Ieri, mentre tornavo verso casa, mi sono ascoltato Focus Economia su Radio 24, condotto dal grandissimo Sebastiano Barisoni, per cercare di capire meglio cosa sta succedendo in questi giorni.
Le questioni sono molto tecniche, ma in pratica credo di aver capito che gli speculatori stanno scommettendo sul fatto che l’Euro possa morire ed attaccano l’Italia che ritengono al momento la più debole tra le economie europee che non sono in crisi conclamata.
Praticamente i grandi gruppi di affari, probabilmente americani ed inglesi, scommettono sul fallimento dell’Italia e, speculando sui nostri titoli, accelerano detto fallimento.
A detta di tutti gli esperti che sono stati citati in radio, il debito dell’Italia non è peggiorato, non ci sono cioè motivi contingenti per questo attacco speculativo e tutti notano come questo attacco sia iniziato il giorno dopo le ultime elezioni amministrative.
Insoma, l’offensiva che la finanza italiana sta subendo in questi giorni, è direttamente figlia dell’instabilità politica e della debolezza del governo.
Perché poi noi ridiamo delle cretinate della Lega, dei ministeri a Milano e delle altre minchiate messe in scena da questo governo in questi mesi, ma la questione è seria.
Mentre ci scandalizziamo del bunga bunga e ci facciamo moralizzatori della vita altrui, la cosa che dovremmo rinfacciare veramente a Berlusconi è di aver lasciato il nostro paese in preda alle tempeste finanziarie che, al momento, non sappiamo dove ci potranno portare.
Più che chiedere a Berlusconi quante volte ha trombato con Ruby, dovremmo chiedergli perché ieri sera non si è presentato in TV a spiegarci cosa sta succedendo e perché nelle borse di tutto il mondo stanno scommettendo sul fallimento dell’Italia.
E magari, insieme a lui, Tremonti avrebbe dovuto spiegare in che modo il nostro governo ha intenzione di proteggere noi, i nostri soldi ed il nostro futuro.
Perché se Tremonti non è in grado di fronteggiare questa crisi, allora sarebbe bene che lo dicesse e che si facesse da parte.
La ricreazione è finita e qui non c’è più niente da ridere.
Luca