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Adesso inizia la conta

Novembre 2008 è stato il mese dell’esplosione della bolla di Facebook in Italia.
Nel giro di un paio di settimane chiunque si era iscritto al social network e ne era diventato un fan accanito.
Ogni minuto arrivavano inviti, commenti, richieste di amicizia; un inferno, insomma.

Un mese dopo la bolla si è sgonfiata.
Credo che nel giro di un mese o due resterà soltanto il nocciolo duro, quelli che veramente si sono appassionati all’utilizzo di Facebook.

Sarà dopo la tempesta che capiremo veramente a cosa ci può servire Facebook.

Luca

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Twitter venderà cara la pelle

Twitter rifiuta 500 milioni di dollari e non si fa comprare da Facebook che avrebbe pagato tramite le sue azioni che, al momento della quotazione, furono ipervalutate e sono destinate a ridimensionarsi notevolmente.
Pensate che in piena euforia Facebook venne valutato 15 miliardi di dollari.
Oggi sappiamo che ne vale molti meno o almeno nessuno al mondo sarebbe disposto a spendere una cifra del genere.

Non appena rifiutata l’offerta di Facebook, Twitter ha invece acquisito Values of n, con lo scopo primario di accasarsi Rael Dornfest.

Insomma, c’è movimento nel mondo dei social network e notiamo come Twitter rimanga un grande mistero imprenditoriale, visto che nessuno ha capito in che modo i suoi manager intendano guadagnarci.

Al momento l’unica cosa sicura è che Twitter venderà cara la pelle e ci vorrà ben più di un congruo pacchetto di dopate azioni di Facebook per sedurlo.

L’entrata odierna di Rael Dornfest sembra quindi rappresentare anche un atto simbolico con il quale Twitter intende dare un segnale di forza e solidità.

Luca

Via | TechCrunch

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Tu chiamala se vuoi Ambient Awareness

L’altro giorno ho letto un articolo molto interessante su Internazionale.

L’autore è Clive Thompson e l’articolo originale è stato pubblicato sul NY Times Magazine.

Lo segnalo perché affronta una delle questioni più dibattute riguardo lo sviluppo dei social network.
Lo riassumo così: “quanto può migliorare la nostra vita ed il nostro rapporto con gli altri grazie all’utilizzo di strumenti che comunicano al mondo ciò che stiamo facendo momento per momento?”

Tutti voi che vi state appassionando in questi giorni all’utilizzo di Facebook avrete utilizzato quello che viene definito “Aggiornamento di stato”, ovvero un box di testo nel quale, se si vuole, si può scrivere quello che stiamo facendo, cosa stiamo pensando, qual’è il nostro umore.
La stessa cosa la fa Twitter.

Dall’uomo comune questi strumenti vengono visti come aggeggi demoniaci capaci di farvi incontrare persone mostruose o di farvi trovare davanti a casa Gozilla o Jack lo squartatore.
Vi diranno però che il rischio più grosso è quello di vivere soltanto rapporti umani virtuali, di isolarsi dal mondo.
E’ implicito che vi trasformerete in uno sfigato che presto evolverà in un serial killer.

In realtà non è così.

Se usati con intelligenza, questi strumenti vi permetteranno di fare quello che la vita moderna vi impedisce: rimanere aggiornati sulle persone a cui tenete.
Thompson la chiama “Ambient Awareness”, che potremmo considerarla come consapevolezza dell’ambiente nel quale viviamo.

I miei continui aggiornamenti di stato aiutano le persone interessate a me a capire cosa sto facendo, quali sono i miei pensieri. Li aiutano a conoscermi meglio.
A mia volta posso seguire il vissuto di persone che, per motivi logistici, non riesco a frequentare nella misura che vorrei.
Questi micro-aggiornamenti, continui e ripetuti nel tempo mi rendono maggiormente consapevole delle persone che vivono intorno a me.

Nella mia rete di “friends” ci saranno persone a me legate da un rapporto umano autentico, ma anche persone che non conosco personalmente, ma che stimo per la loro attività, le loro idee, la loro vita.

Vi assicuro che sarei felice che i mie amici e le persone a me care usassero questi strumenti, permettendomi di seguire il loro vissuto.

Non c’è niente di strano o di sbagliato.
Preferisco seguire la vita delle altre persone tramite la rete che non seguirla per niente.
Nessuno di noi ha più tempo per coltivare con la giusta calma i rapporti umani.
La rete ci può aiutare.

Anche a questo servono Facebook ed i suoi fratelli.
Imparate a farne un buon uso.

Luca

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Facebook come icona della crisi del web 2.0?

E’ da un po’ di tempo che volevo scrivere qualcosa su quello che ritengo essere un momento di svolta del cosidetto web 2.0.
La polemica giusta innescata da Luca in reazione ai ridicoli articoli del Corriere e della Stampa (per altro copiati da un lancio di agenzia Adnkronos) sul successo che sta avendo in Italia Facebook me ne ha dato l’occasione.

Ho sempre avuto dei dubbi su Facebook.
Non perché sia uno strumento per psicotici repressi, come dicono Corriere e Stampa, ma semplicemente perché mi è sempre sembrato uno strumento inutile.
Mi iscrissi subito, un paio di anni fa, e lo ho sperimentato e mollato più e più volte.
Intendiamoci. Dentro Facebook c’è veramente tanta tecnologia e c’è tanto di più ancora da sviluppare, ma nella mia esperienza continua ad essere uno strumento del quale non so cosa farmene.

In questo, Facebook per me rappresenta l’icona perfetta della crisi del web 2.0.
Siamo ormai talmente saturati da informazioni che è diventato impossibile riuscire a restare dietro ai nostri feed.
Nessuna persona che sia in possesso di un lavoro mediamente impegnativo riuscirebbe a star dietro al flusso di notifiche ed informazioni che provengono da una cinquantina di amici su Facebook.

La parola d’ordine quindi è “Overload Informativo”.
Lo ha spiegato benissimo Stefano qualche giorno fa, indicando quella che è l’unica via di uscita:

Certo è che la domanda finale è sempre una e unica: come si risolve? Facendo l’opportuna selezione tra ciò che ci serve e ciò di cui non abbiamo bisogno: per destreggiarsi in un mondo così complesso non possiamo che migliorare il nostro rapporto con le tecnologie e il nostro grado di consapevolezza nell’uso di questi strumenti.

Il web 2.0 è ormai esploso ed ha raggiunto tutti.
Abbiamo sperimentato, provato, giocato.
Ora non resta che fare una selezione delle cose che ci servono.

Da parte mia, non abbandonerò del.icio.us, i feed rss, i blog, flickr, youtube, anobii.
Facebook per ora rimane in bilico.
Continuerò a provarlo per un po, ma penso che sarò costretto ad abbandonarlo.

Se a voi Facebook non piace proprio, potreste comunque seguire la strada indicata da Paolo:

Non iscrivetevi a Facebook soltanto per vederla, perché non c’è nulla di speciale e probabilmente non ci sarà mai. Serve solo per limitare il rischio che qualcuno metta su Facebook un mio clone.

Che poi, alla fine, l’importante è vivere.
O vi succederà quello che è successo ieri a me.
Sono sceso dal bus ed un mio amico si è fermato con la macchina dicendomi:
“La prossima volta dimmelo, che ti porto io…”
Quello che voleva dire l’ho capito soltanto poco fa, controllando la mia bacheca su facebook.
Il mio amico ci aveva scritto, in risposta ad un mio twit:

se scendi al galluzzo ti raccatto io in macchina!! chiamami sul cellulare che io vengo via dall’ufficio ora!!

Appunto.
Overload informativo.

Luca