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L’emblematico caso del ragazzo con il giaccone beige

Ieri è successo in Italia quello che potremmo definire, con una definizione molto abusata, cortocircuito mediatico.

Su Facebook e su alcuni siti di controinformazione vengono pubblicate alcune foto che vengono esibite come la prova che durante gli scontri a Roma c’era un agente infiltrato che era andato a fare casino per le strade.
E’ il famoso agente dal giaccone beige.

Nel mio piccolo avevo provato a mettere in evidenza come fosse strano che un agente infiltrato si facesse fotografare con le manette e con il manganello di ordinanza e che probabilmente questi accessori erano proprio quelli che erano stati rubati a quel finanziere malmenato che aveva impugnato la pistola per non farsela rubare.

Ancora più strano mi era sembrato che l’agente infiltrato si fosse messo a manganellare i colleghi, perché, voglio dire, magari la sera sarebbe stato difficile giustificarsi con loro.

manifestante attacca

Niente, anche io ero vittima dell’informazione di regime.

I grandi giornali ed i telegiornali riprendono la storia e, quella che fino a poco prima era soltanto un passaparola sul web, privo di prove, diventa realtà.
Non se ne può più discutere.

Poi arriva Francesco Costa del Post che raccoglie testimonianze, analizza le immagini ed i video pubblicati, usa il suo buon senso (particolare fondamentale) e dimostra come l’agente infiltrato col giaccone beige altro non è che un ragazzo minorenne militante dell’estrema sinistra. Dimostra anche come alcune foto ed alcuni video (molto gettonato quello di Curzio Maltese) sono vecchi di anni e si riferiscono ad altre manifestazioni.

Dopo qualche ora, con i loro potenti mezzi, ci arrivano anche le grandi testate e provano a rettificare quella che, per la massa dei frequentatori del web, era ormai diventato un dogma.

Lo strano caso dell’agente infiltrato con il giaccone beige.
La prossima volta che spacciate per vera una storia, aspettate un attimo.
Tanto Francesco Costa è veloce. 🙂

Luca

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politica

Simpatia è la parolina del giorno

Ancora quasi nessuno si capacita di come la Serracchiani abbia potuto rilasciare quell’intervista a Curzio Maltese di Repubblica.
Tralasciando il resto, c’è un passaggio che credo Debora cancellerebbe volentieri:

Perché ha scelto di stare dalla parte di Franceschini?
“Perché è il più simpatico”

Il commento perfetto lo fa Francesco Costa, che è più o meno quello che stiamo pensando in tanti:

Ti fanno la domanda secca e centrale, nell’intervista in cui spieghi il senso della decisione più importante e controversa della tua breve ma entusiasmante carriera politica nazionale. Ci sono almeno due o tre buone risposte possibili, per difendere una scelta legittima, prevedibile e a suo modo anche sensata – e conservare più o meno intatto il seguito avuto finora. Ma tu dai quella risposta lì. Fossi il suo spin doctor, non avrei ancora smesso di prendermi a padellate in testa.

Luca

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politica

L’ossessione dell’identità

Proseguono su Repubblica le interviste di Curzio Maltese ai “giovani” del PD.
Oggi tocca a Maurizio Martina.
Dice cose interessanti e ragionevoli.
Strano che sia del PD.

Bisogna ricominciare dai capannoni.
Quali capannoni?
Quelli costruiti con la legge Tremonti nel Nord Est, una marea di capannoni che va da Novara a Mestre. Tutti vuoti, o quasi. Hanno devastato l’ambiente senza creare ricchezza. E’ un monumento all’incapacità del berlusconismo di governare l’economia.

Qual è secondo lei l’errore più grave del centrosinistra nel Nord?
L’ossessione dell’identità. Questo parlarsi addosso e contro, ex democristiani ed ex comunisti. Ma come, Berlusconi è stato tanto bravo a far dimenticare di essere stato ex qualsiasi cosa, dai socialisti alla P2, e noi qui a menarcela con le eredità del passato, invece di studiare il futuro.

E i possibili punti di forza?
Non c’è dubbio che abbiamo amministrato meglio. Bergamo, Brescia sono diventati modelli di autentico riformismo. Per trovare il riformismo non è che bisogna andare in pellegrinaggio da Blair o da Obama o su Marte, basta considerare quello che i sindaci di centrosinistra hanno saputo realizzare. E magari confrontarlo con il disastro della Moratti a Milano.

Qual è la prima proposta che farà al nuovo segretario?

Un esperimento. Proviamo per due mesi a non rispondere a nessuna delle provocazioni di Berlusconi e a parlare di un solo tema, uno solo, la crisi economica.

Martina è uno dei sette che faranno parte della Segreteria di Franceschini.

Luca