Categorie
informazione

Good Morning Italia. Non un aggregatore

Cinque bravi giornalisti, Beniamino Pagliaro, Fabrizio Goria, Piero Vietti, Nathania Zevi e David Allegranti, hanno ideato un progetto tanto semplice quanto interessante.
Si chiama Good Morning Italia, ed è una specie di rassegna stampa condensata sulle notizie più importanti della giornata.

Good Morning Italia è pensato per orientare la giornata in un’epoca di abbondanza dell’informazione, in cui essere informati è un elemento chiave di competizione, e in cui il tempo è la risorsa più scarsa e preziosa.

Mi pare una ottima idea.

Luca

Categorie
politica

E ogni anno il pensiero torna a Giovanni Falcone

Nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci, ci riempiamo tutti la bocca con il ricordo di Giovanni Falcone.

Tanti, tra quelli che lo ricordano, furono quelli che lo lasciarono solo, lo infangarono, lo delegittimarono.
Da Leoluca Orlando, che quasi lo accusò di essersi messo da solo la bomba del fallito attentato all’Addaura, fino a Repubblica e L’Unità, giornali per i quali il giudice è in seguito diventato un simbolo.
Guardatevi questa intervista che Corrado Augias gli fece pochi mesi prima della sua morte, nella quale in pratica lo accusa di essersi accomodato al Ministero e di averlo deluso.

Per non lavarsi le coscienze troppo velocemente, vi consiglio di leggere la cosa che ha scritto oggi Filippo Facci che ricorda quanti in quegli anni erano avversari di Falcone.

I vicini di casa, i colleghi magistrati, persino gli amici, poi i giornalisti, persino i mafiosi. Parrà strano, ma dopo tutto questo, e prima della strage di Capaci, Giovanni Falcone era ancora vivo.

Del resto, sempre Facci ricorda cosa scrive Giovanni Brusca di Falcone:

Sono responsabile della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, ho strangolato parecchie persone, ho sciolto i cadaveri nell’acido muriatico, e, prima di farlo, molti li ho carbonizzati su graticole costruite apposta… Il mio risentimento nei confronti di Falcone era identico a quello di tutti gli affiliati a Cosa Nostra: era il primo magistrato, dopo Rocco Chinnici, che era riuscito a metterci seriamente in difficoltà. Era riuscito a entrare dentro Cosa Nostra, sia perché ne capiva le logiche, sia perché aveva trovato le chiavi giuste. Lo odiavamo, lo abbiamo sempre odiato… Prendemmo la decisione iniziale di ucciderlo, per la prima volta, alla fine del 1982.

E, come dice Facci, prima di Capaci, Falcone era ancora vivo.
E tutti, certamente in modo involontario, fecero in modo che Brusca quel tritolo sotto l’autostrada potesse metterlo davvero e quel detonatore potesse farlo esploderlo davvero.
E quando successe, Falcone era ancora vivo.

E dopo le lacrime furono vere, ma tardive.
Giovanni Falcone morì da solo.
Val la pena ricordarlo.

Luca

Categorie
politica

Il finanziamento pubblico di Beppe Grillo

grillo kindle

Non ci sarebbe niente di male o di strano nel fatto che il blog di Beppe Grillo sia pieno di pubblicità di ogni tipo, se non fosse che è il blog del grande moralizzatore della vita e degli affari degli altri.

Ci sarebbe ancor meno di male se alcune pubblicità non fossero leggermente ingannevoli, come ad esempio il caso del banner che vedete qui sopra.
Con la scusa di portare avanti la storica battaglia contro il finanziamento ai giornali, vi propone di acquistare il Kindle, il lettore di ebook di Amazon, prendendo una percentuale sulle vendite passate tramite il suo canale.
Se metti una pubblicità, come quelle di libri o altro, va pure bene, ma se fai soldi grazie ad un’affiliazione con Amazon, nascondendola dietro una delle storiche battaglie del movimento, allora sei un furbetto.

Tutte le pagine dei meetup, luoghi di incontro del Movimento 5 Stelle, hanno i banner di Grillo, quindi tutto il movimento genera dei ricavi per il comico e la Casaleggio. E’ una sorta di finanziamento pubblico.

Che poi in tutto questo non ci sarebbe niente di male o di strano se non parlassimo di Beppe Grillo, il grande moralizzatore.
Perché se è vero che il Movimento 5 Stelle per ora non prende i soldi del finanziamento pubblico ai partiti (ma prima o poi li prenderà), è anche vero che tutti i soldi che Grillo e Casaleggio fanno tramite il blog se li prendono loro.

E allora, sei i partiti sono morti e non devono avere soldi pubblici, Beppe Grillo ci dica quanti soldi fa con il suo blog, voce per voce, banner per banner, libro per libro, e ci dica quanti soldi tiene lui e quanti ne prende la Casaleggio.
Perché la trasparenza deve valere per tutti.
Troppo facile fare l’ispiratore di un movimento, non candidarsi mai e non rischiare mai di dover giustificare i ricavi che il movimento stesso ti aiuta a fare.

I grillini non si arrenderanno mai. Noi neppure.
E che cazzo.

Luca

Categorie
politica

Adriano è meglio che canti

Volevo commentare la prestazione di Celentano ieri sera, uno che dice cose molto integraliste e che chiuderebbe Avvenire e Famiglia Cristiana perché troppo laiche, ma ho letto Mantellini e mi limito a sottoscrivere.

L’invasione di campo delle competenze altrui è stata una costante velenosa di questi ultimi anni: dallo Sgarbi critico d’arte alla Minetti statista, fino al Beppe Grillo politologo, i guasti causati dall’incompetente sul palco non prevedono eccezioni di schieramento (anche se il centro-destra ha fatto della incompetenza assoluta dei nominati una chiara regola di controllo del potere) e non scompariranno da un giorno all’altro. La speranza è che ora, fatto il governo tecnico degli italiani, si facciano gli italiani tecnici che, almeno sui giornali ed in TV, esercitino la decenza minima di parlare delle poche cose che conoscono e tacere su tutte le altre.

Luca

Categorie
politica

I consigli al governo Monti caduti nel vuoto

Le strade sono due.
O si è capaci a comunicare, a rilasciare interviste, a dosare le parole nei talk show, oppure meglio lasciar perdere e non cedere alle lusinghe dei giornalisti.
La Fornero in questo momento è come il difensore scarso di una squadra che gli attaccanti avversari cercano di isolare e di mettere in difficoltà con la speranza di fargli perdere palla.
Non si può rilasciare un’intervista al Corriere titolata Fornero: “Sull’articolo 18 non ci sono totem. E dico sì al contratto unico” e, a distanza di giorni, senza averla mai smentita, dire che si è caduti in una trappola.

Il ministri del governo Monti farebbero bene a rileggersi i consigli che Filippo Sensi scrisse su Europa.
Due in particolare:

5) Bene i tg, centellinare i talk show. Senza avere la pretesa di dettare l’agenda – chimera inarrivabile dentro cui si perde ogni esecutivo – pensare più a comunicare i provvedimenti presi che non ad aprire il dibattito. Farsi rosolare per un paio d’ore sotto i riflettori delle trasmissioni di approfondimento è utile, ma bisogna andarci preparati e a fuoco. Altrimenti meglio i telegiornali, anche retrocedendo dietro a dati che si capiscono, piuttosto che pensare solo a metterci la faccia.
6) Attenzione ai retroscena. La variante a stampa del politichese: il giornalista ti ingolosisce con la polpetta da inserire nella sua pietanza quotidiana, prende l’ansia di esserci, di curvare la linea a proprio vantaggio. È una pia illusione. Leggere tutto, ascoltare, ma non farsi prendere dalla smania di influenzare a mezzo stampa.

C’è poi un’altra possibilità ed è quella che la Fornero abbia voluto tastare il terreno per capire fin dove poteva spingersi, ma onestamente la ministro non mi pare così scafata.

Non vi vogliamo più vedere in TV per almeno un mese.
Fate approvare questa benedetta manovra e poi sparite, please.

Luca