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L’ingenuità di chi non vuol vedere il male

Destruction Comes to Aleppo

Francesco Costa ha scritto un commento molto duro e realista sulla questione siriana.

Ve lo consiglio.

Ci aggiungo qualche mia riflessione.
Putin non è diventato pacifista. Assad non è diventato buono.
Il rinvio dell’attacco serve a loro e ad Obama.
Putin farà bella figura, Assad nasconderà quello che vuole nascondere, Obama eviterà un possibile voto contrario del Congresso.

Detto questo, alla fine, gli USA attaccheranno.

Obama non tenterà di favorire una transizione della Siria verso la democrazia.
Siamo arrivati tardi.
Non c’è un’opposizione democratica in Siria.

E quindi, che si fa?
Dice Francesco Costa:

La discussione che dovremmo fare riguarda la soluzione a quel problema: se esiste, e qual è. La cosa più probabile, dicono le persone che meglio conoscono la situazione, è che la soluzione non ci sia. Che il momento giusto per eventualmente dare una mano ai “ribelli buoni”, perdonatemi l’estrema semplificazione, sia stato oltre un anno fa e che oggi quella finestra si sia chiusa: complice anche l’inazione della comunità internazionale e la conclamata inutilità dell’ONU, la rivoluzione laica e democratica siriana è stata sbriciolata dall’esercito di Assad e fagocitata dai gruppi islamisti e da quelli che Domenico Quirico ha definito a metà “tra il banditismo e il fanatismo”.

Leggete il resoconto di Quirico dopo il sequestro, per capire cosa sia diventata la rivoluzione siriana.

E quindi, l’attacco degli USA è, con tutta probabilità, solamente rinviato.

Viste tutte le cose che ci siamo detti, allora l’attacco a cosa servirà?
Servirà unicamente come avvertimento contro Assad.
Perché i gas nervini non si possono usare in guerra.
Chi dice che non siano diversi dalle altre armi è in malafede od ingenuo.
Il gas non lo puoi indirizzare, colpisce a casaccio. Colpisce tutti.
I danni collaterali non sono più nemmeno tali.
Il gas è l’equivalente della bomba atomica ed è potenzialmente altrettanto devastante.

Un solo attacco statunitense su Tokyo, nel marzo del 1945, uccide 100mila persone (la bomba atomica sganciata su Hiroshima qualche mese dopo causerà più o meno lo stesso numero di vittime dirette).

E’ una situazione orribile, il mondo fa schifo, la guerra ancora di più.
Ma le azioni diplomatiche andavano intraprese un anno e mezzo fa.
Ora è tardi.

Si, mi direte, si interviene in Siria perché lo scacchiere mediorientale è cruciale, perché c’è il petrolio e perché c’è Israele, mentre nessuno si muove per fermare le guerre che insanguinano il mondo.
E’ probabile.
Ed è lo stesso motivo per il quale non ricordo digiuni o manifestazioni promosse per il Sudan o il Congo.

Luca

PS. la foto che vedete all’inizio del post la pubblicai quasi un anno fa. E’ un padre che piange suo figlio morto. Ucciso da un’autobomba suicida dei ribelli. Erano cattivi già un anno fa. Così, per dire.

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No alla guerra, anche se la guerra c’è già

Rimango un po’ basito nel leggere dichiarazioni pubbliche e private di persone più o meno famose sul possibile attacco in Siria.

Molti dicono di essere contrari alla guerra.
Del resto, lo siamo tutti, o quasi.
Qui però non stiamo parlando di invadere l’Iraq per rovesciare un regime.
E nemmeno di dichiarare guerra all’Afghanistan perché offre copertura e riparo ai terroristi.

In Siria la guerra c’è già.
Da almeno un anno e mezzo.
Ed ha fatto almeno 100.000 morti e 2 milioni di profughi.

Poi, per carità, accetto tutte le prese di posizione, favorevoli o contrarie.
Ma se dite “No alla guerra!” aspettatevi che qualcuno vi batta su una spalla e vi dica “Amico, la guerra c’è già”.
E forse sarebbe giusto fare qualcosa per fermarla.

Più di un anno fa Amnesty Internationl rese pubblico un rapporto fatto da Donatella Ravera che aveva visitato la Siria.

Ovunque sia andata, ho incontrato persone stravolte che chiedevano perché il mondo stesse a guardare e non facesse nulla. Questa mancanza d’azione da parte della comunità internazionale non fa che incoraggiare ulteriori violazioni. Poiché la situazione continua a peggiorare e il computo delle vittime civili sale di giorno in giorno, la comunità internazionale deve agire per porre fine alla spirale di violenza.

Sarà la paternità ad avermi reso fragile, ma secondo me i bambini morti gassati per mano di Assad varrebbero l’attacco con droni contro postazioni siriane.

siria_gas
Bodies of children whom activists say were killed by gas attack in the Ghouta area, lay on floor in the eastern suburbs of Damascus August 21.(Mohamed Abdullah/Reuters)

E se l’attacco con i droni causasse vittime civili?
Li causerà di sicuro.
Abbiamo finora armato i ribelli, che non sono migliori del regime che combattono. La guerra la stiamo già facendo per interposta persona. Stiamo già facendo vittime civili.
Bisogna scegliere tra un male ed un altro male.
Assad continuerà la strage finché la comunità internazionale non interverrà.

Poi facciamo pure la nostra invocazione contro la guerra, diciamo la nostra preghierina e chi se ne frega.
Ma essere contrari ad un intervento militare contro la Siria non significa essere per la pace.
Significa semplicemente fregarsene del popolo siriano e girare la testa da un’altra parte.

Luca

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diritti umani politica

L’intervento in Siria

Syria Gas
Children, affected by the alleged chemical weapons attack, breathe through oxygen masks in a Damascus suburb, August 21. (Bassam Khabieh/Reuters)

Viviamo ore nelle quali USA, Gran Bretagna ed Israele (loro, nessun altro) decideranno se attaccare la Siria.
Auguriamoci che lo facciano con il mandato dell’ONU, ma anche con quello, la guerra non farà meno male.
E’ che abbiamo menato la minchia a Bush per l’unilateralismo e non possiamo usare due pesi e due misure solo perché Obama è Democratico e ci piace di più.
Le foto dei bimbi addormentati, che però sono morti gassati le avete viste e non è il caso di rivederle.
Basta questo per rendere l’attacco contro la Siria un attacco giusto?
Non ho risposte su niente, figuratevi se la possa avere su questo.

Per questo motivo mi è molto piaciuto un pezzo di George Packer che ho letto sul New Yorker che immagina un dibattito tra due persone, una interventista ed una anti-interventista.

Dopo aver disquisito a lungo, il dibattito si conclude così.

Dobbiamo fare qualcosa questa volta.
Non solo per fare qualcosa.
D’accordo. Non solo per fare qualcosa. Ma potresti farmi un favore?
Quale?
Mentre non stai facendo niente, potresti essere infelice per questo?
Lo sono.

Ecco, non so cosa sia giusto fare, forse non farei niente, ma sono molto infelice.

Luca

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Il video più commovente di sempre

http://www.youtube.com/watch?v=LqPlBy2-abA

Lo si intravede nel video di Google che racchiude i termini più ricercati nel 2012 nel motore di ricerca.

Il marine che torna dalla guerra e vede camminare per la prima volta il figlio disabile di sei anni.
Si invecchia e ci si commuove per queste cose.

Luca

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diritti umani

Non ci sono i buoni

palestina spia

Michele Serra ha scritto la sua Amaca di oggi riflettendo sulle foto giunte dalle Palestina, in cui si vede il cadavere di una sospetta spia trascinato con una moto.

Nella ricca galleria degli orrori di guerra, le immagini dei miliziani di Hamas che trascinano lungo la strada il cadavere di un sospetto delatore, appeso a una fune e trainato da una pattuglia di giovani motociclisti ebbri di entusiasmo, segna un record di ferocia difficile da uguagliare. Atroce in sé, e particolarmente devastante per la causa palestinese. Il pregiudizio anti-arabo si nutre infatti dell’idea che una sorta di inguaribile arcaicità di costumi, di cultura e di organizzazione politica ostacoli l’accesso di quei popoli a ciò che noi chiamiamo “modernità”. Sappiamo, purtroppo, che la condizione della modernità non impedisce a chi se ne fregia di perpetrare violenze e crudeltà inaudite: anche le democrazie bombardano i bambini. Ma quel cadavere trascinato tra le urla di giubilo è come se ci spalancasse sotto i piedi l’abisso di una ferinità che credevamo sepolta in fondo ai secoli, la testa mozza infissa su una picca, il corpo del nemico legato al carro e trascinato nella polvere, lo scempio del cadavere come ricreazione ludica per la soldataglia. Se l’autorità palestinese ha cura delle proprie ragioni e della dignità della sua causa, ne darà certamente segno punendo i colpevoli, che hanno offerto al nemico, già soverchiante per armamenti e per potere politico e militare, una vittoria ottenuta senza sparare un colpo.

Luca

Via | Il Post