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E non ci lasceremo mai

Quella di far mancare il numero legale per far saltare la fiducia ed aprire una possibile crisi di governo, era stata forse l’idea più acuta avuta dall’opposizione negli ultimi tempi.

Era l’unica strada percorribile.
Non era un trucchetto, come dice qualcuno.
La politica è anche una questione tecnica e quelli più bravi sanno come maneggiarla.

Il gioco è fallito perché i radicali sono entrati a votare dopo aver avuto un colloquio con il ministro della giustizia, nel quale lui gli avrà promesso di interessarsi della questione carceraria.
In realtà i radicali volevano conquistare la scena, ed ancora una volta ce l’hanno fatta.

Hanno avuto la scena, ma hanno pure perso la faccia.

Come dicono Francesco Costa e Matteo Bordone rispettivamente:

Oggi i Radicali si sono giocati un pezzo della stima di quelli che li difendono sempre, tipo me.

Resta una certezza. Quando ti si fa chiara in testa, non ti molla più. Ai radicali non interessa niente. Niente. #opencamera

E pure Luca Sofri sul Post:

Ci sono, nel partito Radicale, ancora molte persone stimabili e integre: sarebbe il caso che lo dimostrassero con un giudizio chiaro sulla giornata dei loro compagni alla Camera. Oppure sarà difficile continuare a dire credibilmente tutte quelle solenni cose sulle grandi battaglie radicali.

Luca

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diritti umani politica

Sarebbe bello che, un giorno, Maroni passasse di qui

Andrea Sarubbi, dopo vari tentativi, è riuscito a visitare insieme ad altri parlamentari il CIE di Roma, dove vengono “accolti” gli immigrati clandestini per un tempo massimo di 18 mesi.
C’è chi dice che i CIE siano come delle prigioni.
Non è vero.
Sono molto peggio.

Uno può trovare tutti i sinonimi che vuole, ma io un posto del genere lo chiamo carcere. Un posto, voglio dire, con grate alte una decina di metri, e 27 telecamere che vigilano 24 ore al giorno, e soldati dell’esercito a controllare i monitor, e poliziotti a darsi il cambio con carabinieri e Guardia di Finanza. Anzi, il carcere è un po’ meglio, perché almeno a Rebibbia le cooperative sociali ti fanno lavorare, i volontari ti portano libri, il cappellano ti sta ad ascoltare, e se ti va bene trovi pure un bigliardino per fare una partita ogni tanto. Qui, al Cie di Ponte Galeria, non si può: le stecche del calcio balilla sono di ferro e dunque potenziali armi, i libri sono materiale infiammabile e dunque potenziali torce. E poco conta che le camere non abbiano sbarre alle finestre: le sbarre sono dieci metri più in là, alla fine del cortiletto che divide un complesso dall’altro.

I CIE sono l’ennesimo tributo pagato alla incapacità di governare e di legiferare della nostra classe politica.

C’è gente, fra questi 318, che ha già scontato tre anni di carcere in Italia e che ora attende di essere identificata: che cosa ha fatto, allora, il ministero della Giustizia nei tre anni precedenti? C’è la signora in pigiama che faceva la badante, e che ora – dopo la scadenza del permesso di soggiorno – si trova qui dentro per un problema di documenti. C’è l’ex prostituta, portata qui dalla tratta e finita in questura dopo una retata, mentre suo figlio di due anni è a Napoli da un’amica. Ci sono materassi di gommapiuma e lenzuola di carta velina, tipo quelli delle cuccette sui treni, e pantofole tutte uguali, e panni stesi, e lamette da barba ingoiate per non partire più. Sarebbe bello che, un giorno, Maroni passasse di qui.

Luca

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siena

Pure l’autocombustione a volte ci può stare

L'incendiaria

Non ne so niente, figuratevi se posso sapere chi è il colpevole.
Sono però quei giorni in cui ti chiedi perché in questo paese i magistrati riscuotano così tanto affetto e stima nel popolo.

Non e’ stato monsignor Giuseppe Acampa, economo della diocesi senese ad avere appiccato il fuoco nel locali dell’economato la mattina del 2 aprile del 2006. Questo pomeriggio dopo una lunga serie di udienza la sentenza del giudice Monica Gaggelli lo ha assolto “per non avere commesso il fatto”. Lo ha anche assolto “perche’ il fatto non sussiste” dall’accusa di calunnia dell’allora archivista della curia professor Franco Nardi sul quale si erano indirizzate inizialmente le indagini per poi prendere il esame l’ipotesi di colpevolezza di monsignor Acampa che e’ stato difeso da Giuseppe Mussari, presidente di Banca Montepaschi, che ha accettato di tornare nelle aule del palazzo di giustizia convinto della sua innocenza e da Enrico de Martino.

Luca

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sport

Non fategli vedere le finali NBA di quest’anno

Non mi voglio sbilanciare, ma questa indagine sul calcio scommesse sta prendendo una brutta piega.
Il Procuratore di Napoli o non ha mai visto una partita di calcio oppure sta indagando sul nulla.

Non e’ una Calciopoli bis. Stiamo indagando sull’influenza dei sistemi delle scommesse sulle partite, in particolare su quelle partite che negli ultimi minuti cambiano risultato.

Probabilmente non sa niente di calcio.

Luca

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politica

Pensa cosa faranno ai colleghi giapponesi

Soltanto a me il rinvio a giudizio della Commissione Grandi Rischi per non avere saputo prevedere il terremoto dell’Aquila sembra una cretinata totale?

L’accusa di omicidio colposo riguarda il mancato allarme per il sisma: nei giorni precedenti il disastroso terremoto del 6 aprile 2009 all’Aquila, la commissione si era riunita ma aveva stabilito che non vi fosse la necessità di diffondere segnali di allerta, malgrado diversi fenomeni sismici ripetutamente segnalati dalla popolazione fossero stati interpretati da alcuni esperti come un probabile segnale di un forte sisma imminente.

La magia al servizio della giustizia.

Luca