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L’intervento in Siria

Syria Gas
Children, affected by the alleged chemical weapons attack, breathe through oxygen masks in a Damascus suburb, August 21. (Bassam Khabieh/Reuters)

Viviamo ore nelle quali USA, Gran Bretagna ed Israele (loro, nessun altro) decideranno se attaccare la Siria.
Auguriamoci che lo facciano con il mandato dell’ONU, ma anche con quello, la guerra non farà meno male.
E’ che abbiamo menato la minchia a Bush per l’unilateralismo e non possiamo usare due pesi e due misure solo perché Obama è Democratico e ci piace di più.
Le foto dei bimbi addormentati, che però sono morti gassati le avete viste e non è il caso di rivederle.
Basta questo per rendere l’attacco contro la Siria un attacco giusto?
Non ho risposte su niente, figuratevi se la possa avere su questo.

Per questo motivo mi è molto piaciuto un pezzo di George Packer che ho letto sul New Yorker che immagina un dibattito tra due persone, una interventista ed una anti-interventista.

Dopo aver disquisito a lungo, il dibattito si conclude così.

Dobbiamo fare qualcosa questa volta.
Non solo per fare qualcosa.
D’accordo. Non solo per fare qualcosa. Ma potresti farmi un favore?
Quale?
Mentre non stai facendo niente, potresti essere infelice per questo?
Lo sono.

Ecco, non so cosa sia giusto fare, forse non farei niente, ma sono molto infelice.

Luca

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informazione

Odifreddi e Repubblica si dicono addio

Odifreddi ha pubblicato un paio di giorni fa un post antisemita nel suo blog ospitato su Repubblica.it.

Lo trovate ancora nella cache di Google.

Il titolo del post era “10 volte peggio dei nazisti” ed il succo era questo:

In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyau sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore!

Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine.

Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyau e i suoi generali?

Repubblica ha rimosso il post e oggi Odifreddi dichiara di voler interrompere la sua collaborazione con il giornale in nome della libertà.

Non ne sentiremo la mancanza.

Luca

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politica

E poi basta

Christian Rocca ha scritto quello che avrei voluto scrivere io sul viaggio delle spoglie di Vittorio Arrigoni.

Non ho scritto una riga su Vittorio Arrigoni, il militante italiano pro-Hamas ucciso a Gaza. Tantomeno su sua madre Egidia Beretta, sindaco di sinistra di Bulciago. Di fronte alla morte la cosa migliore è stare zitti. Egidia Beretta, come i genitori di Carlo Giuliani e di tutti quelli che hanno perso un figlio, per me può dire tutto quello che vuole e tutto quello che dice è comunque giustificato dal dolore per la scomparsa del figlio.
Mi permetto soltanto di far notare una cosa, visto che Egidia Beretta è anche un rappresentante politico. Egidia Beretta non vuole che il cadavere di suo figlio, ucciso da due miliziani di Hamas, passi per Israele: «Gli israeliani non lo hanno mai avuto in simpatia, lo hanno sempre considerato un soggetto pericoloso e lo avevano anche arrestato e malmenato – ha detto al Corriere oggi – Chi non l’ha mai voluto mio figlio da vivo, non l’avrà neanche da morto».
Sarà anche vero che gli israeliani non hanno mai voluto Arrigoni da vivo. Ma prima o poi Egidia Beretta si dovrà rendere conto che quegli altri l’hanno voluto morto.

Poi dovremo ragionare sui pacifismi, sul diverso modo di intendere la pace, sulla confusione che si fa tra pacifismo e non-violenza, ma non è questo il momento.

Luca

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diritti umani

Senza tetto né legge

flickr
Titolo: Khirbet Tana | Fotografia realizzata da amnesty international italia

I bambini stavano ancora dormendo, quando 30 uomini della polizia e delle forze speciali sono arrivati insieme a tre bulldozer, guidati da impiegati civili. Hanno rapidamente circondato e isolato la zona. Gli addetti alle demolizioni hanno portato fuori solo poche cose dalle abitazioni e non ci hanno permesso di prendere nulla se non, dopo averli supplicati, il computer portatile di nostra figlia Amal, di cui ha bisogno per gli studi universitari.

Amnesty International interviene sulle demolizioni delle case dei palestinesi:

Pertanto chiediamo a Israele di fermare tutte le demolizioni, trasferire alle comunità locali palestinesi la responsabilità delle politiche e dei regolamenti riguardanti i piani edilizi e la costruzione degli alloggi, bloccare la costruzione e l’espansione degli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati, come primo passo verso lo spostamento dei civili israeliani che vivono in quegli insediamenti.

Luca

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diritti umani

Trova l’incongruenza

Nella didascalia della foto che vedete qui sopra si legge:

Giordania, 2 giugno 2010. Un’attivista kuwaitiana arrestata ed espulsa da Israele

Non lo so, ma a me pare che chi non ha a cuore i propri diritti umani possa difficilmente risultare credibile nella difesa di quelli degli altri.

La storia dell’assalto alle navi “pacifiste” è purtroppo, o per fortuna, meno lineare di quanto sembrasse all’inizio.
Sono morte nove persone, e questa è l’unica cosa chiara.
In quella nave c’era gente a cui stava sicuramente a cuore la liberazione della Palestina.
La pace no di sicuro.
La non violenza meno che mai.

Almeno non a tutti.

Luca

Via | Internazionale