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Avevamo tre certezze. Era vera una soltanto

la strada libera

Un minuto prima dello spoglio elettorale avevamo tre certezze.
La prima. Berlusconi avrebbe perso. Ed ha vinto. In modo netto.
La seconda. Il PD avrebbe vinto. Ed ha perso. Pesantemente.
La terza. Grillo avrebbe preso tanti voti. E li ha presi. Ma molti più di quanto chiunque potesse prevedere.
Nessuno onestamente aveva ipotizzato che il Movimento 5 Stelle potesse essere il primo partito in Italia.

Mentre scrivo il PD ha lo 0,37% di vantaggio alla Camera.
Se vince, Bersani dovrà provare, se Napolitano gli darà l’incarico, a costruire una maggioranza in Senato.
E questa maggioranza la può costruire soltanto con il Movimento 5 Stelle.
Mentre farà questo, dovrà dimettersi da segretario, perché il suo fallimento è inequivocabile.

Con Grillo si deve aprire un confronto su alcuni punti su cui sia possibile farlo.
Ovvio, non il referendum per la permanenza nell’euro, ma sulla riforma del parlamento e sul taglio dei privilegi, sicuramente si. E ne potremo trovare altri.
La scelta del prossimo Presidente della Repubblica può essere un altro argomento di dialogo.
Poi rifare una legge elettorale decente (anche se, senza il porcellum a quest’ora anche la Camera non avrebbe una maggioranza) e tornare a votare.
Tutto questo, ammettendo che Grillo accetti il dialogo, altrimenti si va a votare subito.

Pippo Civati, che dovremmo sostenere come prossimo segretario del PD, ci ricorda che al prossimo giro Grillo le elezioni le potrebbe addirittura vincere da solo.

Quanto agli scenari, francamente l’unica cosa che vorrei evitare a me stesso e all’Italia è una grande coalizione che comprenda il Pdl. E le due prospettive sono quelle di un ritorno al voto o un tentativo di formare un governo, che non può non vedere la partecipazione del M5S. Con tutte le incognite che questa soluzione comporta, a cominciare dal fatto che questo dato, politicamente, rafforza il disegno politico di Grillo, che ha sempre detto che avrebbe bloccato il ‘sistema’ per tornare al voto e vincere. E la prima parte della storia è andata proprio così, non ce n’è.

Bisogna saper dare delle risposte a chi, ancora una volta, decidendo chi dover votare, ha girato lo sguardo dal PD.
E provare a dare anche qualche risposta a questo popolo di democratici a cui non ne va mai dritta una e che stasera avrebbe gradito sentire una parola del suo segretario.

Per chi dice che il PD dovrebbe guardare a sinistra, temo che ci sia bisogno del microscopio, perché a sinistra del PD non c’è più niente.

Astenersi per favore dall’invocare Matteo Renzi, che se lo volevate, potevate votarlo alle primarie. Renzi non è scemo, il silenzio di queste ore lo testimonia, ed è impensabile che si suicidi per guidare una barca che affonda.

Ai grillini e ai berlusconiani, che tanto si divertiranno nelle prossime settimane a dirci quanto siamo coglioni noi che votiamo il PD, dico che fate bene, infierite pure, che tanto abbiamo le spalle larghe.
Ma in un paese normalmente occidentale a governare è un partito liberale di destra o un grande partito riformista, magari (!) liberal.
E questo secondo partito sarà il PD.
Ancora non lo è, non lo è stato neanche in questa campagna elettorale, ma lo diventerà.
Magari un giorno ringrazieremo Grillo, chissà.

E buona notte.
Che in ogni caso, la democrazia è comunque e sempre bella.

Luca

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Appello al voto

Votate un po’ come vi pare.
Tanto non mi date mai retta.

Viva la democrazia, comunque.

Luca

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Non venite a rompermi i coglioni a me sulla democrazia

A chi dice che non c’è stata democrazia perchè i voti sono stati pochi io faccio una domanda: quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in Parlamento? Chi ha deciso di quella gente lì? Ve lo dico io: 5 segretari di partito. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente. Abbiamo una battaglia, abbiamo una guerra da qui alle elezioni. Finchè la guerra me la fanno i giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro non ne voglio più. Se c’è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento.
[…]
Chi è dentro il MoVimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del MoVimento va fuori! Va fuori dal MoVimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori.

Eccola, la democrazia di Grillo.

Luca

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I forconi

Matteo Bordone ha scritto una riflessione molto giusta sul Movimento 5 Stelle.
L’annoso problema del granaio, che sarebbe il non potersi stupire se la gente dà addosso a tutti in modo volgare e violento quando per anni li hai educati a pensare che tutto faccia schifo.

Ecco. Qui sta il punto. Il punto non è che ci siano gli imbecilli. Il punto non è che lo strumento sia aperto e che gli imbecilli abbiamo modo di farsi strada nella discussione e contaminarla. Il punto non è che la libertà del mezzo lo esponga alla malafede di qualche idiota che ne mina la capacità di ragionare con civiltà e dialettica democratica. No. Il punto è che la strategia comunicativa di Casaleggio è stata per anni quella di dare forconi e fiaccole ai cittadini del villaggio, caricandoli poi a molla perché si sentissero di dover considerare forconi e fiaccole come il loro strumento più prezioso. L’industria automobilistica li inganna con auto a idrogeno nascoste, quella farmaceutica diffonde vaccini che provocano l’autismo, l’AIDS non esiste ma fa lavorare i biologi e i farmacisti, gli esami per molti tumori servono solo ai rimborsi sanitari, i detersivi sono inutili e i terremoti si potrebbero scoprire in anticipo, se solo si volesse. La tecnica del blog di Grillo gestito da Casaleggio è molto precisa: togliere autorevolezza a tutto ciò che ne ha, costruire un’immagine di mondo governato da poteri forti che hanno dalla loro solo la dote della malafede, e allenare i lettori a brandire con orgoglio i forconi, a urlare quello che sentono nella pancia, a essere indignati, tutti insieme, in gruppo, andiamo a prendere il bastardo, cacciamolo a calci nel culo. Nessuno degli altri ha competenze. Sono tutti degli incapaci, dei cani, degli approfittatori, e lavorano sulla base della disonestà. Perché tutto è facile. Non serve ragionarci sopra. Le cose o fanno schifo o sono giuste. E quando sono giuste in genere sono nostre, oppure sono molto lontane nello spazio e nel tempo.

Non dico che tutto il Movimento 5 Stelle sia fatto così. Ma il blog è quello, serve a quello: smontare ciò che c’era prima, convincere del marcio diffuso ovunque, e poi sostenere che l’unica via d’uscita sia proprio chi legge, quelli col forcone in mano: che loro siano onesti, preparati, bravi, che siano integerrimi e severissimi. Ma il problema, che non riguarda in nessun modo la rete ma riguarda tutte le forme di populismo più o meno virulento, è quello del granaio. Cosa hai stipato nel granaio? Se nel granaio hai accumulato pochi dubbi e tanti forconi, ti farai poche domande e userai la violenza di branco verbale o fisica con trasporto e soddisfazione. E dare modo di accumulare forconi è quello che fa il blog di Grillo da sempre. Questa è la natura profonda dell’appartenenza a quel circolo, non altro. Tant’è che, siccome i forconi sono più divertenti della democrazia, che è fatta di dialogo e dibattiti noiosi estenuanti manco fosse una superpuntata eterna dell’Infedele, finisce che nel caso dei seguaci del blog di Grillo e Casaleggio il problema non è cominciare a decidere, ma smettere di urlare insulti.

Luca

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La democrazia nei paesi arabi

In tanti abbiamo dubbi sull’effettiva svolta democratica dei paesi investiti dalla cosiddetta Primavera Araba.

L’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia getta un’ombra lugubre sul futuro di questi paesi.

In questi momenti bisogna però tenere la mente fredda e provare a non farsi prendere dal disfattismo.
Lo ricorda Daniele Raineri, giornalista del Foglio che ha seguito da vicino quel mondo.

Le transizioni sono lente e dolorose, le cose non cambiano nel giro di un anno.
La svolta democratica in Libia c’è stata, ora auguriamoci che possa proseguire.

Luca