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Piazza Craxi

Io, adolescente all’epoca di Tangentopoli, ho disprezzato il craxismo e soprattutto chi tendeva a giustificare le malefatte socialiste con “il così fan tutti”.
D’altra parte, vedendo parlare in TV Gasparri o Livia Turco, mi viene da pensare che almeno Craxi aveva un suo perché.

Il problema è che, come quasi sempre succede nel nostro paese, non si può discutere serenamente di qualcosa senza per forza doversi schierare.
Quindi, se provi a dire che Craxi forse non è stato proprio il peggior politico che abbiamo avuto in Italia, allora significa che difendi i tangentisti. Se invece ti azzardi a dire che il Partito Socialista era diventato un grande mezzo per dispensare favori ben retribuiti, allora sei un giustizialista e dipietrista.

Luca Sofri ha scritto oggi una cosa che spiega bene questo mio pensiero:

Non sono un esperto di Craxi, ero piuttosto giovane e vivevo in provincia: ho cominciato a capire qualcosa di quel tempo e quel mondo quando si sono sbriciolati e la storia è stata scritta con l’accetta da chi li ha sbriciolati. E sono abbastanza convinto che molti di quelli che giudicano ora quei tempi non ne avessero grande percezione, allora.
Ma c’è una cosa che trovo parimenti stupida e superficiale nelle argomentazioni craxiste e anticraxiste: ed è la pretesa che le colpe morali e legali e politiche non possano aver convissuto con delle visioni riformiste e lucide (cosa che non avviene per esempio con i governi Berlusconi), che il trafficame escluda i buoni progetti e viceversa, che i giudizi non possano essere complessi e le analisi un po’ più approfondite. Si può essere buoni padri e pessimi mariti.
A chi dice che il governo Craxi ebbe delle notevoli illuminazioni politiche, rispondere “non è vero, rubavano”, piuttosto che constatare quelle illuminazioni è da fessi. A chi dice che era un sistema di corrotti e corruttori del tutto consapevoli e responsabili dei disastri che compivano, rispondere “non è vero, era un grande progetto riformista”, piuttosto che ammettere responsabilità e disastri è da fessi.
L’alternativa sarebbe stata discutere e capire le cose, ma ormai è tardi. Magari la prossima volta.

Luca

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libri

Il Di Pietro di Filippo Facci

A me appassionano le contro-storie.
Quelle che raccontano le storie da un altro punto di vista, quello meno popolare.

Domani esce per Mondadori “Di Pietro – La storia vera” scritto da Filippo Facci.
Si parla di Mani Pulite, degli anni delle inchieste, degli avvisi di garanzia e dei suicidi in carcere.
Io che nel 1993 avrei voluto vedere tutti i corrotti ed i corruttori, veri o presunti, in carcere, oggi vorrei saperne di più.

Sulla figura di Di Pietro credo si siano dette tante cose, ma sono convinto che se ne nascondano anche molte altre.
Filippo Facci, nemico giurato di Di Pietro, lavora a questa biografia praticamente da 15 anni.
Il fatto che in rete non si trovi quasi nessuna notizia del libro che esce domani può essere un indice di quanto sia difficile parlar male dell’ex-magistrato di Mani Pulite.

una biografia decisamente non autorizzata che per 528 pagine scava in un passato che lo stesso Di Pietro tende misteriosamente a dissimulare: dai pascoli molisani all’emigrazione in Germania, dalla sorveglianza di armamenti della Nato a una laurea conseguita in soli trentadue mesi, dal ruolo di agente dell’anti-terrorismo a quello di viaggiatore in scenari da spionaggio internazionale, dalla stretta amicizia con una combriccola di potenti al suo averli passati per le manette uno per uno

Su Macchianera sono state pubblicate alcune parti del libro, tra cui il fuori-capitolo nel quale Facci racconta la sua vita di giovane giornalista negli anni di Mani Pulite.

In tutto questo la situazione si era fatta ancora più complicata perché la sede romana dell’«Avanti!» vedeva nella redazione milanese un avamposto craxiano – ciò che era – e man mano che decresceva il potere di Craxi cresceva anche il tentativo di isolarci e di toglierci peso. Io formalmente neppure esistevo: non avrei potuto neanche stare in redazione; il direttore di allora, su cui non esprimo un’opinione perché non ho l’immunità parlamentare, si chiamava Roberto Villetti e ogni tanto telefonava da Roma per sincerarsi che io fossi rimasto a casa o scrivessi comunque da fuori, quando invece in redazione praticamente ci dormivo. A un certo punto, in un periodo in cui peraltro non arrivava più una lira perché le tangenti erano finite – questo l’avrei appreso poi – Villetti prese a togliermi anche la firma dagli articoli: ma neppure sempre, a giorni alterni, quando capitava. Pensai di aggirare l’ostacolo ricorrendo alla doppia firma col mio caporedattore milanese, Stefano Carluccio, un amico: ma a un certo punto il direttore risolse togliendo solo la mia firma e lasciando quella di Carluccio sotto articoli che però avevo scritto io.

Nell’insieme: lavoravo da abusivo per il giornale dei ladri, ero disprezzato dai colleghi e da chiunque in quel periodo sapesse dove scrivevo, completamente gratis, in teoria non potevo neppure entrare in redazione e sotto i miei articoli c’era la firma di un altro.

Però c’era la salute.

Credo che sia un libro che possa valer la pena leggere.
La realtà è sempre più complessa di quanto non sembri a prima vista.

E pensare che Di Pietro possa essere un angelo del paradiso a me pare ingenuo.

Luca

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politica

Er cazzaro

Che Waltere Veltroni potesse essere un po’ cazzaro, ne avevo già il sentore.
Dopo la promessa fatta in tv che avrebbe lasciato la politica per andare in Africa, ne avevamo avuto la conferma.

Ora ne siamo certi.
Il PD non correrà da solo, ma farà una coalizione insieme a Di Pietro.

Ecco.
La cosa buona è che ci togliamo di torno i socialisti, i craxiani, i perseguitati da mani pulite e Christian Rocca (dai Christian, non te la prendere, tanto Veltroni non l’avresti votato lo stesso).
La cosa negativa è che sarà ancora più difficile dar credito alle parole di Waltere.
Con quella retorica melensa io già non lo sopporto più.

Luca

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Il revisionismo su Bettino Craxi

Nei giorni scorsi è stato celebrato l’anniversario della morte di Craxi.
Tra gli italiani ormai sono in molti a credere che lui fosse la vittima e che i giudici del Pool Mani Pulite fossero quelli che avevano torto.

Sarebbe bene ricordare che Craxi è stato un ladro ed un disonesto.
L’ha ammesso per altro pure lui, dicendo semplicemente che come lui facevano tutti.
Come se questo fosse una giustificazione valida.

Per fortuna che c’è qualcuno che è andato a ricordarlo a sua figlia Stefania.
Che non ha reagito molto bene…

Luca

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politica

Silvio ama Vladimir

BerluscaPutin
OK, è vero.
Il segretario del maggior partito della sinistra italiana ha inserito Craxi nel pantheon del prossimo partito democratico.
Ma nessuno dei nostri è ancora andato ad assistere un improbabile incontro di lotta insieme a Putin e ad un famoso attore di film d’azione.
Perlopiù dichiarando che gli scontri di piazza a Mosca e a San Pietroburgo sono stati gonfiati dalla stampa…

Sono piccole consolazioni che ci aiutano ad andare avanti.

Luca

Foto Corriere.it