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Le primarie a Siena (reprise)

David Allegranti alcune settimane fa scrisse un pezzo profetico sulla situazione del PD a Siena.
In quel momento Ceccuzzi era ancora il candidato del PD al Comune di Siena, ma i dubbi sull’opportunità di quella candidatura erano già molti.

Il Pd che oggi parla di «eccesso di localismo» dovrebbe spiegare perché di fronte al dossier senese il partito regionale ha sempre detto: be’ quella è la Repubblica autonoma di Siena, vanno lasciati fare; se di localismo si tratta, i primi ad averlo consentito sono proprio quei dirigenti del Pd che hanno preferito non occuparsene per quieto vivere. E anche quelli che oggi si lamentano, come gli oppositori di Ceccuzzi (gli stessi che lo hanno fatto cadere), perché non hanno partecipato alle primarie contro l’ex sindaco? Perché non hanno sfidato l’ex sindaco a viso aperto? Chissà oggi forse i rapporti di forza sarebbero diversi, ma bisogna anche chiedersi perché il Pd senese non abbia trovato alternative interne alla città.

Allegranti faceva anche una proposta.

forse servono davvero le facce nuove, e allora tutti quelli che si lamentano di Ceccuzzi dovrebbero avviare un dibattito interno al Pd, persino acceso, e chiedere nuove primarie. Magari prima che ci pensi qualcuno da Roma sull’onda lunga del botto di Grillo alle elezioni politiche.

Oggi, con i risultati delle elezioni politiche che hanno visto la sconfitta del PD ed il botto del Movimento 5 Stelle, mi pare evidente che un cambio di rotta, e di facce, sia indispensabile.

Senza illusioni, perché a Siena qualcosa cambia solo quando anche l’ultimo avamposto contro il cambiamento è stato abbattuto.
Se il Movimento 5 Stelle di Siena credesse davvero nella possibilità di una svolta e abbandonasse l’idiozia che tanto “Uno vale uno”, presentando un candidato sindaco veramente forte, allora Siena diventerebbe la nuova Parma.
E ci sarebbe da vederne delle belle.

Ma a Siena, i primi ad aver paura del cambiamento, sono proprio i senesi.
Grillini compresi.
I risultati, comunque accettabili del PD alle politiche, testimoniano che sarà durissima trovare veramente una faccia nuova davvero.

Luca

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informazione

Good Morning Italia. Non un aggregatore

Cinque bravi giornalisti, Beniamino Pagliaro, Fabrizio Goria, Piero Vietti, Nathania Zevi e David Allegranti, hanno ideato un progetto tanto semplice quanto interessante.
Si chiama Good Morning Italia, ed è una specie di rassegna stampa condensata sulle notizie più importanti della giornata.

Good Morning Italia è pensato per orientare la giornata in un’epoca di abbondanza dell’informazione, in cui essere informati è un elemento chiave di competizione, e in cui il tempo è la risorsa più scarsa e preziosa.

Mi pare una ottima idea.

Luca

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politica siena

Le primarie dei parlamentari del PD a Siena. L’ennesima occasione persa

Non andrò a votare alle Primarie del PD per la scelta dei Parlamentari.
Un po’ perché sarò fuori città, ma soprattutto perché Siena, come al solito, si conferma reticente a recepire cambiamenti e visioni nuove sul futuro.
Il PD di Siena candida quattro persone che, niente di personale, non hanno niente di nuovo da dire, sono l’ennesima cooptazione di partito.

Vi faccio una brevissima scheda biografica, segnalandovi i loro siti e i loro account sui social.

Susanna Cenni: consigliere comunale a Poggibonsi dal 1985 al 1990. Dal 1997 al 2000, primo presidente dell’ATO 6 dell’Ombrone per la gestione delle risorse idriche.Dal 2000 al 2005 assessore regionale al turismo, commercio, fiere nel primo governo di Claudio Martini. Dal 2005 assessore regionale all’agricoltura, foreste, caccia, pesca e quello alle pari opportunità uomo-donna. Nel 2008 è stata eletta alla camera dei deputati, lasciando quindi l’incarico di assessore regionale. Ha un account Twitter e Facebook, ma usati poco.

Luigi Dallai: ricercatore presso il CNR di Pisa, a naso direi parente (figlio?) dell’ex Preside della Facoltà di Scienze di Siena, è stato giovanissimo consigliere comunale con il PDS, oggi è renziano. Ha una pagina Facebook, ancora niente twitter.

Alessandro Starnini: è stato consigliere comunale a Rapolano, poi Presidente della Provincia di Siena; membro del consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, del consiglio di amministrazione dell’Università di Siena, della Conferenza Stato-Città-Regioni e della presidenza dell’UPI (Unione Province Italiane). E’ membro della direzione regionale del PD. Dopo un paio di mandati come consigliere regionale in Toscana, è attualmente dirigente della CNA. Non ha un sito, né un account Twitter o Facebook.

Paolo Rappuoli: presidente dell’assemblea toscana del PD. Ha un account twitter e una pagina facebook creati ad hoc per questa campagna elettorale.

Di questi quattro, sicuramente sarà scelta Susanna Cenni, visto che è l’unica donna ed il regolamento delle primarie prevede che dei due voti disponibili, uno debba essere dato comunque ad una donna, quindi diciamo che potevano pure evitare di farla passare dalle primarie.
Starnini è l’esempio perfetto dell’uomo di partito che, dopo aver ricoperto qualunque incarico politico, viene mandato in parlamento.

Dallai e Rappuoli sono a me sconosciuti. Renziano il primo, bersaniano il secondo, ma sostanzialmente due uomini di partito sconosciuti al grande pubblico.

Se pure andassi a votare, voterei obbligatoriamente per la Cenni e poi, escludendo Starnini che è invotabile, dovrei scegliere tra due onesti quadri di partito dei quali non so niente.

Era l’occasione per coinvolgere persone della cosiddetta società civile o comunque persone che potessero essere rappresentative per il loro valore, più che per la loro militanza. Ovviamente, il cambiamento, se e quando mai arriverà, a Siena arriverà poi.

Sul capitolo delle primarie per la scelta del candidato sindaco al Comune di Siena, qui il discorso è più complicato, si finisce nella commedia. Il buon David Allegranti qualche giorno fa ha provato a spiegare lo stato delle cose.
Ne riparleremo con calma.

Luca

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politica

Il punto sulla campagna di Renzi

David Allegranti ha fatto una interessantissima intervista a Giuliano Da Empoli, consigliere fidato di Renzi, l’ideologo, potremmo dire, della sua campagna elettorale.

Tra le cose più significative che si leggono nell’intervista c’è l’ammissione di aver probabilmente puntato troppo sulla questione della rottamazione.

Ma puntare troppo sulla rottamazione non è stato un errore? Forse in questo momento c’era bisogno di più rassicurazione.
Retrospettivamente, è così. Ma ex post è tutto facile. Io credo che invece questo Paese avesse bisogno, e lo dimostra il nostro risultato, comunque importante, di una rottura forte. Era un messaggio essenziale, andava dato, ed era nel Dna di questo tentativo. È stato giusto non solo darlo, ma darlo sempre; anzi è stato sbagliato interromperlo. La breve interruzione che c’è stata, a un certo punto, è uno tra i diversi errori che sono stati fatti in questa campagna elettorale. Dopo di che, non siamo riusciti a spiegare e a far condividere il fatto che è molto più pericoloso continuare così piuttosto che imprimere un cambiamento forte. Questo non è passato, o comunque non è passato in misura maggioritaria, ed è la ragione per la quale abbiamo perso.

Giuliano Da Empoli pare anche approvare la scelta di Matteo Renzi di scegliere per il momento un basso profilo.

Lei condivide la nuova linea di Renzi di tornare a fare il sindaco e mettersi “off”?
Assolutamente sì. Anzitutto la palla in questo momento non è nel nostro campo, ma in quello dei vincitori; sono loro a dover prendere delle iniziative. Sarebbe fuori luogo che fosse Renzi a farlo, specie dopo aver ripetuto ossessivamente che in caso di sconfitta non avrebbe accettato premi di consolazione. Accanto a questo, le cose che leggo sui giornali non mi sembrano decisive per il mantenimento del consenso generato con le primarie. Siamo tornati al solito approccio degli ultimi vent’anni: l’aggregazione degli utili idioti. Ma gli innesti in laboratorio non hanno mai funzionato, e non funzioneranno adesso, soprattutto dopo queste primarie.

Viene anche lanciato un segnale alle truppe di assalto che sarebbero poi i comitati nati in supporto alla campagna di Renzi. Il messaggio pare essere quello di starsene buoni, di costruire una rete di dialogo sulla rete, ma per il momento poco di più.

Che fine faranno i comitati renziani?
Si è generato un movimento e io sono convinto che lo spazio politico per questo movimento sarà considerevole e destinato a crescere. Ci sono degli strumenti per farlo vivere. In particolare penso a una cosa strutturata, con comitati, internet (con una rete potenziata rispetto a quel- la della campagna elettorale) e una circolazione di idee, parole d’ordine, dibattiti. Su queste tre gambe può benissimo camminare un movimento che dia continuità all’esperienza delle primarie.

Insomma, ne riparliamo fra un anno.
Luca

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siena

Come sta andando al Monte dei Paschi? E in Comune?

Nel frattempo, in attesa di capire di che morte morirà il Monte dei Paschi, in consiglio comunale se la stanno spassando, con il PD che si spacca e la maggioranza di Ceccuzzi salvata da sei voti di minoranza, compreso quello di Corradi.

David Allegranti racconta la seduta di ieri del consiglio con dovizia di particolari.

Per la prima volta da settimane dopo essersi mandati a quel paese su internet e giornali, i 6 consiglieri del Pd che fanno capo ai fratelli Monaci possono scazzottarsi con il resto del partito nella sala del Consiglio.[…]
Se la maggioranza, o meglio il sindaco Franco Ceccuzzi, chiedeva «discontinuità» alla Fondazione, i sei consiglieri sembrano spingersi oltre e vogliono il ricambio totale della Deputazione amministratrice nonché «significativi tagli» ai compensi degli amministratori, sia ai membri del Cda che a chi sta negli organi della Fondazione. Come a dire: se a noi non è toccato nulla, almeno a voi tocchi molto meno. La rappresaglia dopo le nomine del Monte, insomma, è partita.

Nel frattempo Ceccuzzi scarica definitivamente Mancini, accusandolo di non averlo avvertito che la Fondazione, insomma, non era messa benissimo e che avrebbe perso il controllo sulla Banca.

Ha vinto la sinistra del PD contro la componente della margherita?
Ha vinto Ceccuzzi contro i fratelli Monaci?

Di sicuro non ha vinto Siena e non ha vinto il Monte dei Paschi.

Mi pare che sia sempre più chiaro che qui hanno perso tutti.
Abbiamo.

Luca