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Falluja. La strage nascosta.

Alcuni giorni fa, RaiNews24 ha mandato in onda un’inchiesta di Sigfrido Ranucci sulla battaglia che si tenne a Falluja nel Novembre del 2004.
Dalle rivelazioni fatte da alcuni militari americani e dalle ammissioni del Ministero della Difesa Inglese, sembra plausibile che durante l’assedio alla città irachena siano state usate anche armi chimiche. Sicuramente è stato usato l’MK 77, un agente simile al Napalm, ma probabilmente è stato usato anche il Fosforo Bianco, agente che brucia i tessuti organici.
Il risultato è sempre il solito.
Morti su morti.

Ci hanno parlato di guerra in presa diretta.
Ci rendiamo conto sempre più di non aver visto quasi niente di quello che è successo veramente.
In Iraq sono state compiute gravi violazioni dei diritti umani.
Giustificate dal nulla che sta nel cuore di Bush, Blair e Berlusconi.
Niente ha potuto giustificare questa guerra.
E niente può giustificare il benestare dell’Italia.
Ancora oggi.

VIA DALL’IRAQ.

Luca

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diritti umani

Summit ONU. Diritti umani traditi?

Secondo Amnesty International il summit ONU, in corso in questi giorni a New York, potrebbe rappresentare uno schiaffo alla costituzione del Consiglio dei Diritti Umani.
Questo nuovo organo dell’ONU, che dovrebbe poter vigilare sulle condizioni dei diritti umani nel mondo, non è ben visto da tutti quei paesi che ritengono la salvaguardia delle persone come un impedimento alla realizzazione delle loro politiche.

Le pressioni di Cina e Russia, due autentici campioni per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, hanno portato anche USA e Regno Unito ad edulcorare le proposte sulla costituzione di
questo nuovo Consiglio.

La speranza è che l’ONU non faccia la solita figura.
Il mondo ha bisogno di un ONU credibile e con pieni poteri.
E di qualcuno che controlli l’operato dei governi.

Il rispetto dei diritti umani deve diventare la prima priorità.
Vallo a spiegare a Bush, Blair, Berlusconi, Putin, Fidel Castro, …

Luca

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diario politica

Il mio 9/11

Il giorno 11 di Settembre del 2001 rimarrà nei miei ricordi per un bel po’ di tempo.
Non soltanto perché fu il giorno dell’Attacco all’America, ma anche perché in quei giorni mi trovavo a Parigi in luna di miele.
Dopo una settimana trascorsa in Olanda, avevamo preso il treno da Amsterdam ed eravamo arrivati a Parigi.
Il giorno 11, tra le altre cose, andammo a visitare la Torre Eiffel.
Alla fine della discesa, trovammo sotto la Torre l’esercito schierato. “Chissà cosa è successo”, ci chiedemmo. Ma la cosa non ci sconvolse più di tanto, e la giornata continuò in modo spensierato.

Solo al nostro ritorno in albergo, scoprimmo cosa era accaduto.
Accesi la TV, e l’immagine prese forma sulla frequenza della CNN.
Vidi quelle immagini, registrate, di grattacieli in fiamme, e di aerei che ci finivano dentro. Ancora. Ed ancora.
E vedemmo il volo infinito delle persone che si buttavano dalle finestre del WTO.
La differita delle immagini non mi permetteva di capire la cronologia degli eventi.
Soltanto dopo un po’ capimmo cosa era realmente successo.
E rimanemmo sconvolti. Come tutti.

Il primo istinto fu quello di chiamare casa. Perché ti viene naturale sapere come stanno i tuoi cari quando vedi morire le persone. L’essere lontani da casa ci rese malinconici.
La serata trascorse in albergo, a vedere e rivedere quegli aerei che si infilavano nelle torri.

Il giorno dopo lo passammo a visitare il Louvre, con grandi file fuori della piramide a causa dei controlli. Noi entrammo subito, perché avevamo la carta dei musei.

Qualche giorno dopo riprendemmo l’aereo per l’Italia. Io ero terrorizzato. Come sempre.
Perché l’aereo mi fa paura. Un po’ di più in quei giorni.

Tornammo a casa felici di iniziare la nostra nuova vita, nella nostra nuova casa.
Quel 9/11 ci fece sembrare la nostra casa, ancora più casa nostra.

Mai avrei pensato che in nome di quel 9/11 tante e tante morti sarebbero state sacrificate.
Sull’altare della bush-democrazia.

Luca

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cronaca

Michael Moore per l’uragano

Mi è arrivato un messaggio da Michael Moore, il famoso regista di Fahrenheit 9/11, che è un fervido oppositor di Bush.

Oggi sta preparando una nuova offensiva contro il presidente USA, per dimostrare come sia stato incapace di gestire l’emergenza causata dall’uragano Katrina.

Sul momento però, ha deciso di concedere una tregua a Bush, perché adesso è il momento degli aiuti alle vittime del disastro.

Così Michael segnala una serie di iniziative attivate e da lui controllate per soccorrere i poveri abitanti della Louisiana.

Tra le iniziative più belle, quella messa in moto sul sito hurricanehousing.org, nel quale vengono offerte stanze per gli sfollati. Chi ha un letto libero in casa sua si registra sul sito e lo mette a disposizione di chi ha bisogno.

Senza guadagnarci una lira.
Soltanto per dare un tetto a chi ha perso tutto.

Questa è la prova che non tutti gli americani sono degli imperialisti senza scrupoli.
Chi li guida, lo è.
Ma questa è un’altra storia

Luca

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cronaca diritti umani

Il terzo mondo dell’America

Se questo uragano Katrina ha avuto un merito, per così dire, è stato quello di ricordarci che il terzo mondo non è soltanto in Africa o in Sudamerica, ma è anche in tante nostre città.
L’America di Bush non è soltanto quella dei colletti bianchi di Manhattan, è anche quell’esercito di persone che vive nelle periferie delle metropoli.

Sono persone accomunate da una cosa: sono nere, o quantomeno scurotte.
Persone delle quali ci ricordiamo soltanto quando qualcuno di loro commette qualche crimine.

Il terzo mondo dell’America è nero, e non potrebbe non esserlo.

Bisognerebbe che qualcuno ce la facesse vedere quest’America Nera.

Luca