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Oltre le procure c’è di più

In piena baraonda giudiziaria, di cui ho scelto di disinteressarmi, perché non sono né avvocato né magistrato e non posso passare il mio tempo a leggere atti giudiziari, la politica va avanti.
Anche la crisi va avanti.
Se avete 10 minuti di tempo sentitevi cosa ha risposto ieri Bersani al governo sui temi della crisi.

Che Bersani non l’ho votato, ma è un uomo concreto che conosce l’economia.
E dimostra che la politica si può ancora fare in parlamento.

E, insomma, se ci fosse lui al posto di Berlusconi forse staremmo tutti un po’ meglio.

Luca

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vivere

Ma che è ‘sta crisi?

Ormai tutti gli esperti di economia che scrivono nei grandi giornali, i vari Ichino, Giavazzi, Boeri, sono concordi.
La crisi arriverà.
Non è questione di mesi, ma di settimane.
Forse di giorni.

Allora uno si chiede: “Ma che succede quando arriva la crisi?”
Che ne so, si vede all’orizzonte una nube nera che ci viene incontro e che ci distruggerà?
E’ forse qualcosa simile al mostro di Lost?

Ragionandoci meglio ho pensato che forse la crisi ha a che vedere con il lavoro.
Nel senso che magari fra qualche giorno ti arriva una lettera dall’ufficio del personale che ti dice di non presentarti più a lavoro la settimana prossima.
Del resto sono ormai tante le aziende nel mondo che stanno facendo licenziamenti in massa.

Ah, scusate.
Mi chiamano dall’ufficio del personale.

Luca

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Si, ma il fondo dov’è?

Forse dipenderà dal fatto che sono un tipo ansioso, ma a me la bocciatura di ieri del piano del governo americano per salvare Wall Street e le banche è sembrato una specie di apocalisse finanziario.

Mi sarei aspettato commenti molto più allarmati ed apocalittici, invece sembra che tutti vogliano rassicurarci.
A me sembra che i cittadini siano trattati un po’ come il malato terminale al quale non si dice che sta per morire.
Il disastro è dietro l’angolo, il ciclone ci sta per colpire, ma nessuno ci dice niente.

Leggere Mario Deaglio che spiega perché l’Europa e l’Italia si salveranno grazie alla loro arretratezza non mi consola.

Mi basta controllare l’andamento del titolo della mia azienda per preoccuparmi.

Qualcuno dice che dobbiamo toccare il fondo per poterci riprendere.
Resta da chiarire quanto dobbiamo ancora scendere.
E quanta zavorra dovrà essere scaricata per permetterci di risalire dal fondo.

Ecco, oggi mi sento zavorra.

Luca

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politica

Povere banche?

Finalmente il nuovo governo si è riunito, partorendo le prime proposte.
La mossa forse più importante è stata quella di abbassare l’importo delle rate dei mutui sulla prima casa.
Tremonti aveva promesso che sarebbero state le banche a dover fare sacrifici.
Non sarà così.

E’ infatti vero che saranno rinegoziati i mutui a tasso variabile, riportando gli interessi a quelli del 2006, ma come compensazione si allungherà la durata del mutuo.
Quindi, rate più basse, ma per più tempo.
Le banche non ci rimettono niente, o quasi.

Dice Mario Deaglio stamattina su La Stampa:

Quest’ultimo provvedimento sarà particolarmente gradito da un’opinione pubblica che è stata indotta a considerare le banche come “nemiche” che si arricchiscono sulle difficoltà altrui, ma i suoi effetti reali nel sostegno dei redditi non possono che essere esigui.

I provvedimenti economici usciti dal Consiglio dei ministri di Napoli paiono quindi tre gradite gocce d’acqua offerte a un assetato che, se fosse possibile, di acqua ne berrebbe a litri. I loro effetti complessivi sui bilanci familiari basteranno probabilmente a compensare i rincari dei carburanti e delle bollette energetiche legati all’attuale choc petrolifero. Devono essere letti soprattutto come una dichiarazione di intenzioni: il programma delineato dal ministro dell’Economia richiede tempi piuttosto lunghi per essere messo a punto in dettaglio e ancor più per produrre effetti veramente rilevanti (se davvero li produrrà, come è bene augurarsi per il Paese, al di là delle preferenze politiche di ciascuno).

Il buon Deaglio converrà che l’opinione pubblica non “è stata indotta a considerare le banche come nemiche”.
I nemici sappiamo riconoscerli benissimo da soli.
Senza induzioni.

Luca

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politica

E se gli anni settanta fossero oggi?

Mentre dal finestrino del pullman cerco di scorgere gli scarsi accumuli nevosi della nottata, mi leggo su Internazionale un articolo tanto interessante quanto inquietante.
Lo ha scritto Loretta Napoleoni e lo ha intitolato: “I nuovi anni settanta“.

L’economista trova delle notevoli similitudini tra la crisi economica di trenta anni fa e quella attuale, soprattutto nella crescita dell’inflazione negli USA e nella ascesa inarrestabile del costo del petrolio.
I prezzi al consumo nel 2007 negli USA sarebbero cresciuti del 6,8 %, anche se ufficialmente l’inflazione viene dichiarata al 3,1 %; l’inflazione infatti tiene conto degli iPod, ma non del costo della benzina, delle case e dei generi alimentari.

Secondo la Napoleoni la soluzione starebbe nell’aumentare i tassi di interesse, ma questo non aiuta la crescita economica ed i governi occidentali sono contrari.
Ma la crescita economica, a causa della crescita dell’inflazione, è già praticamente azzerata e quindi il risultato è quello che viene chiamato stagflazione, un misto di recessione ed inflazione.
Come negli anni settanta, appunto.

Per non essere troppo pessimisti, concludo come conclude il suo articolo la Napoleoni:

Se queste sono le premesse economiche dei nuovi anni settanta non ci resta che sperare nella musica, che almeno ci faccia rivivere i grandi momenti di un decennio indimenticabile sotto molti punti di vista.

Ecco.
E sei i nostri candidati premier ci parlassero di queste cose, invece che perdersi in discussioni inutili?

Luca