang per le prossime elezioni europee.

Perché se io devo scegliere tra Grillo ed una sua imitazione un po’ meno estremista, è probabile che scelga di votare comunque per Grillo.
Il PD si sta trasformando in un partito debole con un leader molto forte e se il partito crolla, allora si fa il gioco del populismo.
E su quello non può che vincere Grillo.

A meno che la strategia di Renzi non sia proprio quella di perdere le elezioni europee per innescare una crisi ed andare a nuove elezioni.
Ma c’è il semestre europeo e francamente questa mi sembra una scelta troppo stupida per un uomo intelligente come Renzi.

Luca

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libri

Il meraviglioso buco nero che fu San Patrignano

Ho letto La collina, romanzo scritto da Andrea Delogu insieme ad Andrea Cedrola.

La Collina racconta la storia di Andrea, bambina nata a San Patrignano.
E’ un romanzo, ma è soprattutto un racconto della vita dentro la più famosa comunità di recupero italiana.
Nel libro, San Patrignano è chiamato “La Collina” ed i nomi dei personaggi sono cambiati, ma è di quello che si parla.
Andrea è la figlia di Walter Delogu, autista ed uomo fidatissimo di Muccioli che poi è diventato uno dei suoi principali accusatori.

Perché in molti abbiamo un’idea forse un po’ vaga di ciò che è stato San Patrignano.
Comunità che ha salvato molte persone dalla droga, in anni in cui l’eroina era davvero un dramma sociale, ma lo ha fatto con metodi illegali e degradanti; botte, reclusioni forzate, stupri, umiliazioni pubbliche.
E San Patrignano ha causato tanti lutti, tanti suicidi ed un omicidio accertato, quello di Roberto Maranzano, massacrato di botte e poi portato fino a Napoli dove fu gettato in una discarica per inscenare un omicidio da collegare ad un regolamento di conti camorristico.

Muccioli nasce come una specie di santone, che mostrava in giro delle stimmate che si era autoprocurato sulle mani, e San Patrignano all’inizio è una specie di comunità apostolica, con 12 discepoli. Santone, ma anche guaritore, tanto che distribuiva ai ragazzi un beverone che doveva essere una cura per l’aids ed in realtà gli distruggeva il fegato.

I genitori dei tossici chiedevano a Muccioli di salvare i loro ragazzi dall’eroina e dalla strada.
E lui lo faceva. Ad ogni costo.
Creando un posto accogliente, su una collina, che nei ricordi di Andrea Delogu è ancora un posto magnifico.

Poi c’è tutto un racconto sulla ricchezza di Muccioli, sulla “Reggia” (così la chiamavano) dentro la quale viveva a San Patrignano, sulle macchine di lusso, sui cani e sui cavalli di razza, che se non erano buoni venivano soppressi, sull’orso preso da un circo (anche quello soppresso), sui voti truccati per favorire i politici amici, sulla corruzione dei poliziotti che coprivano le violenze.
E c’erano sopratutto queste, le violenze appunto. Perché era impossibile fuggire da San Patrignano.
Se lo facevi, prima o poi ti riprendevano e ti punivano.

La Collina ha una scrittura un po’ faticosa per i miei gusti, ma la storia è bellissima e ve la consiglio.

Andrea Delogu, che probabilmente avrete già rivisto in tv (io l’ho sentita per anni nei podcast di Macchiaradio), oggi ha 30 anni ed è stata poco tempo fa alle Invasioni Barbariche, dove ha raccontato un po’ della sua storia.

Luca

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politica

I motivi di una delusione

Matteo Renzi mi ha deluso profondamente.
Lo dico dall’alto del mio renzismo della prima ora.

La forma in politica, ma forse anche nella vita, è sostanza.
Il fine non giustifica i mezzi e non conta soltanto fare le cose, ma è importante anche il percorso che ci porta a realizzarle.

Arrivare a fare il primo ministro, non aspettando un’investitura popolare, ma giocando sottobanco con una manovrina di palazzo, smentisce tutto quello che Renzi aveva promesso in questi anni.
La forza del sindaco di Firenze era stata infatti proprio la spinta ad investire in un’idea di Italia schietta, che lavora alla luce del sole, che rifiuta gli inciuci e le scorciatoie, che auspica la vittoria della meritocrazia nella politica e nella società, che si distanzia dai gruppuscoli e dagli interessi particolari.

Tutto questo, Matteo Renzi l’ha smentito in un giorno solo, decidendo di salire al potere spodestando in modo greve Enrico Letta, al quale fino ad un giorno prima aveva promesso fedeltà.

So bene che Renzi era ormai nell’angolo, che si sarebbe probabilmente logorato aspettando una nuova legge elettorale che il parlamento non avrebbe varato e che avrebbe probabilmente incassato una sconfitta alle prossime elezioni europee (l’interpretazione di Francesco Costa è intelligente, ma è secondo me fin troppo benevola).
Se io fossi stato in lui, avrei però proprio aspettato il risultato delle europee.
Allora si, risultati alla mano, che non sarebbero potuti essere che negativi per il PD, avrebbe potuto pretendere un cambio di passo deciso ed avrebbe potuto avvicendare Enrico Letta in maniera più signorile.

Invece no.
Matteo Renzi ha scelto la strada più facile, non quella meno battuta come ha detto lui citando avventatamente una poesia di Robert Frost.
E facendo questo, per me ha sporcato tutto quello che di buono aveva fatto fin qui.
Lo dice benissimo Luca Sofri in un post che condivido dalla prima all’ultima parola.

Ecco, abbiamo pensato che si dovesse cominciare a cambiare tutto questo, in ogni singolo atto, offrendo modelli convincenti e nuovi, con l’obiettivo del bene di tutti e non del male del nemico a costo di affondare tutti, o almeno con quello di “fare bene le cose”. Abbiamo pensato che il mezzo fosse il fine, insomma: e che il percorso sia il traguardo, perché la vita delle persone e delle nazioni è fatta di continui percorsi e rari traguardi figli di quei percorsi.

Per queste ragioni, quello che è successo in questi giorni è di per sé un fallimento, a prescindere dalle illusioni sui suoi risultati futuri. Perché è stato il tradimento di tutto questo e l’adeguamento a tutti i peggiori meccanismi citati: lo smentire quel che si è appena detto, il fregare con trucchi e prepotenze il prossimo, lo scantonamento dai percorsi corretti, la pretesa di decidere per tutti senza averne mandato né consenso, e altre mille ne potremmo aggiungere che abbiamo visto in questi giorni. Il cui risultato è stato portarci di dieci caselle indietro, invece che avanti.

Detto questo, mi auguro che Renzi faccia bene, che riesca davvero a portare aria nuova in questo paese.
Mi auguro che le modalità con le quali ha preso il potere restino la sua unica macchia.

Di certo, per noi renziani della prima ora, il 13 Febbraio 2014 resterà la nostra perdita dell’innocenza.
Tutto quello che verrà, non sarà mai bello come sarebbe potuto essere.

Luca

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politica

Di legge elettorale, preferenze, Renzi, Cuperlo e Berlusconi

Matteo Renzi ha in questo momento una unica priorità.
Fare presto.
Se nei primi 2-3 mesi della sua segreteria, prima delle elezioni europee, non porta a casa qualche risultato, finirà per essere fagocitato dalle sabbie mobili che avvolgono la politica italiana.

Avete tutti gridato a gran voce la necessità di cambiare la legge elettorale.
Sono 20 anni che in TV e sui giornali i commentatori ne parlano.
Ora perfino la Consulta ci ha imposto di cambiarla.
Bene, cambiamo la legge elettorale.

Una legge elettorale rispetto ad un’altra non cambia niente nell’assetto politico.
Niente.
Pure le preferenze, che sono un altro mantra venuto alla ribalta negli ultimi anni, sono uno specchietto per le allodole.
Per essere candidato, bisogna che il tuo partito ti scelga, per cui le liste elettorali sono comunque liste di nominati.
Fingendo poi per un attimo di non conoscere tutte le controindicazioni legate al voto di scambio che le preferenze si portano dietro in un paese di disonesti come il nostro.

Se proprio la legge elettorale dobbiamo cambiarla, e dobbiamo farlo perché ce l’ha ordinato la Consulta, il PD deve trovare degli interlocutori. E Renzi ne ha parlato con Berlusconi che, fino a prova contraria, è stato votato per 20 anni da una gran parte di italiani e controlla una parte significativa del parlamento.
Berlusconi è pregiudicato? Lo sappiamo, ma questo è il paese che ci ritroviamo, dobbiamo prenderne atto.
Del resto, quando abbiamo dovuto farci insieme un governo, non ci siamo stracciati le vesti.
Cuperlo, Fassina e gli altri, in questo mi sono sembrati a dir poco incoerenti.

Chi oggi critica Renzi, ieri ha costruito le larghe intese con Berlusconi, non ha cambiato la legge elettorale in passato e non l’avrebbe cambiata nemmeno a questo giro.
Aspettate un attimo.
Se Renzi riesce a portare in fondo le riforme che ha promesso, allora avrà avuto ragione lui.
Se non ci riesce, avrete avuto ragione voi.
E potrete tornare a promettere di fare grandi riforme, senza far niente per i prossimi venti anni, cosa che avete dimostrato di saper fare in modo mirabile.

Ma aspettate un paio di mesi.
Noi vi abbiamo aspettato per 20 anni.

Luca

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politica

Che ci frega a noi della sentenza della Corte Costituzionale?

Ce ne dovrebbe fregare.
Soprattutto a chi vorrebbe veder fare un passetto in avanti a questo paese.

Lo spiega bene Christian Rocca.

La decisione della Corte Costituzionale di rottamare la legge elettorale e di tornare, di fatto, al proporzionale puro della prima Repubblica è una catastrofe. Una catastrofe. Altro che i declassamenti delle agenzie di rating. Se il Parlamento non cambierà subito il metodo di elezione di deputati e senatori l’Italia diventerà ingovernabile (sì, molto più di adesso). Ma è difficile, anzi improbabile, una modifica. Il proporzionale dell’ingovernabilità conviene a moltissimi: a Grillo, ad Alfano, a Berlusconi, a Casini, a Vendola e al governo Letta. Conviene a chi sa che non potrà vincere le elezioni, ai conservatori di destra e di sinistra, ai tiratori a campare. Avevamo una sola speranza per provare a salvare l’Italia: la leva del voto anticipato in mano a Renzi per costringere nelle prossime settimane il governo a fare subito le riforme. Era una congiunzione astrale irripetibile: o le riforme o il voto anticipato (e probabile governo Renzi). Era un win-win per l’Italia.
Ora Renzi non c’è l’ha più quella leva: l’unico che non può andare al voto con il proporzionale è proprio lui, perché non potrà più vincere (non potrà vincere nessuno) e il suo impatto innovativo sulla politica Italiana si è immediatamente attenuato. Dove non sono riusciti gli ex comunisti, a fermare la spinta modernizzatrice di Renzi, sono invece riusciti i giudici costituzionali (e chissà se ha avuto un ruolo il dottor Sottile Giuliano Amato in questa sentenza politica). Fossi un investitore non sarei ottimista sul futuro del paese. L’unica speranza è che Renzi si inventi qualcosa, non so cosa. Oppure che Enrico Letta rilanci e diventi lui il motore del cambiamento.

Luca